Ernesto Nathan
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Ernesto Nathan (Londra, 5 ottobre 1845 - 9 aprile 1921), politico italiano di origine inglese, sindaco di Roma dal novembre 1907 al dicembre 1913.
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[modifica] L'uomo
Inglese di nascita, cosmopolita, mazziniano, massone dal 1887 e profondamente laico, Ernesto Nathan fu il primo sindaco di Roma estraneo alla classe di proprietari terrieri (nobili e non) che aveva governato la città fino al 1907, anche dopo l’unità d’Italia e la caduta dei papi-re.
Nathan nasce a Londra il 5 ottobre 1845 da Sara Levi e Mayer Moses Nathan, agente di cambio, che muore quando il ragazzo ha quattordici anni. Vive l’adolescenza e la prima giovinezza tra Firenze, Lugano, Milano e la Sardegna, dove viene inviato ad amministrare un cotonificio che però fallisce. L’influenza di Mazzini, amico di famiglia dai tempi londinesi, incide fortemente nella sua formazione e sul suo assetto culturale e politico.
Arriva a Roma a 25 anni, nel 1870, per lavorare come amministratore al mazziniano “La Roma del Popolo”, ma la sua passione è la politica laica, come la intendeva allora la borghesia intellettuale e progressista. Dal 1879 entra nell’ambiente parlamentare della sinistra storica, nello schieramento di Francesco Crispi e nel 1888 prende la cittadinanza italiana.
Nel 1887 era entrato nella Massoneria, diventando nel 1895 Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia.
Vale ricordare qui, almeno di passaggio, che nel XVIII e XIX secolo la massoneria, grazie alla sua ideologia democratica e laica, è stata un potente motore della crescita culturale e politica di quella borghesia del denaro e delle professioni che si stava avviando a diventare classe dirigente, in un’Italia ancora analfabeta al 67% (le femmine al 79%, dato 1871; si dovrà arrivare al 1911 - per le femmine al decennio successivo - perché questa percentuale scenda sotto al 50%).
[modifica] Il sindaco
Nell’aprile 1889 Nathan è eletto consigliere al comune di Roma e poi nominato assessore all’Economato e ai Beni Culturali. Compito non facile, essendo, quelli, anni in cui la nuova capitale ha fame di nuovi edifici privati e pubblici.
All’arrivo dei Savoia, nel 1871, Roma contava 226 mila abitanti, che trent’anni dopo, nel 1900, saranno raddoppiati. In città si costruisce dunque furiosamente, nell’ultimo trentennio del secolo, e non ferma certo i lavori l’affiorare, ad ogni scavo di fondazioni nei nuovi quartieri, di resti dell’immenso patrimonio archeologico interrato.
È in questo clima, benissimo descritto dall’ingegnere archeologo Rodolfo Lanciani, che Nathan viene eletto sindaco nel 1907.
La sua sindacatura, durata fino al 1913, fu gestita con un fortissimo senso, tutto mazziniano, di etica pubblica, ed ebbe come baricentro principalmente due questioni: lo sforzo di governare la gigantesca speculazione edilizia che si era aperta con il trasferimento della capitale a Roma, e un piano vasto e intelligente di istruzione per l’infanzia e di sostegno alla formazione professionale pensati e realizzati in chiave assolutamente laica.
Si approva dunque nel 1909 il primo piano regolatore della città, che definisce le aree da urbanizzare fuori le mura, cercando di dare ordine al costruire in una città dove il 55% delle aree edificabili era in mano a 8 proprietari.
Si avvia anche una politica di opere pubbliche. Come si legge nel sito del comune di Roma [1], “Il cinquantenario dell'Unità d'Italia, nel 1911, fu l'occasione per Roma di avviare un programma urbanistico rinnovatore. Ernesto Nathan, sindaco in quegli anni, sfrutta tutti i finanziamenti possibili per realizzare edifici e opere che diventano i simboli di Roma capitale del regno. Sono inaugurati in quell'anno il Vittoriano, il Palazzo di Giustizia - che i romani battezzano subito il "palazzaccio" -, la passeggiata archeologica (un grande comprensorio di verde pubblico, oltre 40.000 metri quadrati tra l'Aventino e il Celio) e lo stadio Nazionale, l'attuale Flaminio, il primo impianto moderno per manifestazioni sportive.”
Lungo la sindacatura di Nathan si aprono inoltre circa 150 asili comunali per l’infanzia, che fornivano anche la refezione. Un numero più che rispettabile, se si pensa che Roma ha, oggi, non più di 288 scuole materne comunali.
Un aneddoto ormai famoso narra di quando al neoeletto sindaco di Roma venne sottoposta la firma del bilancio. Nathan lo esaminò attentamente e, quando lesse la voce "frattaglie per gatti", chiese spiegazioni al funzionario che gli aveva portato il documento. Egli rispose che si trattava di fondi per il mantenimento di una nutrita colonia felina che serviva a difendere dai topi i documenti custoditi negli uffici e negli archivi capitolini. Nathan prese la penna e cancellò la voce dal bilancio, spiegando al suo esterrefatto interlocutore che d'ora in avanti i gatti del Campidoglio avrebbero dovuto sfamarsi con i roditori che avevano lo scopo di catturare, e che nel caso di topi non dovessero trovarne sarebbe venuto a cessare anche lo scopo della loro presenza. Da questo episodio deriva il detto Nun c'è trippa pe' gatti.
Ernesto Nathan muore nel 1921, a 76 anni.
[modifica] Bibliografia
- Ugolini R., Ernesto Nathan tra idealita' e pragmatismo, Edizioni dell'Ateneo, Roma 2003