Guerra civile irlandese
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Categoria: Storia d'Irlanda |
La Guerra Civile Irlandese (giugno 1922 - aprile 1923) contrappose sostenitori ed oppositori del Trattato Anglo Irlandese. Il Trattato, siglato il 6 dicembre 1921, aveva dato origine allo Stato Libero d'Irlanda, precursore dell'odierna Repubblica d'Irlanda. Gli oppositori lamentavano che il Trattato mantenesse legami costituzionali tra Irlanda e Regno Unito e biasimavano la separazione dell'isola, poiché le sei contee a maggioranza protestante dell'Irlanda del Nord non sarebbero state incluse nello Stato Libero. La guerra civile costò all'Irlanda più vite della Guerra d'indipendenza che l'aveva preceduta e lasciò nella società irlandese una profonda frattura, i cui postumi sono ancora oggi visibili.
Indice |
[modifica] Antefatti della guerra
[modifica] Il Trattato
Il Trattato Anglo Irlandese pose fine alla guerra - combattuta tra il 1919 ed il 1921 - che aveva contrapposto separatisti irlandesi e governo britannico. Il Trattato consentiva la nascita di uno Stato Irlandese indipendente esteso su buona parte dell'isola, dotato di sue forze armate e di polizia (anche se la Royal Navy avrebbe continuato a controllare alcuni porti). D'altronde l'Irish Free State sarebbe rimasto un dominion dell'Impero Britannico, con a capo il monarca inglese. Inoltre, i membri della nuova assemblea legislativa irlandese (Oireachtas) avrebbero dovuto giurare fedeltà non solo alla costituzione dello stato, ma pure al re d'Inghilterra. La repubblica sognata da gran parte degli indipendentisti sembrava così allontanarsi definitivamente.
Le maggiori critiche al Trattato derivavano dal fatto che, pur applicandosi in teoria a tutta l’Irlanda, in concreto ne impediva l'unità.
Infatti, le sei contee a maggioranza protestante dell'Ulster (cui, in base al Government of Ireland Act del 1920, erano stati riconosciuti un governo ed un parlamento autonomi), avevano il diritto di chiamarsi fuori dal Trattato e mantenere lo status loro accordato nel 1920. Poiché nessuno dubitava che questo diritto sarebbe stato esercitato, lo Stato Libero avrebbe compreso soltanto ventisei contee del sud e dell'ovest.
Michael Collins, uno dei principali negoziatori irlandesi del Trattato, sostenne che, se esso non concedeva all'Irlanda la libertà completa, le dava in ogni caso la libertà di raggiungerla. I fatti proveranno che aveva ragione, in quanto lo Stato Libero evolverà verso la sperata repubblica indipendente, ma in quei giorni gli oppositori temettero che il Trattato non avrebbe mai consentito una reale indipendenza irlandese.
[modifica] La frattura all'interno del movimento nazionalista
La frattura all'interno del movimento nazionalista tra favorevoli e contrari al Trattato toccò pure i rapporti personali, dal momento che principali esponenti delle due fazioni erano stati amici ed avevano combattuto insieme la guerra d'indipendenza. Questa commistione tra idee politiche e rancori personali finì per il confronto ancora più aspro.
Michael Collins si convinse che Eamon de Valera, conoscendo l’impossibilità di ottenere maggiori concessioni dal governo britannico, l’aveva mandato ai negoziati per renderlo responsabile degli inevitabili compromessi e far ricadere su di lui la conseguente impopolarità. Collins si sentì tradito, quando de Valera rifiutò di approvare gli accordi da lui raggiunti nelle trattative con David Lloyd George e Winston Churchill.
Il 7 gennaio 1922, il Dáil Eireann (il parlamento della Repubblica irlandese) approvò gli accordi di stretta misura (64 voti contro 57) . Immediatamente de Valera si dimise dalla carica di Presidente della Repubblica e la parte del Sinn Fein contraria al Trattato abbandonò il Dáil. De Valera sostenne che, approvando il Trattato, i parlamentari avevano rotto il loro giuramento di fedeltà verso la Repubblica Irlandese. I contrari al Trattato cercarono, senza successo, di stabilire un proprio governo.
Nel contempo, il governo, sotto la guida di Collins ed Arthur Griffith, iniziò ad organizzare le strutture dello Stato Libero, tra cui una nuova forza di polizia ed un esercito nazionale, che sostituisse l’IRA. Da allora, i sostenitori del Trattato saranno indicati come “Esercito Nazionale” o forze dello Stato Libero. I loro avversari, come IRA o Irregolari. La parte dell’IRA contraria al trattato rivendicava di difendere la Repubblica Irlandese, proclamata durante l’Easter Rising del 1916 e creata dal Primo Dáil, a suo giudizio tradita da coloro che avevano concluso gli accordi con il governo britannico.
Eamon de Valera dichiarò di voler servire come un normale volontario dell’IRA, e lasciò la guida dei repubblicani contrari al Trattato a comandanti militari come Liam Lynch.
[modifica] La guerra
[modifica] I combattimenti a Dublino
Il 13 aprile 1922, militanti contrari al trattato presero possesso delle Four Courts a Dublino. Erano guidati da Rory O’Connor e si proponevano di iniziare un confronto armato con le truppe britanniche, eventualità che avrebbe convinto entrambe le fazioni dell’IRA ad unirsi contro il comune nemico. I sostenitori dello Stato Libero videro però nell’azione un atto sedizioso, che doveva essere represso dalle forze dello Stato irlandese. Ne risultò un’attesa carica di tensione. Michael Collins cercò di convincere gli occupanti delle Courts a ritirarsi, prima che esplodesse la violenza. Di fronte al loro rifiuto e alla minaccia che i britannici intervenissero militarmente, Collins ruppe gli indugi ed ordinò all’artiglieria di bombardare le Courts. Non furono quelli i primi colpi sparati, in quanto si erano già avute scaramucce in diversi luoghi del paese, mentre le truppe britanniche stavano lasciando le loro guarnigioni. Quello fu però il punto di non ritorno, l’inizio di fatto della guerra civile.
Collins aveva accettato la fornitura di pezzi d’artiglieria da parte da parte dei britannici. Questo decise gli scontri alle Four Courts. I rivoltosi, dotati solo di armi leggere, si arresero dopo qualche giorno. Alcuni leader contrari al trattato, come Ernie O’Malley, riuscirono però a sfuggire alla prigionia e continuarono a combattere altrove.
Nel caos dei combattimenti, l’edificio che ospitava gli archivi pubblici irlandesi fu interessato da una grande esplosione. Migliaia di documenti, riguardanti mille anni di storia irlandese, laica e religiosa, furono persi per sempre.
Anche dopo la resa delle Courts, a Dublino si continuò a combattere duramente, fino al 5 giugno, quando reparti dell’IRA contrari al Trattato occuparono O’Connell Street, provocando un’ulteriore settimana di combattimenti per strada. Tra le vittime degli scontri ci fu il leader repubblicano Cathal Brugha.
Sempre in giugno si tennero le elezioni, che sancirono la vittoria dei favorevoli al Trattato. Vennero eletti 58 candidati favorevoli all’accordo, 36 contrari, 17 laburisti e 17 appartenenti ad altre formazioni.
[modifica] Quadro strategico della guerra
La fine dei combattimenti a Dublino lasciò le forze governative saldamente padrone della capitale irlandese, mentre i loro avversari erano dispersi nel paese, soprattutto nel Sud e nell’Ovest.
Sebbene i contrari al trattato avessero un seguito considerevole all’interno dell’IRA, difettavano di una vera e propria struttura di comando, di una chiara strategia e, soprattutto, di armi. Dovettero così adottare dappertutto una strategia difensiva.
Michael Collins ed i suoi ufficiali furono in grado di mettere in piedi una struttura militare in grado di sopraffare gli irregolari sul campo. A dare un grande vantaggio alle forze governative contribuirono anche i rifornimenti britannici di artiglieria, aerei, veicoli blindati, mitragliatrici e munizioni. Alla fine della guerra, l’esercito nazionale comprendeva 55.000 uomini, una cifra enormemente superiore a quella che lo Stato Irlandese avrebbe dovuto mantenere in pace. Collins reclutò gli ufficiali più decisi tra le fila della Dublin Brigade dell’IRA, che aveva comandato durante la guerra d’indipendenza e specialmente tra i componenti della cosiddetta Squad, un gruppo di fuoco che, alle sue dirette dipendenze, aveva compiuto molte “esecuzioni” di agenti segreti britannici, poliziotti ed anche di semplici cittadini, sospettati di collaborazionismo. Prima della fine della guerra, molti di loro saranno coinvolti in diverse atrocità contro gli Irregolari. Al di là dell’arruolamento di molti membri dell’IRA favorevoli al Trattato, il nerbo dell’esercito nazionale fu costituito da irlandesi che, dopo aver combattuto la Prima Guerra Mondiale nell’esercito britannico, si trovavano disoccupati.
[modifica] Lo Stato Libero prende il controllo delle maggiori città
Con la capitale saldamente in mano ai governativi, i combattimenti scoppiarono nel resto del paese. Cork, Limerick e Waterford caddero per breve tempo nelle mani dei ribelli, ma la loro mancanza di preparazione ed armamenti in grado di affrontare una guerra convenzionale fece sì che ben presto le maggiori città fossero riprese dall’esercito regolare senza grandi difficoltà. Il 10 agosto, i governativi ripresero Cork grazie ad un’operazione anfibia. Le vittorie militari dell’esercito nazionale nelle maggiori città segnarono l’inizio di una guerriglia inconcludente, caratterizzata dall’assassinio di molte personalità politiche. Il 22 agosto Michael Collins, capo del governo provvisorio, venne ucciso in un’imboscata vicino alla sua città, Cork. Il presidente dello Stato Libero, Arthur Griffith, era stato vittima di un’emorragia celebrale dieci giorni prima. Il governo dello Stato Libero divenne così responsabilità di William T. Cosgrave, mentre l’esercito passò sotto il comando del generale Richard Mulcahy.
[modifica] Esecuzioni e fine della guerra
L’ultimo periodo della guerra fu caratterizzato da un crescendo di atrocità che lasciò un segno profondo nella politica irlandese. I membri dell’IRA contrari al Trattato iniziarono ad assassinare i membri del Parlamento, a cominciare da Sean Hales. In risposta, il governo dello Stato Libero iniziò a fucilare Irregolari che erano caduti prigionieri. Per l’omicidio di Hales, subirono questa sorte quattro repubblicani (uno per provincia): Rory O’Connor, Liam Mellows ed altri due. In totale, durante la guerra lo Stato Libero condannò a morte 77 Irregolari, compreso lo scrittore e negoziatore del Trattato Robert Erskine Childers. La cifra verrà, nei decenni seguenti, spesso richiamata con acredine dai membri del Fianna Fail nelle polemiche politiche. Inoltre, soprattutto, nella Contea di Kerry, dove la guerriglia era particolarmente aspra, l’esercito regolare inaugurò la pratica di uccidere i nemici caduti prigionieri.
Gli Irregolari non potevano mantenere un’efficace guerriglia, perché la grande maggioranza della popolazione irlandese era contro di loro. Ciò fu confermato dalle elezioni svolte nel 1923, appena dopo la guerra, in cui il partito Cumann na nGaedheal, favorevole allo Stato Libero vinse agevolmente. Anche la Chiesa Cattolica appoggiava lo Stato Libero, ritenendolo unico governo legittimo del paese e si rifiutava di amministrare i Sacramenti agli Irregolari.
La decisione del Governo, la mancanza di armi, l’avversione popolare e la perdita di fiducia dei militanti contrari al Trattato determinarono infine la sconfitta degli Irregolari. Nel maggio 1923, de Valera chiese un cessate il fuoco. Nel frattempo, il comando degli Irregolari ordinò ai suoi combattenti di gettare le armi, piuttosto che arrendersi o continuare una guerra ormai persa.
Molti storici sostengono che la morte di Liam Lynch, repubblicano intransigente, avvenuta nel corso di uno scontro sui monti Knockmealdown nella Contea di Waterford, abbia permesso al più pragmatico Frank Aiken di interrompere una lotta ormai inutile.
Molti militanti irregolari (incluso De Valera), tornati a casa dopo aver gettato le armi, furono arrestati nel corso delle settimane seguenti la fine della guerra.
[modifica] Attacchi ai Lealisti
Anche se il casus belli era stato il Trattato, molti Irregolari videro la loro lotta come prosecuzione della tradizionale causa repubblicana degli “uomini senza proprietà”. Si videro quindi molti attacchi ai proprietari terrieri Lealisti e molte proprietà vennero occupate dai piccoli proprietari. Molti Lealisti avevano aiutato le forze della Corona durante la guerra d’Indipendenza ed il confuso periodo della guerra civile li trasformò in facili bersagli. Rischiavano non solo i proprietari terrieri, ma pure i semplici cittadini sospettati di aver dato un qualsiasi supporto morale ai britannici durante la guerra.
Sebbene gli Irregolari non facessero distinzioni tra sostenitori del governo cattolici e protestanti, lo Stato Libero si adoperò per tutelare questi ultimi e le loro proprietà, soprattutto nella Contea di Louth, dove fu organizzata una forza di polizia con questo specifico compito.
[modifica] Risultati della guerra e sue conseguenze
La guerra civile, benché breve, fu sanguinosa. Costò la vita anche a personaggi di primo piano, come Michael Collins. Entrambi i contendenti compirono atti brutali: gli irregolari assassinarono membri del parlamento ed incendiarono numerosi edifici storici (come il famoso Moore Hall nel Mayo, perché il suo proprietario era diventato senatore). I governativi condannarono a morte molti prigionieri, ufficialmente o clandestinamente. I morti dell’esercito nazionale furono all’incirca 800 ed il totale delle vittime è stimato in 4.000. Le forze Irregolari in ritirata causarono molte distruzioni, per cui l’economia dello Stato Libero subì un duro colpo, proprio nei primi anni della sua esistenza. Dopo la fine della guerra, oltre 12.000 Irregolari furono presi prigionieri e non rilasciati fino al 1924.
Facendo un confronto con altre guerre civili d’inizio secolo (quella di Spagna, o quella russa si deve però concludere che quella irlandese fu meno sanguinosa. La nuova forza di polizia (Gardai) non fu coinvolta nei combattimenti, rendendo esplicita la possibile esistenza in Irlanda di una forza di polizia apolitica e disarmata.
Il fatto che la guerra venne combattuta tra fazioni del movimento indipendentista consentì all’Irlanda del Nord di consolidare le sue strutture di governo. Fu solo dopo la fine della guerra civile, infatti, che i nazionalisti irlandesi iniziarono a considerare azioni armate contro il governo britannico nelle sei contee dell’Ulster.
La politica irlandese è stata a lungo influenzata dalla guerra civile ed ancora oggi i due principali partiti politici sono gli eredi dei due contendenti: il Fianna Fail (originato dagli oppositori del Trattato) ed il Fine Gael (che ha le sue radici tra i favorevoli agli accordi). In aggiunta, fino agli anni settanta, quasi tutti i politici irlandesi più importanti erano stati combattenti della guerra civile, fattore che contribuì a rendere difficili le relazioni tra i due maggiori partiti irlandesi. Ad esempio combatterono in campo repubblicano Eamon De Valera, Todd Andrews e Sean Lemass, in quello dei favorevoli all’accordo William T. Cosgrave, Richard Mulcahy e Kevin O’Higgins.
Quando, negli anni trenta, il Fianna Fail prese il potere per la prima volta, la guerra civile sembrò sul punto di ricominciare, tra l’IRA ed i Blueshirts, sostenitori della Stato Libero. Ciò non accadde e, dagli anni cinquanta, la violenza non fu più un fattore d’influenza sulla politica della Repubblica.
D’altronde, l’IRA continuò ad esistere e fino agli anni ottanta, rivendicò di essere il governo provvisorio della Repubblica irlandese, proclamata nel 1918 ed abrogata dagli accordi del 1921. Alcuni, come Michael McDowell, sostengono che su questo atteggiamento, originato dalla guerra civile, si basi ancora l’ideologia della Provisional IRA.