Leptis Magna
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Bene appartenente al Patrimonio dell'Umanità UNESCO | |
Leptis Magna | |
Dati | |
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Anno inserimento: | 1982 |
Tipologia: | Culturale |
Criterio: | C (i) (ii) (iii) (*) |
In pericolo: | Nessuna indicazione |
Scheda: | Scheda UNESCO |
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Patrimoni in Libia |
Leptis Magna (nelle iscrizioni anche: Lepcis Magna) fu un'antica e influente città della Libia, fiorita prima sotto i Cartaginesi e poi sotto i Romani. La città, che dal 1982 figura nella lista dei Patrimoni dell'Umanità dell'UNESCO, era una delle tre che hanno dato il nome alla Tripolitania.
Indice |
[modifica] Geografia
Le rovine di Leptis Magna sorgono nei pressi dell'attuale Lebda a circa 100 km ad est di Tripoli.
[modifica] Storia
La città venne fondata da coloni fenici intorno al 1100 a.C., anche se non riuscì a diventare una potenza nel Mar Mediterraneo orientale prima del IV secolo a.C.. Leptis venne strappata dai Romani ai Cartaginesi durante la terza guerra punica (146 a.C.) e poi incorporata sotto Tiberio nella provincia Africa.
Durante il dominio romano Leptis, acquisito l'appellativo di "Magna", divenne ben presto una delle principali città romane d'Africa grazie al fiorente commercio marittimo di spezie, schiavi ed animali provenienti dall'Africa subsahariana. Con oltre 100.000 abitanti, la città raggiunse il suo apogeo nel 193, quando Settimio Severo, nativo leptitano, divenne imperatore. Negli anni successivi Settimio Severo fu un munifico propulsore dell'abbellimento della propria città natale, che in quanto a sfarzo giunse a rivaleggiare con Cartagine e Alessandria. Nel 205 Settimio Severo visitò la città, che gli tributò grandi onori.
Nel III secolo la città visse tuttavia un rapido declino a causa dell'inesorabile insabbiamento del porto, che fece drasticamente ridurre la capacità commerciale della metropoli. Già nella metà del IV secolo gran parte di Leptis era abbandonata, e fu durante il regno di Teodosio I che conobbe un'effimera ripresa.
Nel 439 Leptis Magna e le altre città della Tripolitania furono prese dai Vandali e dal loro re Genserico, che si installò a Cartagine. Per dissuadere i leptitani dalla ribellione Genserico dispose lo smantellamento delle mura, scelta rivelatasi fatale quando la città venne saccheggiata dai Berberi nel 523.
Dieci anni dopo (533) la città fu ripresa da Belisario, che sciolse il regno vandalo l'anno successivo. Leptis Magna divenne capitale provinciale dell'Impero Romano d'Oriente, ma non riuscì a risollevarsi dalle distruzioni subite. Al tempo della conquista araba della città, nel 650, Leptis non era altro che l'ombra di sé stessa, completamente abbandonata dai suoi abitanti e abitata solamente da una guarnigione bizantina.
Dopo un secolo di campagne e restauri archeologici il sito di Leptis Magna ha recuperato parte dell'antico splendore e rimane, a pochi metri dalle dune costiere, una struggente testimonianza del passato.
[modifica] Monumenti
L'area archeologica di Leptis Magna è vastissima e comprende, tra l'altro, l'arco di Settimio Severo, le Terme, il Foro Severiano e il Teatro romano. Di recente scoperta (2000) sono alcuni eccezionali mosaici, tra i più pregevoli e meglio conservati al mondo.
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