Picciano
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Picciano | |||
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Stato: | Italia | ||
Regione: | Abruzzo | ||
Provincia: | Pescara | ||
Coordinate: |
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Altitudine: | 153 m s.l.m. | ||
Superficie: | 7 km² | ||
Abitanti: |
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Densità: | 195 ab./km² | ||
Frazioni: | Piccianello, Pagliari, Colletti, Le Piane, Incotte, Casette, Colli, Fontanelle. | ||
Comuni contigui: | Collecorvino, Elice, Loreto Aprutino, Penne, Città Sant'Angelo | ||
CAP: | 65010 | ||
Pref. tel: | 085 | ||
Codice ISTAT: | 068031 | ||
Codice catasto: | G589 | ||
Nome abitanti: | piccianesi | ||
Santo patrono: | San Vincenzo Ferreri | ||
Giorno festivo: | Prima domenica dopo Pasqua | ||
Indice |
[modifica] La Storia
Le prime tracce di Picciano si hanno nel 1049 nella Charta Offersionis con la quale Bernardo, Conte di Penne, dona terreni ed edifici per la costituzione di una abbazia benedettina sul suo territorio. Questo 1049 è la prima attestazione dell’esistenza di un centro abitato chiamato Picciano', terminus ante quem rispetto al quale si può ritenere dunque fondato il paese.
Sul nome Picciano esistono diverse leggende, la più credibile fa risalire il nome alla presenza di un gruppo di pastori dediti al culto della Dea Pithia, il nome dunque risalirebbe se non all’epoca romana al primo periodo del medioevo latino con una variante passante per Piczano come attesta la charta convenientiae che sarà citata più avanti.
1049 dunque, epoca bassomedioevale caratterizzata da notevoli contrasti tra Longobardi e Normanni anche in area vestina e centro di questi scontri sarà proprio l’Abbazia di Santa Maria dalla quale sarà indissolubilmente legata la storia di Picciano.
In un’epoca di signori rurali il potere passava anche attraverso queste chiese private e tra di loro i vari signori facevano a gara di offerte al monastero di S. Clemente a Casauria, sarà solo Bernardo che tra 1051 e 1063, come da charta offersionis del notaio Azzone, donerà più di venti chiese allo stesso Monastero di Picciano da lui creato e guidato in quell’epoca dall’abate Teodemario. Saranno donati mulini sul fiume Fino, chiese, campane, feudi con uomini, donne e bambini al seguito. La donazione passò attraversa la creazione della Chiesa di San Silvestro, che fu dotata di tutti i suddetti beni, che di quei beni fu dotata, e che in blocco fu donata poi a Picciano. Fatto curioso, all’abate di San Silvestro fu imposto inoltre di donare, il giorno dell’Assunta, 24 pizze ed un porco. Da notare che ancor oggi la festa dell’assunta è celebrata a Piccianello, frazione di notevole entità, pur se la chiesa le è dedicata a Picciano.
Tornando alla vicenda delle donazioni fatti intricati legheranno Guglielmo Tascione ( o di Tassone) Alberico abate di S.Maria di Picciano e Benedetto abate dell' Abbazia di San Giovanni in Venere. Nel 1084 ci sarà uno scambio di Chiese: a S. Giovanni in Venere castelli e chiese nel territorio di Ilice, l’attuale Elice, a Picciano la Chiesa di S. Panfilo a Spoltore, con una compenetrazione di possedimenti al limite dell’astrusione. Ci saranno altri scambi ai quali assisteranno da garanti il conte Ruggieri, Roberto di Manoppello, il Vescovo teatino Berardo, Eriberto vescovo di Penne e il priore della Maiella. Sono cambi tuttavia sfavorevoli per Picciano, generati più che altro da motivi spirituali e che verranno annullati alcuni anni dopo.
La charta convenientiae ci attesta le proteste di Alberico confermando nello stesso tempo lo status di Chiesa di comodo di S. Maria di Picciano di cui i vari signori Longobardi e Normanni si servono per le loro lotte private. Resta però che nel 1110 Alberico, nonostante le proteste, verrà eletto abate di S. Clemente a Casauria dove finalmente potrà influire in maniera più incisiva sui vari signori del luogo.
Nel 1122 altre permute: Ruggero Tascione dona a S. Maria di Picciano due feudi del monastero di S. Paterniano girando però a S. Clemente le rendite di S. Panfilo di Spoltore.
Vi saranno molti scambi, molte permute nel tempo di diversa entità e peso: 1139, 1144, 1145, tutti in genere riguardanti il nuovo ruolo dei vescovi, e di quello di Penne in particolare, e la questione delle decime. In quella del 1144 in particolare Berardo abate di Picciano cede temporaneamente al fratello Rainaldo due feudi con i relativi coloni con obbligo di visite e oblazioni in giorni prefissati, e un pranzo a base di pane carne e vino da offrire ai monaci il giorno di S. Egidio.
Successivamente gli abati e i monaci di Picciano si scontreranno vivacemente con i Vescovi Oderisio e Grimaldo, vescovi battaglieri avvezzi a lunghe lotte e difensori del potere papale che tuttavia dovranno cedere al potere normanno che si farà sentire anche con la presenza del re Ruggero II il quale, per mano del giustiziere Oderisio di Paleria, confermerà , nel 1170, le donazioni e i privilegi che Gozzolino di Loreto aveva concesso al monastero di Picciano.
Donazioni di chiese e territori significa anche scambio di uomini, di feudi, di intere famiglie e gruppi sociali che si trovano così a dover lavorare e vivere ora per l’uno ora per l’altro. Sarà gente vittima di una rapsodica brama di potere che nel tempo segnerà il carattere dei luoghi e degli abitanti.
Alterne saranno le vicende dell’abbazia fino al privilegio con il quale Carlo V nel 1517 ne segnerà in pratica il passaggio sotto gli Olivetani de L'Aquila.
Non sono rimaste manifestazioni significative dei periodi tra cinque e fine settecento, segno della graduale perdita di importanza che il luogo pian piano subiva, chiudendo tuttavia i suoi abitanti in una fiera e strenua difesa dei propri valori di indipendenza ed identità culturale.
Con il trasferimento a L'Aquila dell’abbazia e il successivo incendio che l’ha totalmente distrutta la presenza di Picciano nel territorio vestino diminuisce fino a sfumare. I principi Badiali però rimangono al punto che fino al 1945 contadini ed allevatori erano tenuti a pagare una somma annuale alla Parrocchia, la Badia appunto, come contributo per l’uso dei terreni; era il cosiddetto livello, forma di enfiteusi di cui ancora molti terreni sono gravati, risalente appunto al periodo medioevale in cui la Badia di Picciano ottenne case e terreni dai Conti di Penne.
Nel corso del tempo dunque la storia di Picciano è andata cambiando. La sua importanza si è ridotta e l’agricoltura è sostanzialmente rimasta una agricoltura di sostentamento per lunga parte della sua storia. Lo sfruttamento del suo territorio da parte di baroni e possidenti terrieri è testimoniata dal grande numero di masserie e mezzadri presenti su territorio comunale. A fine ottocento si ha una svolta decisiva. La nascita di una fertile tradizione artigianale fa di Picciano il paese dei sarti e dei calzolai con decine di botteghe attive, fisse e ambulanti, un numero elevato di addetti e una presenza tanto forte da rilanciare anche l’urbanizzazione della zona. Il movimento economico generato da quella congiuntura favorevole porta alla fondazione di una fornace che per anni sarà una risorsa per tutti gli abitanti di Picciano, richiamando abitanti dal circondario, creando occupazione e segando con una determinate gli albori dell’era industriale in tutta l’area Vestina. Per tutto il novecento la storia della fornace Patricelli è la storia di picciano. Nei periodi di crisi sarà crisi per il paese, nei periodi positivi sarà occupazione per tutti. L’attività della fornace cambierà anche il volto fisico di Picciano, abbattendo colline e creando aree edificabile e nello stesso tempo fornendo materiali da costruzioni alle 8-10 imprese edili presenti sul territorio anche contemporaneamente. Nel secondo dopoguerra sarà l’unico argine all’emigrazione, sarà fonte di aggiornamento culturale e sociale e la sua chiusura, al principio degli anni ottanta, determinerà l’inizio del declino demografico ed economico che in questi anni raggiunge il suo massimo.
[modifica] Elementi di Cultura
Picciano è stata ed è tuttora una fucina di artisti legati al campo della musica da bande. La banda di Picciano e, per un periodo piuttosto lungo a metà del novecento, la Banda di Piccianello, rappresentavano un punto di riferimento artistico di notevole interesse. Da ricordare al riguardo il Maestro Vermondo Carusi che di questa fioritura musicale è stato uno dei maggiori artefici.
Questa tradizione è oggi portata avanti dal Coro Folkloristico che si fa portavoce della tradizine musicale cantata e dalla Banda Musicale che, dopo una fase di crisi, sembra essere in via di un nuovo consolidamento.
Il Museo delle Tradizioni ed Arti Contadine, MUTAC, museo etnografico, si accolla il compito di mostrare e ricordare la vita delle comunità piccianesi dei secoli scorsi.
[modifica] Le Architetture
La distruzione del monastero, che sorgeva dove adesso è il cimitero comunale, fu un evento tragico non solo dal punto di vista economico-sociale ma anche dal punto di vista artistico. Si perse una grande testimonianza di un’epoca e non solo i monaci ma anche i materiali da costruzione furono dispersi nelle case del paese. Rimangono solo alcune tracce nei bianchi blocchi di pietra della Maiella alla base ella Chiesa di picciano e nei due leoni ai lati del portale della stessa.
Costruita ad inizio ottocento la chiesa di Picciano, dedicata all’Assunta, è a pianta centrale con una facciata richiamante la chiesa veneziana del Redentore di Andrea Palladio, ma anche in alcuni tratti la Chiesa del Gesù a Roma. Costruita in mattoni presenta un campanile lasciato a metà del suo sviluppo, che si richiama a tutta la tradizione di ascendenza romaico normanna che ha i suoi più grandi esempi nelle torri campanarie di S.Giustino a Chieti e dell’Assunta ad Atri e che hanno avuto ampia eco nell’area vestina Simile a quello di picciano pur se completi, se ne possono trovare a Penne, Città Sant'Angelo, Collecorvino e Loreto Aprutino.
La chiesa di Piccianello, coeva, è a navata unica e dedicata a S. Rocco, anch’essa in mattoni a vista, presentava un interno a concezione gesuitica controriformistica malauguratamente distrutta negli anni sessanta. Interessante la facciata, anch’essa a mattoni, ispirata al partendone di Atene stilizzato in quattro lesene che ne slanciano l’esigua struttura.
Il mattone, oltre che delle chiese, è elemento caratterizzante di tutto il centro di Picciano e della vicina Frazione di Piccianello, segno evidente di una forte marca culturale votata alla praticità ma anche alla modularità a al gusto del bello.
[modifica] Evoluzione demografica
Abitanti censiti
[modifica] Immagini
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