Richard Francis Burton
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Richard Francis Burton (19 marzo 1821 - 19 ottobre 1890), console britannico, esploratore, traduttore, e orientalista, nacque a Barham House nel Hertfordshire, figlio di un ufficiale dell'esercito.
Viaggiò da solo e sotto travestimento alla Mecca, tradusse Le mille e una notte e il Kama Sutra, viaggiò con John Hanning Speke alla scoperta dei grandi laghi africani e della sorgente del Nilo, visitò Salt Lake City insieme a Brigham Young, viaggiò in lungo e in largo, e scrisse molto. Fu probabilmente il terzo miglior spadaccino europeo del suo tempo.
Servì come console britannico a Trieste, Damasco e Fernando Poo. Fu nominato cavaliere nel 1886.
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[modifica] Primi anni e educazione
Durante la sua infanzia Burton spese molto del suo tempo con gli zingari e molti videro il suo carattere selvaggio, irritabile e vagabondo come un riflesso di queste prime conoscenze. Egli fu molto amato dai Rom, che lo consideravano uno di loro. Più tardi, da ragazzo, viaggiò molto in Francia e Italia imparando molto delle lingue e dei popoli ma non di disciplina.
Si iscrisse al Trinity College dell'Università di Oxford nell'ottobre 1842, ma la vita universitaria non faceva per lui, e fu espulso per aver sfidato a duello un collega, che, secondo alcuni, aveva deriso i suoi bassi da militare. Tuttavia secondo il suo biografo Fawn Brodie la sua espulsione fu una deliberata violazione delle regole del college (andò a vedere una corsa di cavalli) nella speranza di essere sospeso con la possibilità di reintegro; ma fu invece espulso in modo permanente.
Entrò nell'esercito della Compagnia Inglese delle Indie Orientali, non per essere un soldato, ma per studiare la vita e le lingue orientali. Iniziò a studiare l'Arabo da solo a Oxford e l'Hindustani a Londra. Una volta in India sotto la guida di Charles James Napier, riuscì rapidamente a padroneggiare diverse lingue tra cui il Gujarati, il Marathi, l'Hindustani, e anche il Persiano e l'Arabo. Secondo un conteggio, imparò 29 lingue tra lingue europee, asiatiche e africane e numerosi dialetti, facendo di lui uno straordinario poliglotta.
[modifica] Prime esplorazioni e il viaggio alla Mecca
Fu designato come partecipante ad una spedizione scientifica nella provincia pakistana di Sind, che gli permise di mischiarsi con la popolazione. Nei bazaar veniva frequentemente confuso per nativo della regione, e riuscì ad ingannare anche il suo insegnate di lingua locale, il suo colonnello e i suoi compagni. Le sue esplorazioni nel Sind furono un apprendistato per il pellegrinaggio alla Mecca, e i suoi sette anni in India crearono le premesse per la sua ineguagliata familiarità con la vita e i costumi orientali, specialmente delle classi meno agiate. Le sue indagini sulla prostituzione indiana, sia maschile che femminile, generarono grande scalpore tra i suoi conterranei.
Il pellegrinaggio alla Mecca nel 1853 rese Burton famoso. Fu un viaggio che pianificò quando era ancora confuso sotto travestimento tra i musulmani del Sind, e al quale si preparò meticolosamente studiando e facendo molta pratica, arrivò anche a circoncidersi in modo da diminuire il rischio di essere scoperto.
Il motivo principale del viaggio era sicuramente l'amore per l'avventura, che fu la sua più forte passione, ma era anche un viaggio con scopi di ricerca geografica, e grazie a questo fu finanziato dalla Royal Geographical Society (Società Geografica Reale). Sebbene egli volesse riempiere un vuoto sulle mappe del tempo, l'area era scenario di guerra, e il suo viaggio si limitò alla visita delle città di Medina e la Mecca. Burton non fu il primo europeo a compiere il pellegrinaggio alla Mecca, l'onore spetta a Ludovico di Barthema nel 1503, il suo, però, fu il pellegrinaggio più famoso e meglio documentato.
La principale difficoltà del viaggio consisteva nel riuscire ad ingannare la gente del posto facendo loro credere che egli fosse un nativo di quelle zone, infatti, se le sue reali origini fossero state scoperte, avrebbe sicuramente perso la vita, in quanto non era permesso ai non musulmani di entrare nel santuario. All'uopo si camuffò da Pashtun, in modo da poter giustificare eventuali difetti di pronuncia, tuttavia rimaneva da dimostrare di poter comprendere gli intricati rituali islamici e di avere familiarità con i dettagli delle modi di fare orientali.
Il viaggio è raccontato nel libro Il pellegrinaggio a Medina e la Mecca del 1855.
[modifica] Esplorazione della Somalia
Il successivo viaggio di Burton fu l'esplorazione dell'entroterra somalo, al quale le autorità britanniche erano interessate per proteggere il commercio nel mar Rosso. Fu assistito dal capitano John Hanning Speke e altri due giovani ufficiali, ma portò a termine da solo la parte più difficile del viaggio, l'esplorazione di Harrar, la capitale della Somalia, che nessun europeo aveva mai raggiunto. Burton scomparve nel deserto e se ne persero le tracce per quattro mesi. Quando riapparve, si seppe che riuscì ad arrivare ad Harran e a parlare con il Re, rimase nella città per dieci giorni scampando a pericoli mortali, per poi fuggire attraverso il deserto, quasi senza acqua e cibo, continuamente attaccato dai somali.
Nonostante questa esperienza, ripartì nuovamente, ma ci fu un conflitto con le tribù locali, nel quale uno dei suoi giovani ufficiali fu ucciso. Speke fu ferito gravemente, e Burton ricevette un colpo di giavellotto tra le mascelle. Il suo libro Primi passi nell'Africa orientale (1856), nel quale descrive queste avventure, è considerato uno dei suoi libri più emozionanti e caratteristici, pieno di insegnamenti, osservazioni e humor.
[modifica] La sorgente del Nilo
Nel 1856 tornò in Africa, mandato dal Foreign Office (Ministero degli Esteri Inglese) e dal Royal Geographical Society, alla ricerca della sorgente sconosciuta del Nilo. Fu di nuovo affiancato da Speke e insieme esplorarono la regione dei laghi dell'Africa equatoriale. Trovarono il lago Tanganica nel febbraio 1858. Burton si ammalò e Speke continuò l'esplorazione seguendo le indicazioni fornite da Burton, e trovando infine il grande lago Vittoria. La scoperta dei laghi sotto la direzione di Burton portò a ulteriori esplorazioni da parte di Speke, James Augustus Grant, Samuel Baker, David Livingstone e Henry Morton Stanley.
I rapporti di Burton alla Royal Geographical Society, unitamente al suo libro La regione dei laghi dell'Africa equatoriale (1860), divennero gli antesignani della letteratura sull'Africa nera e, assieme alle altre esplorazioni che ne seguirono, portarono al dominio della colonizzazione britannica su gran parte del continente.
[modifica] Servizio diplomatico e traduzioni
Nel 1861 entrò a far parte del Ministero degli Esteri come console a Fernando Poo, la moderna isola di Bioko nella Guinea equatoriale, e successivamente nelle città di Santos, Damasco e Trieste. Scrisse un libro per ogn'una di queste località. Il suo soggiorno a Santos portò a un libro sugli altopiani brasiliani, metre il suo servizio a Damasco portò al libro Siria inesplorata del 1872. Il consolato a Damasco era un posto ideale per lui, ma la sua natura litigiosa portò a un trasferimento a Trieste. All'inizio fu amaramente deluso da questo trasferimento, ma poi iniziò ad apprezzare la città tanto da viverci per gli ultimi diciotto anni della sua vita. Qui scrisse un libro sulle Terme Romane di Monfalcone.
I suoi numerosi libri di questo periodo sono pieni di fatti e divagazioni sarcastiche contro i suoi nemici, ma ebbero poco successo di pubblico.
Nel 1863 Burton cofondò l'Anthropological Society of London (Società Antropologica di Londra) insieme al Dottor James Hunt. Nelle stesse parole di Burton, l'obbiettivo della società, attraverso la pubblicazione del periodico Antropologia, era "di fornire ai viaggatori un supporto che avrebbe salvato le loro osservazioni dall'oblio del manoscritto e stampato le loro curiose informazioni sui temi sociali e sessuali". Il 5 febbraio 1886 fu nominato cavaliere dell'Ordine di S. Michele e S. Giorgio dalla Regina Vittoria.
Il suo libro di gran lunga più celebrato è la traduzione de Le notti arabe, pubblicato in sedici volumi dal 1885 al 1888 con il suo titolo di Le mille e una notte. Si dice sia stato scritto nel borgo carsico di Opicina, alle spalle di Trieste. Monumento ai suoi studi arabi e alla sua enciclopedica conoscenza dell'oriente, questa traduzione fu il suo più grande traguardo. La sua traduzione è stata criticata, ma essa rivela una profonda conoscenza della lingua e dei costumi dei musulmani, non solo dell'idioma classico ma anche del gergo volgare, non solo la loro filosofia, ma anche delle loro vite sessuali segrete. La sua traduzione de Il giardino profumato fu bruciata dalla sua vedova, Isabel Arundel Gordon, perché considerata pornografica, e che per tanto avrebbe potuto nuocere alla sua reputazione.
La sua vedova scrisse una biografia di suo marito che è una testimonianza di una vita di devozione. Tuttavia ne bruciò la collezione quarantennale di diari e giornali, con la paura che le rivelazioni pubbliche delle bizzarre pratiche sessuali a cui fu interessato per tutta la vita potessero portare a voci malevole circa le sue inclinazioni personali. Come è scritto nell'edizione del 1997 dell'Enciclopedia Britannica, "la perdita per la storia e l'antropologia fu monumentale; la perdita per i biografi di Burton, irreparabile".