AFRICA/ZIMBABWE – Anche i vescovi dello Zimbabwe come quelli nigeriani avvertono che la povertà è in aumento nel loro Paese

Harare – Un’altra Conferenza Episcopale in Africa lancia un grido di allarme sulle politiche economiche adottate dal governo che aggravano le condizioni di povertà nella quale vive la maggior parte della popolazione. I vescovi dello Zimbabwe come quelli della Nigeria affermano che “la decisione del governo di aumentare le tasse mentre gli ordinari cittadini fanno fatica a permettersi un pasto al giorno ha peggiorato le condizioni delle famiglie”.
“Per la maggior parte delle persone anziane e dei poveri in particolare, è diventato incredibilmente costoso vivere. I prodotti di base sono sempre più costosi”.
Le contestate elezioni dell’agosto 2023 hanno bloccato il sistema politico al punto che secondo i vescovi “molte persone temono che si stia andando verso uno Stato a partito unico, con la democrazia che muore lentamente”.
“In conseguenza della cattiva politica, del disastrato sistema economico e dei loro devastanti effetti, molte persone cadono nella disperazione” afferma il messaggio. I vescovi invitano a non cadere nella tentazione della disperazione ma innanzitutto di pregare. “La preghiera – sottolineano- non è una via di fuga. È un modo per trovare le soluzioni alle sfide di cui siamo alle prese nel nostro mondo e nel nostro Paese”.
Soluzioni fondate prima ancora che sull’intelligenza sulla saggezza ispirata dallo Spirito di Dio. Il messaggio invita quindi ad approfittare del tempo quaresimale per accrescere la preghiera e il rapporto con Dio affinché “in un Paese e in un mondo disperati, come cristiani, possiamo diventare fari di speranza”.
Nonostante una buona ripresa dell’economia del Paese registrata nel 2021 e 2022, tassi di povertà, vulnerabilità e insicurezza alimentare rimangono elevati.
L’aumento delle turbolenze globali e le interruzioni della catena di approvvigionamento hanno contribuito all’aumento dei prezzi dell’energia e dei prodotti alimentari, nonché a un’elevata inflazione. Le interruzioni della catena di approvvigionamento durante la pandemia di COVID-19, insieme alla guerra in Ucraina, hanno accresciuto l’inflazione. Spinti dagli impatti della guerra in Ucraina, nel 2021, i prezzi dell’energia sono aumentati dell’80%, mentre i prezzi dei prodotti alimentari sono aumentati di oltre il 30%. Allo stesso modo, nel 2022, i prezzi dell’energia sono aumentati del 60%, mentre i prezzi dei prodotti alimentari sono aumentati di un altro 18%.
Lo Zimbabwe rimane in difficoltà debitoria e, sebbene l’indebitamento sia limitato, il debito pubblico ha continuato ad aumentare, a causa degli arretrati esterni e del debito pregresso.

ASIA/CAMBOGIA  – Un ‘Anno della preghiera’ per le comunità cattoliche cambogiane: “come Gesù, come Maria, come i Magi”

Phnom Penh – “Per prepararci all’Anno del Giubileo, il 2025, che sarà un anno di misericordia e di grazia del Signore, prendiamoci del tempo per pregare. La preghiera è il fondamento di tutte le cose, il fondamento della conversione, fondamento della nostra vocazione attraverso l’ascolto della Parola di Dio, il fondamento di ogni attività della comunità cristiana”: così Olivier Schmitthaeusler MEP, Vicario apostolico di Phnom Penh, ha annunciato e presentato ai fedeli l’Anno della preghiera, il 2024, invitando la comunità a viverlo con intensità spirituale in preparazione al Giubileo, secondo l’esortazione di Papa Francesco.
“A volte siamo impegnati a servire gli altri, mettiamo insieme tante attività, e troppo spesso accade così dimentichiamo che il primo principio fondamentale della preghiera è il silenzio. Il silenzio ci insegna a entrare nella preghiera insieme con Dio. In quest’anno nel nostro Vicariato di Phnom Penh troviamo il tempo per pregare”, rimarca un messaggio del Vicario apostolico. 
In una realtà ecclesiale fatta di tante piccole comunità, mons. Schmmitthaeusler invita “ogni comunità locale a riunirsi una volta al mese per una preghiera speciale per le vocazioni, con tutti i fedeli”, ma anche a “riunirsi settimanalmente per pregare e ascoltare la Parola di Dio, con una Lectio divina”. La preghiera, dice, comincia in famiglia: per questo “ogni famiglia si incontri a casa e trovi il tempo per pregare almeno una volta alla settimana, trascorrendo 10-15 minuti insieme in preghiera”, dice rivolgendosi ai genitori cattolici. A livello personale, poi, “ogni cristiano può partecipare almeno una volta alla messa durante la settimana oltre che nel giorno della domenica”, per rafforzare il proprio legame con l’Eucaristia e andare alla fonte della grazia di Dio.
“Lasciamo che il 2024 sia per noi l’anno in cui preghiamo Dio Padre, come Gesù glorificò il Padre in ogni momento. Lasciamo che il 2024 sia per noi l’anno in cui guardare Maria per connetterci al suo cuore, con l’amore di Dio. Facciamo sì che il 2024 sia per noi un momento per convertirci, per credere nel Vangelo predicato da Gesù oltre 2.000 anni fa”, esorta. 
Il Vescovo invita a “pregare come Gesù” ,”tutte le sue opere e parole sono scaturite dalla preghiera” . Invita poi a “fare silenzio come Maria” che ha “serbato tutti gli eventi salvifici nel suo cuore per riflettere sul significato dell’amore di Dio”. Chiede anche di “adorare come i Magi”, che “si misero in viaggio, trovarono il Bambino Gesù e andarono ad adorarlo”.
Il messaggio echeggia in modo speciale tra i giovani dei nove distretti pastorali del Vicariato di Phnom Penh, invitati a “trascorrere tempo con Gesù”, per “conoscere e comprendere la chiamata di Dio nella vita”. Come ha spiegato il Vescovo in un recente incontro di oltre 100 giovani del territorio, per restare “connessi con Cristo” nella vita quotidiana” occorre “credere che Gesù è nel cuore; guardarsi intorno con gli occhi della fede; considerare la propria vita con gratitudine; usare brevi preghiere per comunicare con Dio nel corso del giorno; dedicare tempo alla meditazione e un tempo per la preghiera mattina e sera; allargare lo sguardo ai bisogni del mondo; essere misericordiosi verso gli altri, soprattutto i più poveri”. In tal modo, ha rimarcato “sapremo che la nostra vita è collegata alla presenza di Dio e, nella fede, sappiamo che Gesù è nostro compagno di viaggio ogni giorno”. L’anno di preparazione al Giubileo, allora, sarà per i giovani cambogiani anche uno speciale “anno vocazionale”, per scoprire la chiamata di Dio, anche nella vocazione al sacerdozio o alla vita consacrata.
Nel 2023 la comunità cattolica della Cambogia ha avuto il dono di nuovi sacerdoti: tre nuovi giovani cambogiani sono stati ordinati preti diocesani nel Vicariato Apostolico di Phnm Penh, inoltre la comunità ha gioito per il primo sacerdote Gesuita cambogiano . Attualmente, la Chiesa cattolica in Cambogia conta 14 sacerdoti autoctoni, oltre a circa 100 missionari stranieri che prestano servizio pastorale in in tutto il paese, diviso tre circoscrizioni ecclesiastiche , dove vi sono nel complesso circa 20mila cattolici.

ASIA/TURCHIA – Istanbul, l’antica chiesa di San Salvatore in Chora torna a essere utilizzata come moschea

Istanbul – Dopo Aghia Sophia, un’altra storica chiesa bizantina Istanbul, adibita negli ultimi 79 anni a museo, si appresta a ospitare di nuovo preghiere e riti islamici. Si tratta dell’antica chiesa di San Salvatore in Chora, conosciuta in tutto il mondo per i suoi affreschi e mosaici senza pari.

Secondo quanto riferiscono media turchi, a partire dal quotidiano Yeni Safak, la data è già fissata: il prossimo 23 febbraio la chiesa di Chora aprirà le sue porte per la preghiera del venerdì.
 
Il progetto di riutilizzare il museo di Chora come luogo di culto islamico risale al 2020, e si sarebbe dovuto realizzare nell’ottobre di quell’anno. Poi l’operazione fu congelata per effettuare lavori di restauro.
 
Adesso i media turchi informano che “il lungo restauro” di quella che viene definita “moschea di Kariye” è giunto al termine. 
 
La chiesa di Chora si trova nella parte nord-occidentale del centro storico di Istanbul, a breve distanza dalla porta bizantina di Adrianopoli. È riconosciuta come uno dei più importanti esempi di architettura bizantina sacra ancora esistenti.

L’antico complesso monastico fu fondato nel VI secolo. Nel XII secolo fu costruita la chiesa, poi completamente rinnovata all’inizio del XIV secolo.
Dopo la conquista ottomana di Costantinopoli, l’edificio continuò a funzionare come chiesa, e fu convertito in moschea solo nel 1511. Dopo la trasformazione in moschea, i mosaici e gli affreschi furono ricoperti di calce, ma non distrutti

Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, l’edificio fu restaurato da archeologi e esperti del Byzantine Institute of America e del Dumbarton Oaks Center for Byzantine Studies, e nel 1945 divenne museo statale su disposizione del Consiglio dei Ministri di allora.
 
Mosaici e affreschi che ne decorano l’interno sono considerati tra le opere più importanti dell’arte bizantina. Al centro di affreschi e mosaici c’è l’incarnazione di Cristo come avvenimento di salvezza. Il nome greco della basilica è “chiesa del Santo Salvatore fuori città”. “En te Chōra, espressione poi sempre utilizzata per indicare l’edificio, significa letteralmente «in campagna»,
 
Nell’agosto 2020, il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha confermato la sentenza del Consiglio di Stato che il 19 novembre 2019 aveva annullato la decisione con cui nel 1958 il luogo di culto era stato trasformato in museo.
Durante l’utilizzo dell’edificio – che viene chiamato “Moschea Kariye” – per il culto islamico, gli affreschi verranno coperti da dei tappeti rossi appositamente disegnati.

VATICANO – “Per non diventare come lupi”. L’intervento del Cardinale Tagle alla Conferenza per la formazione permanente dei sacerdoti

Città del Vaticano – Per non diventare “lupi”, i pastori della Chiesa “devono vigilare su se stessi o prendersi cura di sé e della propria fede. Si tratta di una formazione permanente”. Con queste parole, riecheggiando l’Apostolo Paolo, il Cardinale Luis AntonioTagle ha ricordato in maniera sintetica e efficace che ogni autentica vita sacerdotale rappresenta un cammino di formazione mai concluso, sempre aperto a essere plasmato e nutrito dal lavoro della grazia.
Il Pro-Prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione ha offerto spunti di riflessione preziosi aprendo col suo intervento la Conferenza internazionale per la formazione permanente dei sacerdoti, iniziata oggi, martedì 6 febbraio, in Vaticano.

La fermazione permanente dei sacerdoti – ha sottolineato il Cardinale Taglie, liberando tale espressione da ogni interpretazione riduttiva in chiave intellettualistica – ha a che fare innanzitutto con l’umiltà. “C’è stata una tendenza, che persiste tuttora” ha ammesso il Pro Prefetto “a pensare alla ‘formazione’ come limitata alla formazione in seminario. Questo ha creato l’idea errata che l’ordinazione segni il traguardo della formazione. Una volta ordinato, un ministro non ha più bisogno di formazione. ‘Sono stato ordinato perché ero già formato’, dicono”. In tale concezione fuorviante – ha proseguito il Cardinale Taglie “l’ordinazione significa niente più studio, niente più preghiera, niente più direzione spirituale, niente più guida, niente più stile di vita semplice, niente più disciplina. ‘Queste cose sono solo per i seminaristi. Io sono già ordinato’ ”. In realtà, la condizione sacerdotale non è un “possesso” acquisito per sempre. E o sacerdoti ordinati – ha sottolineato il Cardinale nel suo intervento hanno bisogno di continuare a essere formati proprio nella loro condizione di ministri ordinati: “Proprio perché siamo ordinati al servizio di Dio e della Chiesa, abbiamo bisogno di essere continuamente formati. Credo che questa umiltà aiuterà i ministri ordinati a recuperare nuove energie e a evitare un falso senso di superiorità e di ‘diritto acquisito’. Anche la Chiesa riceverà il servizio di qualità che merita”. Il Cardinale filippino ha ripreso al riguardo le parole di San Paolo ai presbiteri di Efeso riportate negli Atti degli Apostoli: “Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha posti come vescovi a pascere la Chiesa di Dio, che egli si è acquistata con il suo sangue. Io so che dopo la mia partenza entreranno fra voi lupi rapaci, che non risparmieranno il gregge; perfino di mezzo a voi sorgeranno alcuni a insegnare dottrine perverse”.. Per non diventare come “lupi” ha commentato il Cardinale Tagle . “i pastori devono vigilare su se stessi o prendersi cura di sé e della propria fede. Si tratta di una formazione permanente”.

Nel suo intervento, il Pro.Prefetto del Dicascero per l’Evangelizzazione ha fatto riferimento anche a alcune urgenze che possono essere affrontate con efficacia solo con percorsi di formazione permanente dei sacerdoti. Fenomeni come la “tendenza ad assolutizzare e glorificare la propria cultura, con la conseguenza di essere ostili e persino violenti nei confronti di coloro che appartengono ad altre culture. Purtroppo” ha notato il Cardinale Tagle “vediamo questo atteggiamento in alcuni ministri ordinati che rifiutano vescovi, colleghi sacerdoti, religiosi e fedeli laici solo perché provengono da un gruppo etnico o da uno strato sociale diverso”. Una “contro-testimonianza del Vangelo e uno scandalo per un mondo in cerca di unità” che rende evidente l’urgenza si una formazione permanente per aiutare i ministri ordinati a riconoscere che, come insegnava San Paolo nella Lettera ai Galati, “non c’è Giudeo né Greco, non c’è schiavo né libero, non c’è maschio e femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù”. “Abbiamo bisogno di formazione e conversione continue” ha sottolineato il Cardinale Taglie “per diventare agenti credibili ed efficaci di comunione tra persone culturalmente diverse”.

Molti ministri ordinati – ha sottolineato il Pro-Prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione – vivono il loro ministero “vicini alle persone che soffrono, soprattutto alle vittime di pregiudizi, discriminazioni, guerre, traffico di esseri umani e rifugiati”. Molti di loro, nella condizione in cui si trovano, sperimentano essi stessi la perdita di membri della famiglia a causa di conflitti armati. Alcuni sono diventati rifugiati. Alcuni sono stati traumatizzati da guerre e discriminazioni. Alcuni portano nel loro corpo il ricordo vivo della brutalità umana”. Anche per costoro, “la formazione permanente deve affrontare le ferite e i dolori che potrebbero facilmente portare al sentimento di vendetta, al cinismo e all’odio. Come possiamo” si è chiesto il Cardinale Taglie “aiutare i feriti a diventare operatori di perdono e riconciliazione quando le loro stesse ferite desiderano vendicarsi? San Paolo ci sfida quando dice: ‘ora invece gettate via anche voi tutte queste cose: ira, animosità, cattiveria, insulti e discorsi osceni che escono dalla vostra bocca… Rivestitevi dunque, come eletti di Dio, santi e amati, di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine e di pazienza’ ”.
Il Convegno Internazionale per la Formazione Permanente dei Sacerdoti, sul tema “Ravviva il dono di Dio che è in te” , è stato promosso dal Dicastero per il Clero, in collaborazione con il Dicastero per l’Evangelizzazione, Sezione per la prima Evangelizzazione e le nuove Chiese particolari, e il Dicastero per le Chiese Orientali. Il lavori della Conferenza si svolgono da dal 6 al 10 febbraio presso l’Auditorium Conciliazione. A ispirare I lavori della Conferenza è in passaggio della Ratio Fundamentalis Institutionis Sacerdotalis: “La bellezza di essere discepoli oggi. Una formazione unica, integrale, comunitaria e missionaria”.

AFRICA/SENEGAL – “Sono turbato come tutti i senegalesi per il rinvio del voto” dice l’arcivescovo di Dakar

Dakar – “Come molti dei nostri concittadini sono turbato per quel che sta accadendo” afferma alla stampa Benjamin Ndiaye, arcivescovo di Dakar, capitale del Senegal, dopo che il 3 febbraio il Presidente Macky Sall ha annunciato il rinvio a tempo indeterminato delle elezioni presidenziali previste per il 25 febbraio. “I senegalesi devono evitare la tecnica dell’elusione. Quando c’è un regolamento, va seguito. Rispettarlo ci permette di andare avanti” ha affermato Mons. Ndiaye,
“È importante che cerchiamo di vivere la coesione nazionale. Occorre che le istituzioni siano rispettabili e rispettate nella loro missione per poter andare avanti insieme. Quello che mi sta più a cuore è che il Senegal viva secondo la sua Costituzione” sottolinea l’arcivescovo di Dakar che invita i senegalesi a perseguire la via del dialogo per ritrovare la pace sociale.
Nel suo discorso alla nazione in diretta televisiva il Presidente Sall ha detto di aver firmato “il decreto del 3 febbraio 2024 che abroga la legge che fissa le elezioni presidenziali per il 25 febbraio 2024, perché “il nostro Paese è attraversato in questi giorni da un conflitto tra l’Assemblea nazionale e il Consiglio costituzionale, sullo sfondo di un presunto caso di corruzione di giudici”.
“Avvierò colloqui affinché vi siano condizioni per elezioni libere, trasparenti e inclusive in un Senegal pacifico e riconciliato” ha aggiunto senza però annunciare una nuova data per la votazione.
Il presidente Sall ha fatto riferimento al conflitto scoppiato tra il Consiglio costituzionale e l’Assemblea nazionale dopo la definitiva convalida da parte del tribunale di 20 candidature e l’eliminazione di diverse decine di altre.
Su iniziativa di Karim Wade, un candidato escluso dalla candidatura alle presidenziali, che ha messo in dubbio l’integrità di due giudici costituzionali e ha chiesto il rinvio delle elezioni, l’Assemblea ha approvato la creazione di una commissione d’inchiesta sulle condizioni di convalida delle candidature. Altra figura di spicco esclusa dalla candidatura alle presidenziali è Ousmane Sonko, condannato il 4 gennaio per “diffamazione” a una pena detentiva di sei mesi con la condizionale e dichiarato ineleggibile per cinque anni. Sonko è molto popolare tra i giovani per le sue prese di posizione contro la corruzione e l’influenza della Francia nel Paese.
Appare invece debole il candidato del campo presidenziale, il primo ministro Amadou Ba, che è contestato nel suo stesso partito.
Ieri, domenica 4 febbraio sono scoppiati scontri a Dakar tra le forze di sicurezza e i manifestanti che hanno aderito all’appello dei partiti di opposizione a scendere in strada per protestare contro il rinvio delle elezioni presidenziali, un evento che non accade dal 1963 in Senegal, un Paese che non ha mai subito un colpo di Stato, un evento raro in Africa.