Campobasso
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Campobasso | |||
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Stato: | Italia | ||
Regione: | Molise | ||
Provincia: | Campobasso | ||
Coordinate: |
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Altitudine: | 700 m s.l.m. | ||
Superficie: | 55 km² | ||
Abitanti: |
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Densità: | 948 ab./km² | ||
Frazioni: | Santo Stefano | ||
Comuni contigui: | Busso, Campodipietra, Castropignano, Ferrazzano, Matrice, Mirabello Sannitico, Oratino, Ripalimosani, San Giovanni in Galdo, Vinchiaturo | ||
CAP: | 86100 | ||
Pref. tel: | 0874 | ||
Codice ISTAT: | 070006 | ||
Codice catasto: | B519 | ||
Nome abitanti: | campobassani | ||
Santo patrono: | San Giorgio | ||
Giorno festivo: | 23 aprile | ||
Sito istituzionale |
Campobasso, m. 700,ab. 52.172 (area urbana 71.650 ab.), è il capoluogo della Regione Molise.
Indice |
[modifica] Geografia
Campobasso è una città, formata da una parte antica assai caratteristica e pittoresca di origine medioevale, non priva di valori ambientali e artistici sul pendio di un colle dominato dal magnifico Castello Monforte, e da una parte più moderna ed elegante di origine ottocentesca che si sviluppa sul piano ai piedi del centro più antico. Ai piedi del castello che domina la città si sviluppa il borgo medioevale, costituito da vicoli e lunghe e tortuose scalinate, ai lati delle quali sorgono case in pietra con ameni cortiletti interni.Interessantissimi sono i portali delle case più antiche realizzate anch' esse in pietra locale ricche di decorazioni,stemmi di famiglie nobili ed elementi allegorici. La città ottocentesca ,denominato centro storico murattiano,si estende in piano e presenta le caratteristiche tipiche dello sviluppo urbanistico tipico di quel periodo storico.Progettato secondo l'ideale della città giardino,presenta molti spazi verdi ricche di essenze arboree rare e pregiate(Sequoie,cedri del Libano,il ginkgo biloba,abeti rossi,lecci,ecc.),piazze nonché fontane e fontanelle dalla quale sgorgano tutt'ora acque fresche e pure. Ottime le specialità culinarie del luogo, famoso anche per le vecchie officine in cui si forgiano i coltelli.
[modifica] Origine del nome
Sull’origine del nome Campobasso ci sono molte ipotesi e poche certezze, tanti sono stati coloro che con i loro studi e ricerche hanno cercato di trovarne il significato. Lo Ziccardi, sulla base di alcune incerte (presunte) indicazioni storiche di Tito Livio, farebbe risalire il nome della città al fatto che, un certo console romano Bassi, abbia costruito un campo militare da cui Campus Bassi poi trasformatosi con il tempo in Campobasso. Il Galanti asserisce che in origine l’abitato fosse diviso in due borghi, uno chiamato Campus de Prata e l’altro Campus Bassus. Il primo insediamento, posto ad una quota più alta, sarebbe andato distrutto e gli abitanti si sarebbero trasferiti nell’altro che avrebbe così dato il nome alla futura cittadina. Secondo il Masciotta il nome della città deriverebbe da Campus Vassorum cioè campo dei vassalli. Nel X e XI secolo i vassalli erano coloro che abitavano, essendone soggetti, gli spazi circostanti i castelli del feudatario. Il Gasdia ritiene più semplicemente che il nome Campobasso sia in rapporto con la sua posizione topografica. Nella sua “Storia di Campobasso” egli afferma: “Chi primo s’affacciò alla conquista di questa regione, dopo l’affaticato salire e discendere e risalire del cammino montuoso, respirò discendendo verso questo minuscolo altipiano prativo. O fossero Bulgari guidati da Alzecone, o Longobardi spoletini o beneventani, o conquistatori della normanna nobiltà, o pacifici monaci di San Benedetto da Norcia che, armati della Regula, del salterio e dei sacri arnesi agricoli risalissero da Santa Sofia di Benevento a ridar vita a questa regione….dissero: ecco il Campo Basso, ecco la località bassa dove pianteremo il bivacco, la dimora , la badia”.
[modifica] Storia
[modifica] Epoca Sannitico-Romana
Le origini di Campobasso come centro abitato sono incerte. Sull’altura che domina l’odierna città era presente un insediamento di controllo dei Sanniti, di cui ancora oggi si conservano le tracce, posto a controllo del tratturo. Lo scopo difensivo del sito è confermato dal ritrovamento, nei pressi del castello Monforte, di resti di mura osco-sannite e dal rinvenimento, tra le rovine della Chiesa di S.Mercurio nel 1930, di un’iscrizione osca portante il nome di “VALVENNIUS”. Tale insediamento gravitava probabilmente intorno ad un centro più importante, situato su Monte Vairano (nei pressi del Centro di Ricerca dell’Università Cattolica) del quale sono riaffiorate, dopo attente campagne di scavi archeologici, numerose tracce. A pochi chilometri da Campobasso poi, in località Sepino, è presente un altro importante sito archeologico a testimoniare l’importanza che questo territorio ha avuto in epoca sannita prima e romana poi. Si tratta infatti delle antiche vestigia della Saipins sannitica e della successiva Saepinum romana di cui si conservano molto bene le ampie strade, le mura, gli archi, le porte, le terme, il foro e il suggestivo teatro. La storia del territorio di Campobasso è quindi indissolubilmente legata a quella dell’antico Sannio- Pentro e a Roma.
[modifica] Medioevo
Le fonti storiche datano l’atto di nascita di Campobasso all’epoca della dominazione Longobarda in Italia. Risale infatti all’anno 878 un documento stilato da un monaco della badia benedettina di Santa Sofia in Benevento in cui si fa menzione di Campobasso (Campibassi). Questo documento, reperibile come Codice Vaticano Latino 4939, è il “Chronicon Sancte Sophie” ed è stato redatto al tempo in cui Adelchi era principe di Benevento. Nel periodo longobardo e successivamente durante l’egemonia normanna, Campobasso assume un’importanza economica sempre crescente riuscendo a diventare la “capitale” della Contea sotto la signoria dei De Molisio. Il fiorire dei commerci e l’aumentata importanza amministrativa comportano l’ ampliamento dell’antico borgo che si espande soprattutto intorno alla chiese di San Bartolomeo e di San Mercurio. Diverse sono le connotazioni che il borgo assume nel tempo: CIVITAS, CASTRUM e UNIVERSITAS HOMINUM. Tra i documenti storici del periodo compreso tra l’anno 1000 e il 1300 spicca la “PANCARTA CAMPOBASSANA” del 1277 in cui trentadue campobassani denunciarono a Carlo I d'Angiò le angherie e i soprusi del feudatario Roberto di Molise. La Pancarta testimonia la notevole combattività e la tenacia degli abitanti di Campobasso. Il quattrocento è per Campobasso un’età d’oro grazie all’intraprendenza dei Monforte, divenuti i feudatari del borgo. Secondo alcuni storici i Monforte sarebbero i discendenti dei Monfort di Francia e d’Inghilterra, scesi in Italia al seguito di Carlo D’Angiò. Campobasso e i Monforte costituiscono un binomio inscindibile nella storia della città. Il personaggio di spicco dei Monforte fu il Conte Cola detto anche il “Campobasso” di cui parla anche Benedetto Croce. Egli si distinse per le sue virtù militari durante la lotta di successione al Regno di Napoli tra Angioini e Aragonesi. Cola batté moneta e provvide ad ampliare il castello dotando la città di forti mura perimetrali lungo le quali edificò le porte di San Leonardo e di Santa Cristina. Alla fine del quattrocento, con la sconfitta degli Angioini, che i Monforte avevano appoggiato, Campobasso passa agli Aragonesi ed in seguito ai De Capoa. Ferdinando I d’Aragona concede ai campobassani la possibilità di costruire le abitazioni addossandole alle mura perimetrali lungo le quali vengono aggiunte altre quattro porte: Sant’ Antonio, San Nicola, Santa Maria della Croce e San Paolo. Muore a Campobasso il 1 marzo 1383 Amedeo VI di Savoia detto il Conte Verde.
[modifica] Cinquecento e Seicento
Agli inizi del cinquecento i De Capoa sono feudatari in Campobasso. La città, grazie alla felice posizione geografica, vive di un florido commercio; infatti l’area al di fuori dalle antiche mura, con le chiese di Santa Maria Maddalena e della SS. Trinità, è contraddistinta da una notevole vivacità di scambi nei vari settori dell’artigianato. Nel 1530 diventano signori di Campobasso i Gonzaga che ne aumentano il prestigio. A loro si deve la riorganizzazione urbana della cittadina; in ogni rione le singole strade sono indicate con il nome dell’attività lavorativa prevalente come ad esempio scarparìe, ferrarìe, oreficerìe (l’attuale Via degli Orefici, ricca ancor oggi di botteghe e negozi di orafi). Signori della città, dopo i Gonzaga, sono i Vitagliano nel 1638 e successivamente i Carafa. La vita cittadina è animata da confraternite due delle quali, quella dei Crociati e dei Trinitari, in forte contrasto fra loro. Le rivalità nascevano dalla volontà di affermare la supremazia di una classe sociale sull’altra. Diversi e violenti furono gli scontri fra queste fazioni che insanguinarono, per buona parte del secolo, le strade della città. Le due confraternite posero fine alle lotte fratricide solo nel 1587, con la mediazione di Fra Geronimo da Sorbo. In queste drammatiche vicende si inserisce la tragica storia d’amore tra Delicata Civerra crociata e Fonzo Mastrangelo trinitario. Il loro matrimonio, come nel famoso “Romeo e Giulietta” di William Shakespeare , viene impedito dalle rispettive famiglie. Fonzo fugge e si arruola nella milizia. Delicata Civerra per il dolore si ammala e muore proprio nel giorno in cui le parti avverse fanno pace. Il Mastrangelo, ricevuta la triste notizia della morte dell’amata, abbandona tutto ed entra nell’ordine francescano. Ancora oggi, nell’atmosfera suggestiva del centro cittadino, un sontuoso corteo con i costumi dell’epoca, rievoca la pace fra Crociati e Trinitari. Nel corso del Seicento Campobasso ha un ulteriore sviluppo grazie anche alla vicinanza dei tratturi che favoriscono le comunicazioni con altri centri e l’arrivo di commercianti forestieri.
[modifica] Settecento e Ottocento
Il settecento è attraversato da idee nuove e la struttura feudale della società viene vista come un intralcio alle iniziative della nuova classe emergente: la borghesia. Questa ventata di novità arriva anche a Campobasso. Ci sono uomini che, come Francesco de Attelis, Anselmo Chiarizia e Giovan Matteo Japoce, si prodigano in cause contro i feudatari. Molti intellettuali come Giuseppe Zurlo, Giuseppe Maria Galanti, Francesco Longano, Paolo Nicola Giampaolo, sostengono la necessità di superare l’immobilismo economico-sociale provocato dal feudalesimo. Campobasso diviene il cuore pulsante della cultura molisana, in cui trovano rifugio molti intellettuali del tempo come Gabriele Pepe e Vincenzo Cuoco. Alla morte del duca Carafa, Campobasso chiede di riscattare il feudo. Nel periodo che va dal 1728 al 1735 membri della borghesia capeggiano la rivolta. Scoppiano numerosi e cruenti tumulti per sottrarre la città ai feudatari ma solo nel 1742 i campobassani, al prezzo di ingenti sacrifici, riscattano il feudo. Questo atto è cruciale nella storia della città perché rappresenta l’affrancamento dalla servitù feudale e la fine di un lungo “medioevo”. Nel 1755 Carlo di Borbone re di Napoli concede a Campobasso il rango di città modello. Agli inizi dell’ottocento, in piena età napoleonica, viene istituita la Provincia di Molise e Campobasso, come capoluogo, diviene sede di numerosi uffici amministrativi. La popolazione, nonostante le gravi perdite umane e materiali provocate dal terremoto del 1805, si moltiplica e di conseguenza anche la città si espande. Si rende necessario realizzare un piano urbanistico per soddisfare nuove e molteplici esigenze. Vengono presi in considerazione due progetti, quello del Musenga e quello di Vincenzo Wan Rescant. Il Musenga immagina l’edificazione di un intero quartiere a schema ortogonale, invece Wan Rescant prevede l’espansione del tessuto urbano intorno ad una sola grande piazza con al centro l‘edificio sede dell’amministrazione civica. Al sistema radiale del Wan Rescant è preferito quello del Musenga. La parte nuova della città si sviluppa in luogo pianeggiante, sulle “campère”, così chiamato perché un tempo era occupato dai campi coltivati e dai boschi. Campobasso doveva essere “monumentale, funzionale, unitaria e moderna, destinata ad una borghesia ormai disposta ad abbandonare la città feudale, ritenuta poco rappresentativa socialmente per uno Stato che, attraverso i palazzi pubblici, vuole creare l’immagine fisica dell’autorità, come prima lo era il castello sui monti”. Le piazze alberate, che ricordano le squares londinesi, i viali e le aiuole fanno guadagnare a Campobasso l’appellativo di “città giardino”.
[modifica] Novecento
In Italia I primi decenni del novecento furono caratterizzati da una situazione politica precaria dovuta a molteplici fattori: l’assassinio del re Umberto I, l’inizio della campagna coloniale, lo scoppio del primo conflitto mondiale e l’avvento della dittatura fascista. Campobasso visse con partecipazione questi eventi anche se era in un periodo di grandi trasformazioni e cominciava a godere di alcuni importanti benefici. Nel 1910, infatti, entrò nelle case l’energia elettrica e, a partire dagli anni venti-trenta, vennero realizzate importanti costruzioni: gli edifici per la scuola elementare “D’Ovidio”, la Banca d’Italia e il Teatro Sociale ( poi Teatro Savoia) il palazzo delle Poste e Telegrafi, la Camera di Commercio, il Palazzo della G.I.L., il Palazzo di Giustizia, l’Istituto per gli orfani di guerra (attuale sede del Conservatorio musicale) e l’Istituto Tecnico“L.Pilla”. Parallelamente a questa attività edilizia furono tracciate nuove strade e lastricate piazze, costruiti marciapiedi, piantati alberi, innalzati monumenti e fontane. Anche l’iniziativa privata diede il suo valido contributo edificando eleganti palazzi e dotando la città di alberghi, ristoranti, bar, negozi e cinema. Nel 1927 la sede vescovile, con bolla pontificia, venne trasferita da Bojano a Campobasso. La tragedia della seconda guerra mondiale risparmiò Campobasso dalle distruzioni provocate dai bombardamenti alleati. Nei primi anni del secondo dopoguerra la città conobbe una discreta ed armoniosa espansione ma è con l’istituzione della Regione Molise nel 1963 che Campobasso vive una vera e propria rivoluzione. Divenuta capoluogo di regione infatti conosce un notevole incremento demografico ed un conseguente sviluppo edilizio, essendo sede di importanti uffici regionali, di banche, di assicurazioni ecc. Come era avvenuto agli inizi dell’ottocento la città rinasce grazie alla sua importanza amministrativa. Dal 1986 è sede dell’Università del Molise la quale in pochi anni, con le sue facoltà e i suoi numerosi corsi di laurea, è diventata uno dei centri universitari più dinamici del centro-sud Italia. Con la recente apertura del Centro di Ricerca per le Scienze Biomediche dell’Università Cattolica, Campobasso è una città all’avanguardia internazionale nei settori di diagnosi e di cura di varie branche della medicina come l’oncologia, i trapianti, le patologie cardiache e la medicina ultraspecialistica.
[modifica] Evoluzione demografica
Abitanti censiti
[modifica] Monumenti
[modifica] Castello Monforte
Il castello Monforte fu costruito nel 1459 ad opera del conte Cola, sembra su una preesistente struttura di origine normanna o longobarda. Avvalorano questa tesi le mura di cinta, le torri di scolta, la mole e la forma stessa del castello. Le linee non lievi, tipiche delle dimore cinquecentesche, e lo stesso colore grigio scuro del calcare conferiscono al maniero l’aspetto di fortilizio più che di dimora signorile. Posto sulla cima del monte che sovrasta Campobasso l’edificio si presenta infatti come un massiccio quadrilatero con ingresso principale, ora non più utilizzato, rivolto verso la città sottostante. Ci sono tracce del ponte levatoio e delle torri laterali poste a difesa. Le finestre, poche e quadrate, sono piccole tanto che si confondono con le feritoie. Svetta in alto una grande torre rettangolare che attualmente ospita la stazione meteorologica dell’aeronautica militare. Alla sommità delle mura vi è una lunga sequenza di merli guelfi. Al di sopra dell’attuale ingresso, prospiciente un ampio piazzale, vi è lo stemma dei Monforte composto da una croce contornata da quattro rose. L’interno del castello è molto scarno; salendo la spoglia gradinata si arriva sulla terrazza dalla quale si ammira un panorama ampio e suggestivo: si vedono i resti delle mura osco-sannite, la struttura a ventaglio del borgo antico, la città di Campobasso e i tanti paesini intorno. Lo sguardo spazia dalle valli dei fiumi Biferno, Trigno e Fortore, ai monti dell’Abruzzo, con la splendida Majella, dalle verdi montagne dell’Alto Molise fino alle gialle colline della Puglia.
[modifica] La cattedrale
Nel 1504, per volere del feudatario Andrea de Capoa, fu edificata al di fuori della cerchia muraria feudale, la chiesa della SS. Trinità. In essa ebbe sede la confraternita della Trinità, soppressa nel 1809, divenuta celebre nel XVI secolo per le lotte con quella dei Crociati. Distrutta dal terremoto del 1805, fu ricostruita su progetto dell’architetto Berardino Musenga. Fu riaperta al culto nel 1829 diventando parrocchia e sede del Capitolo Collegiale. Nel 1860 fu chiusa al culto e utilizzata dalle truppe regolari quale caserma. Nel 1900 fu riaperta ai fedeli, diventando sede cattedrale nel 1927. Oggi è la chiesa più rappresentativa della città. La facciata ricalca lo stile neoclassico con pronao esastilo e frontone triangolare campeggiante nella parte superiore. L’interno è diviso in tre ampie navate: in quelle laterali si aprono due grandi cappelle mentre nella centrale è possibile ammirare, sovrastante l’altare maggiore, un elegante baldacchino sostenuto da capitelli corinzi. Nella navata di sinistra è situato il fonte battesimale di granito a forma di vasca quadrata risalente al 1745. Dietro l’altare sono situati il coro, realizzato in noce, e il magnifico organo. Le vetrate policrome rappresentano i santi difensori del dogma della Trinità: Sant'Agostino, Sant’Ilario, Sant’Anastasio e San Nicola.
[modifica] Convitto Mario Pagano
Il Convitto Mario Pagano cominciò ad essere edificato nel 1879 sull’area dell’ex convento di San Francesco della Scarpa e venne completato nel 1900. L’edificio, di mole imponente, si sviluppa su tre piani nel corpo centrale e su due nelle sezioni laterali. La facciata presenta al piano terra un ampio portale centrale e una serie di finestre leggermente arcuate. All’interno vi sono ambienti spaziosi, lunghi corridoi e una magnifica aula magna arricchita da quadri dei pittori Romeo Musa e Marcello Scarano, riproducenti usi e costumi della Regione. Nell’oratorio è possibile apprezzare un dipinto rappresentante la Natività proveniente dalla Galleria Pitti di Firenze. L’edificio si affaccia su un giardino, impiantato alla fine dell’ottocento, che è un vero tesoro botanico grazie alla presenza di specie pregiate e rare. Tra gli alberi primeggia la sequoia gigante che ben si è adattata al clima della città raggiungendo un’altezza imponente. Altra vera rarità è la Ginkgo biloba originaria della Cina nota per la forma a ventaglio delle sue foglie e per il colore: verde intenso in primavera e un acceso giallo oro in autunno. Il cedro del Libano crea infine un angolo caratteristico con i lunghi rami che si sporgono oltre l’inferriata.
[modifica] Municipio
Nel 1874-76, sulle rovine di un antico convento dei Celestini del 1200 andato distrutto in seguito al tremendo terremoto del 1805, fu costruito l’edificio che è l’attuale la sede del municipio. Il palazzo presenta un ampio porticato che fa da atrio e un’ elegante facciata a tre piani, sormontata da un quadrante d’orologio . Nell’androne si erge un’imponente statua equestre di San Giorgio, patrono della città. Nell’ala destra del palazzo pubblico è presente una piccola cappella dedicata a Santa Maria della Libera, unica parte dell’originaria struttura monastica che miracolosamente non andò perduta con il rovinoso sisma.
[modifica] Banca d'Italia
L’edificio della Banca d’Italia venne inaugurato nel 1925; la sua costruzione comportò l’abbattimento di molte case, compresa quella del Vecchio Dazio. L’elegante palazzo è a tre piani. La facciata laterale offre una visione architettonica più scenografica :infatti, essendo leggermente arcuata, sembra quasi voler accogliere l’austero monumento a Gabriele Pepe. All’interno sono conservati preziosi dipinti di artisti molisani tra cui Nicola Biondi, Arnaldo De Lisio e Francesco Diodati. I quadri rappresentano gli episodi più importanti della storia molisana: l’ingresso di Ferrante I° Gonzaga in Campobasso, la visita di Papa Alessandro III a Termoli e di Papa Celestino V ad Isernia, il riscatto di Campobasso dal dominio feudale, la morte di Amedeo VI di Savoia detto il Conte Verde, la pace fra Crociati e Trinitari,l’arrivo del re Vittorio Emanuele II a Venafro.
[modifica] Sant' Antonio Abate
La chiesa di Sant’Antonio Abate fu edificata nel 1572, sopra i resti di una preesistente chiesa di modeste dimensioni. E’ il monumento più rappresentativo dell’arte barocca a Campobasso. L’interno è ad una navata con un magnifico altare maggiore realizzato in marmo nel 1748. Sulle pareti laterali vi sono quattro altari intagliati in legno e rivestiti di oro zecchino. Nella chiesa sono presenti pregevoli dipinti di Guarino da Solofra; sua è la tela di San Benedetto del 1643 e alcune altre, di piccolo formato, che si trovano sull’altare dedicato a Sant’Antonio Abate. Numerosi i dipinti sulle pareti del presbiterio di scuola napoletana del XVII e XVIII secolo. Sul lato sinistro è situato un notevole organo del 1696, impreziosito dalla fine decorazione ad intaglio e dal ricco rivestimento in foglia d’oro. Caratteristica è la statua lignea di San Francesco realizzata dallo scultore campobassano Paolo Saverio Di Zinno.
[modifica] San Bartolomeo
La chiesa dedicata a San Bartolomeo sorge su una terrazza naturale che si affaccia sul borgo antico. Ubicata all’interno delle antiche mura perimetrali del castello, in prossimità della torre “Terzano”, fu costruita nello stesso periodo della chiesa di San Giorgio e affidata ai monaci Basiliani che successivamente la cedettero ai Cavalieri di Malta. La facciata è più ricca rispetto a quelle delle chiese vicine. Il portale, del XIII secolo, è formato da un arco che poggia su colonne cilindriche con capitelli e foglie bizantine. La lunetta sottostante l’arco del portale è divisa in due sezioni: nella prima è raffigurato un Cristo Redentore benedicente alla greca, nella seconda sono riprodotti i simboli dei quattro evangelisti e di altre otto figure che dovrebbero rappresentare i dottori della chiesa sulle cui teste campeggia una mano espressione dell’onnipotenza divina. Lateralmente al portale sono presenti due arcate cieche sorrette da lesene. L’interno, recentemente restaurato, è formato da tre navate con archi a tutto sesto. Alla destra dell’abside è conservata una targa capovolta che risale al I° secolo dell’impero romano probabilmente di origine funeraria. Il campanile, ricostruito nel 1874 dopo che il terremoto del 1805 lo aveva fatto crollare, conserva ampi finestroni di stile rinascimentale.
[modifica] San Giorgio
La chiesa di San Giorgio, edificio di stile romanico in pietra viva, sorge ai piedi del castello Monforte. Alcune fonti storiche ne testimoniano l’esistenza fin dall’anno 1099, essendo stata costruita sui resti di un antico tempio dedicato ad Ercole. Alcuni atti di donazione di terreni comprovano che nel XII secolo fu il centro della vita religiosa e civile dell’antico borgo. Lo sviluppo urbanistico del borgo verso la piana sottostante determina la perdita del primato della chiesa di San Giorgio a favore di quella di San Leonardo; nel 1338, infatti, il fonte battesimale e l’archivio parrocchiale vengono trasferiti in quest’ultima chiesa. Nel 1326, grazie alla donazione del nobile Nicola de Ferraguto, venne edificata una cappella Bizantina, con cupola cieca, della quale si conservano ancora le tracce negli affreschi rappresentanti scene dell’antico testamento mentre nella volta a crociera si possono scorgere le icone degli evangelisti e di alcuni dottori della chiesa. Originariamente ad una sola navata, nel 1428 vi furono aggiunte due navate laterali con cappelle gentilizie. Durante il 1700 successive trasformazioni portarono alla decorazione degli interni con stucchi dorati. La semplicità e la nudità della facciata è ciò che colpisce maggiormente il visitatore. Sopra il portale una lunetta, formata da un grosso blocco calcareo e divisa in due zone semicircolari, reca un agnello crocifero decorato con foglie. Sui muri perimetrali spiccano vari conci recuperati e inseriti in archetti rappresentanti un pellicano sul fianco destro e una testa d’asino a sinistra. Un terzo concio riproduce una personificazione del sole. San Giorgio è venerato come patrono della città di Campobasso. La tradizione narra come, in occasione di una battaglia svoltasi nel 1200 nei pressi del capoluogo, San Giorgio operò un miracolo salvando la città. Nella cattedrale di Campobasso è conservata una lapide che così descrive il prodigioso evento: “ Nella guerra civile del MCC San Giorgio martire con forte esercito appare, le quattro campane della sua chiesa non tocche suonano da per se stesse a tremendo stormo, un cupo fragore di armi si ode, il nemico fugge, i campobassani son salvi”. Corsivo
[modifica] San Leonardo
La chiesa di San Leonardo, oggi sede dell’omonima parrocchia, è stata dal 1300 al 1500 il centro della vita religiosa e civile per gli abitanti del borgo. Il terremoto del 1456 fece crollare parte dell’edificio che in seguito venne ricostruito ed ampliato La chiesa si segnala per la sua aggraziata facciata: presenta infatti un interessante composizione che fonde lo stile romanico con il gotico del XIV secolo. Il portale ha scarsa strombatura; una lieve gradazione di piano fa acquistare rilievo alle decorazioni nei capitelli. Gli archi a spirale della modanatura centrale salgono fino a racchiudere il bassorilievo dell’agnello crocifero, posto nella lunetta centrale. Di particolare interesse è la monofora laterale romanica, decorata con motivi vegetali, che riporta alla tradizione delle scuole pugliesi. Oggi, dopo un’ulteriore restauro, la chiesa di San Leonardo ha acquisito una nuova ed accogliente luminosità.
[modifica] Santa Maria della Croce
La chiesa di Santa Maria della Croce, situata nella omonima e angusta via, venne fondata in epoca normanna da fedeli che si congregarono nella confraternita dei Crociati riconosciuta con vari diplomi pontifici del 1073,del 1130 e del 1143. Distrutta dal terremoto del 1805, fu ricostruita interamente nel 1930-36. Unica in Campobasso presenta la cupola al centro dell’edificio. L’interno è diviso in tre navate. Vi si possono ammirare due pregevoli statue in legno raffiguranti san Nicola da Tolentino e la Madonna della Consolazione. Artisticamente pregevole è anche la statua dell’Addolorata portata in processione il Venerdì Santo.
[modifica] Santa Maria Maggiore
La chiesa di Santa Maria Maggiore, prospiciente il castello Monforte, è l’antica Santa Maria del Monte. La prima notizia sicura della sua esistenza risale al 1354. Era sorta infatti come semplice cappella gentilizia dedicata alla Vergine e, nel tempo, adibita anche a luogo di sepoltura delle famiglie feudatarie. Nel 1905, la chiesa venne affidata ai Padri Cappuccini che ancora oggi la custodiscono. L’intero edificio di culto è stato restaurato; la facciata ha un paramento murario in pietre di Vinchiaturo con bugne scabre collocate irregolarmente. All’interno ha un pregevole altare in marmi policromi. Particolarmente interessante è la statua della SS.Vergine del 1334, devotamente venerata. Notevoli per la loro sensibilità stilistica sono gli affreschi di Amedeo Trivisonno e di Leo Paglione. Sulla destra dell’ingresso è una cappellina dedicata a S. Padre Pio da Pietrelcina , nella quale sono custoditi gli oggetti appartenuti al santo durante la sua permanenza nel convento attiguo alla chiesa negli anni 1905 e 1909.
[modifica] Teatro Savoia
Sull’area dove precedentemente era stato eretto il Teatro Margherita venne costruito, negli anni venti , Il corpo edilizio che comprende l’attuale Teatro Savoia, chiamato in un primo tempo, “Teatro Sociale”. L’inaugurazione avvenne nel 1926 con la rappresentazione dell’opera lirica “Tosca” di Giacomo Puccini. Sulla platea, a forma di ferro di cavallo, si affacciano quattro ordini di palchi ,raggiungibili mediante due scalinate che si diramano dal foyer. Il palcoscenico, separato dalla platea dal golfo mistico, ha una capienza per quaranta orchestrali. All’interno del teatro si possono ammirare gli affreschi realizzati da Arnaldo De Lisio che rappresentano scene di vita quotidiana, luoghi caratteristici di Campobasso e del Molise. Di notevole suggestione è l’affresco “il Trionfo dei Sanniti” che copre l’intera volta della platea. Interessanti sono anche le opere in ferro battuto realizzate dall’artista campobassano Giuseppe Tucci. Recentemente, con un’esemplare opera di restauro, il teatro è stato restituito alla città tornando ad essere uno dei centri di aggregazione culturale più amati .
[modifica] Villa de Capoa
La settecentesca villa comunale “De Capoa”, recentemente recuperata con un accurato progetto, è uno dei luoghi più suggestivi della città . L’ingresso principale, con il pregiato cancello in ferro battuto, si affaccia su piazza Savoia. Il parco è di stile classico con viali grandi e piccoli, bordati da curate siepi di sempreverdi, che si intersecano. La presenza di statue, di sedili marmorei, dell’elegante balaustra conferiscono all’ambiente armonia e bellezza creando angoli incantevoli per il riposo e la meditazione nel cuore stesso della città . Le specie vegetali presenti sono varie e degne di attenzione: alte sequoie, possenti cedri del Libano, eleganti cipressi, abeti rossi, profumati tigli continuano ad avere una funzione non solo ornamentale: sono la testimonianza della cultura, del gusto e dell’arte di coloro che tanti anni fa hanno realizzato questo gioiello.
[modifica] Eventi
Incantevoli e coinvolgenti sono le manifestazioni che si svolgono durante l’anno in città. La processione del Venerdì Santo è tra gli appuntamenti più importanti della tradizione campobassana. Vi partecipa un maestoso coro di oltre mille cantori che, intonando il “Teco vorrei”, fa rivivere all’immensa folla di fedeli, raccolta lungo le vie principali della città, gli avvenimenti della Passione di Gesù. Il 31 maggio, in occasione della festività della Madonna dei Monti, si realizza, lungo le strette vie del borgo antico, una suggestiva infiorata con la quale si illustrano scene sacre e simboliche . La manifestazione più coinvolgente che richiama una moltitudine di persone da ogni parte d’Italia in occasione della festività di Corpus Domini è la sagra di Misteri. La Sagra, che è la più importante manifestazione della cultura popolare e religiosa molisana, consiste in una sfilata di tredici “Misteri” o “macchine” o “ingegni” ideati dall’artista Paolo Saverio di Zinno nel 1748. Le strutture, poggianti su basi di legno, sono state realizzate in una lega d’acciaio molto flessibile. Esse sono portate a spalla da gruppi di portatori che avanzano al ritmo scandito dal capo mistero e cadenzato dalla banda musicale. I “Misteri” rappresentano “quadri del Vecchio e Nuovo Testamento”. A Campobasso i “Misteri” sono viventi: bambini, anziani e adulti, si trasformano in santi, angeli e demoni; ancorati alle strutture in acciaio e legno appositamente rivestite, offrono una visione surreale e generano l’impressione che i personaggi aleggino veramente nell’aria. Ogni anno si svolge anche un corteo in costumi d’epoca per rievocare un importante evento storico del cinquecento: la pace fra Crociati e Trinitari. La sfilata, che si snoda per le strade del centro cittadino, fa rivivere l’atmosfera affascinante del tempo passato.
[modifica] Cultura e sviluppo
Campobasso è considerata una tra le città Universitarie più importanti del Centro Italia. La presenza dell'Università Cattolica con il centro di ricerca ad alta specializzazione medica e le numerose facoltà che l'Università del Molise offre all' utenza (Giurisprudenza, Economia, Medicina, Chirurgia, Scienze agrarie, ecc.) contribuiscono allo sviluppo sociale e culturale che la città sta vivendo in questi anni. Inoltre,grazie alla vicinanza di importanti siti di età sannitica e romana (Saipins,Saepinum,Monte Vairano,Pietrabbondante), nel capoluogo del Molise è presente il Museo Sannitico che raccoglie interessanti e preziosi reperti archeologici delle popolazioni italiche che abitavano questi territori. Di rilievo culturale è il Teatro Savoia che oltre ad essere uno dei monumenti più significativi della città offre ogni anno importanti rassegne teatrali di interesse nazionale ed internazionale.
È sede del LUG Campobasso Linux User Group
[modifica] Economia
L'economia della città è principalmente basata sul commercio e sulla lavorazione dei prodotti agricoli( oleifici, distillerie, pastifici,...) e sul pubblico impiego che è legato alla sua funzione di capoluogo regionale. Sono da ricordare alcune lavorazioni di prodotti artigianali come la produzione di coltelli e forbici, attività che si svolgeva sin dall'epoca medievale, durante la quale le officine di Campobasso erano considerate tra le più importanti d'Europa.
[modifica] Galleria fotografica
[modifica] Turismo
Il territorio del capoluogo del Molise offre al visitatore scenari storici ed ambientali di prima qualità. Da Campobasso possono essere facilmente raggiunte le più importanti stazione sciistiche dell' Appennino:Campitello Matese,Capracotta,Roccaraso. Per chi ama la natura importanti sono l' Oasi del WWF di Monte Mutria, il massiccio del Matese, la riserva di Collemeluccio con le sue estensioni di boschi di abete bianco, la riserva di Montedimezzo ed il Parco nazionale d'Abruzzo,Lazio e Molise ricchissimo sia dal punto di vista floreale e soprattutto faunistico per la presenza dell' orso bruno, del camoscio, del lupo,del cervo e della lince. Per gli amanti della storia da non perdere l' area archeologica di Saepinum con i suoi monumenti e quella di Pietrabbondante con il suo teatro sannitico. Per quanto riguarda il turismo religioso da non perdere sono la chiesa di Santa Maria della strada in agro di Matrice a pochi chilometri dal capoluogo, la chiesa di Santa Maria del canneto sulle sponde del fiume Trigno, il Santuario dell'Addolorata, patrona del Molise, a Castelpetroso e l'Abbazia di San Vincenzo al Volturno.
[modifica] Sport
La città è dotata di impiantistica sportiva tra le quali primeggia lo stadio "Nuovo Romagnoli" di capienza di 25.000 spettatori, il quale ha ospitato la nazionale di calcio il 3 giugno 2003. Dopo un passato glorioso il Campobasso Calcio gioca nella serie D. Tra i risultati sportivi più famosi si ricorda la vittoria del Campobasso sulla Juventus di Platini e Boniek nel febbraio 1985. Qui è nato Mimmo Celi, arbitro di calcio promosso nella CAN A-B dopo lo scandalo Calciopoli. Il 26 maggio 1989 la 6^ tappa del Giro d'Italia 1989 si è conclusa a Campobasso con la vittoria dello svizzero Stephan Joho. Tra le altre squadre sportive ivi presenti, è attiva da anni quella di pallamano, che nel 2006/2007 disputerà per la prima volta il campionato di serie A2.
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