Dialetto bresciano
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Dialetto Bresciano () † | |
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Parlato in: | Italia |
Regioni:Parlato in: | Provincia di Brescia |
Persone: | ~1.000.000 |
Classifica: | Non in top 100 |
Filogenesi: |
Indoeuropee |
Statuto ufficiale | |
Nazioni: | - |
Regolato da: | nessuna regolazione ufficiale |
Codici di classificazione | |
ISO 639-2 | roa |
SIL | LMO (EN) |
Lingua - Elenco delle lingue - Linguistica | |
Il dialetto bresciano (dialet brehà o dialet bresà), è un dialetto di tipo gallo-italico (più precisamente appartenente ai dialetti lombardi orientali) della lingua lombarda .
Indice |
[modifica] Caretteristiche principali
Il lessico per gran parte ha origini latine esattamente come nella lingua italiana: infatti i dialetti del lombardo sono nati dal latino volgare parlato in quei territori popolati dai Galli (o Celti) e più tardi invasi dai Longobardi che hanno lasciato alcune tracce. Ad esempio la presenza delle cosiddette "vocali turbate" ö ed ü rende la pronuncia di alcune parole come dür, mür, öf e disnöf molto simile a quella del francese (altra lingua neolatina nata in territorio gallico). Vi sono poi termini entrati nel bresciano tramite altre lingue quali francese o italiano in secoli più recenti.
Il dialetto bresciano, come gran parte dei dialetti italiani e delle lingue minoritarie regionali italiane, fino a cinquant'anni fa era il linguaggio di ogni giorno e conosciuto da tutti nella provincia di Brescia, poiché poche persone conoscevano un italiano corretto. In particolar modo in provincia (dove fino agli anni Sessanta il 70% dell'economia girava attorno all'agricoltura e allevameno) il bresciano era l'unico idioma conosciuto. Oggi, seppure permane in larga misura, accanto ad un'ampia conoscenza dell'italiano, ha perso quella vasta varietà di vocaboli, chiaramente diversi dall'italiano, che soprattutto in ambito agricolo rendevano classificabile ogni singolo utensile. E' possibile sentire vocaboli ormai desueti, in particolare relativi all'ambito agricolo, solo da persone di età avanzata. Tra le generazioni più giovani è in uso un dialetto fortemente contaminato dall'italiano.
[modifica] Zona di diffusione
La distribuzione del dialetto bresciano, è con buona approssimazione assimilabile con i confini provinciali, sebbene quella di Brescia sia una provincia molto estesa e perciò anche il dialetto risente delle influenze di chi c'è attorno. Nella zona occidentale si risente molto del confinante dialetto bergamasco, fatto che porta molto spesso ad aspirare le -s (es.sô pasàt per 'nà a Brèsa diventa hô pahàt per 'nà a Brèha). Nella bassa vi è l'influsso del cremonese e del mantovano (che fa talvolta sostituire le -u alle -o, o le -i alle -e), sebbene in quest'ultimo caso sono più i paesi dell'Alto Mantovano ad essere influenzati dal bresciano.
[modifica] Proverbi bresciani
- Ai cà màgher ghe a dré le mósche.
Le mosche inseguono i cani magri. Significato: Ai poveri capitano più difficoltà
- A fa 'l galantòm, nó sè deènta siòr.
Comportandosi onestamente non si diventa ricchi.
- Caàl biànc e bèla moér i t'è sèmper en dei pensér.
Cavallo bianco e moglie bella ti danno sempre da pensare.
- 'Na spusa buna nó l'è mai galina capuna.
Una buona sposa non ha tempo per ingrassare.
- Freechèssa dè scatulì, freschèssa dè büratì.
Floridizza da belletti, freschezza da burattino
- Se la fónna l'è 'na belèsa, töt quànt el mond èl sè interèssa.
Quando la donna è bella, tutto il mondo si interessa (a lei)
- La belessa de le fónne l'è nèi öcc dei òm.
La bellezza delle donne sta negli occhi degli uomini.
- La fònna che g'ha nisü udur, la sènt dì bù.
La donna che non si profuma, ha un buon odore.
- Le fònne le gha quater armamèncc: lèngua, önge, lagrime e svenimèncc.
Le donne hanno quattro armi: lingua, unghie, lacrime e svenimenti
- Chi g'ha del talènt, l'è a pòst ogni momènt.
Chi ha talento trova sempre lavoro.
[modifica] Grammatica
[modifica] La Fonetica del bresciano
I suoni del dialetto bresciano sono essenzialmente quelli dell’italiano, con intrusione dei suoni vocalici ü [y] ö [ø] in aggiunta alle cinque vocali italiane e l'ammorbidimento dei suoni dell’italiano z (dolce [dz] e aspro [ts]) nei corrispondenti suoni di s (rispettivamente dolce [z] e aspro [s]). Manca inoltre il suono dell’italiano gl+e/i [l], sostituito, dal suono lungo di i come nell'italiano buio [j]. Con le altre lingue neolatine condivide il suono di gn [h] dell’italiano gnomo. E’ difficile parlare di bresciano scritto, in quanto stiamo trattando di un dialetto, lingua quindi prettamente parlata. Generalmente tutti i suoni che esistono in italiano si trascrivono con le lettere e le combinazioni di lettere italiane corrispondenti con l’eccezione della s dolce [z] per la quale si userà il simbolo z, in parallelo all’inglese e al francese, in modo da rendere sempre univoca la traduzione fonetica (s= s aspra [s], z = s dolce [z]). I suoni che non sono rappresentati in italiani sono essenzialmente tre: la u francese [y], la ö tedesca [ø], trascritte rispettivamente con ü e ö. Il terzo è un suono peculiare che somiglia un po’ all’inglese al [a] in calm. Per questo suono non si è ricorsi ad alcun simbolo particolare perché presente unicamente riconoscibile: sostituisce la a [a] italiana in finale di parola, quando non c’è accento tonico su di essa: in quel caso il suono è, come in italiano [a]. Per esempio in “fasa” (fascia) la prima a è [a], mentre la seconda è [a], cioè [fasa]. Esiste nel bresciano la possibilità di trovare il suono dell’italiano c+i/e [tò] in finale di parola o preceduta da s. La trascrizone scelta è la doppia c: cc, non altrimenti presente (le consonanti raddoppiate dell’italiano non esistono); per esempio “gacc” [gatò] (gatti) e sccèt [stòet] (ragazzino). Le e e le o possono essere aperte o chiuse come in italiano; nella nostra trascrizone, in linea con chi ci ha preceduto, esplicitiamo la pronuncia della vocale quando con accento tonico(cioè è,ò aperta; é,ó chiusa).