Dieta (storia)
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Nell'antico diritto dei germani la dieta (Tag) era la riunione del popolo per le decisioni più importanti (prima fra tutte l'elezione del sovrano). Nel Sacro Romano Impero era un'assemblea che riuniva il sovrano (re o imperatore) e i maggiori principi dell'impero, con compiti di carattere prevalentemente legislativo (anche se nella struttura costituzionale del medioevo non esisteva una separazione tra poteri, e infatti le diete agivano anche come organi giurisdizionali ed esecutivi).
Si distingue tra
- "dieta reale" o "di corte" (ted. Hoftag) di carattere maggiormente informale, e destinata ad affrontare questioni contingenti.
- "dieta imperiale" (ted. Reichstag), con norme procedurali maggiormente definite e per questioni che riguardavano l'impero nel suo complesso.
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[modifica] Dieta reale
Per dieta reale s'intendeno le riunioni informali dell'imperatore con alcuni grandi dell'impero. L'uso di riunirsi a corte per prendere assistere il sovrano nel prendere decisioni si sviluppa dall'obbligo feudale di assistere il re con azioni e consigli. Queste riunioni vengono denominate in maniere diverse: parlamentum, conventus, colloqium, curia, curia regis. Per sottolinearne l'importanza venivano talvolta accompagnate dall'aggettivo "magnus" o "solemnis". Queste riunioni differivano dalle normali consultazioni che avvenivano a corte solamente per la presenza di personaggi invitati appositamente, che potevano essere principi, nobili, alti prelati, ma anche rappresentanti di stati esteri. A partire dal secolo XIII a tali diete vennero invitati anche i rappresentanti delle libere città imperiali. Le diete erano organizzate secondo l'etichetta di corte, e si riferivano unicamente alla persona del re (e non all'impero nel suo complesso).
Il re poteva decidere liberamente quando convocare una dieta e chi dovesse farne parte. È più difficile invece individuare i casi in cui i principi avevano un compito semplicemente consultivo da quelli in cui il loro consenso era vincolante per la validità delle decisioni prese. In ogni caso, dal dovere di consigliare il re, si sviluppò ben presto il diritto dei principi di venir consultati in caso di particolari decisioni che riguardavano l'impero, per esempio in caso di guerra. In ogni caso restava per lo più alla discrezionalità del re decidere quando chiedere consiglio, e quando ricercare il consenso dei principi: non si trattava di una partecipazione istituzionalizzata al potere regio da parte dei principi.
Le fonti medievali che riguardano decisioni politiche importanti, o disposizioni sul patrimonio imperiale sottolineano che tali decisioni sono state prese con il "consiglio" e il "consenso" dei principi. In tali documenti questi due termini erano sinonimi per quanto riguarda la validità dei documenti: qualora in principe non fosse stato invitato, o fosse di avviso diverso dal re, non si riteneva vincolato dalle decisioni della dieta.
Dopo l'interregno (il periodo tra la fine del regno di Corrado IV, 1254, e l'elezione di Alberto I, 1273) il ruolo dei principi elettori crebbe, in quanto solo costoro, e non altri, poterono prender parte alle diete in qualità di principi imperiali, ed inoltre confermavano il loro consenso alla volontà del sovrano attraverso delle cosiddette Willenbriefe (lettere di volontà). Ma anche in questo caso non si riscontra alcun obbligo del sovrano di ottenere tali Willenbriefe per la validità dei propri decreti.
Dalla fine del XIV secolo il sovrano si occupò sempre più dei propri territori dinastici, e per questo acquistarono un importanza sempre maggiore le "diete senza re", nelle quali i grandi dell'impero si riunivano senza una precisa iniziativa reale. Fu da queste "diete senza re" che, alla fine del XV secolo, si sviluppò la Dieta imperiale.
[modifica] Dieta Imperiale
Il termine Dieta imperiale (Reichstag) si riferisce in origine all'assemblea degli stati del Sacro Romano Impero. Queste assemblee cominciarono ad essere convocate, accanto alle più informali diete reali, nel XII secolo, e divennero parte integrante della costituzione dell'impero nel 1495, con un trattato tra l'imperatore e i rappresentanti degli stati.
La dieta imperiale venne convocata, a intervalli irregolari, in una città vescovile o imperiale, e offriva agli stati un contrappeso all'autorità centrale degli imperatori. Nel 1663 venne istituita la "Dieta perpetua", con sede a Regensburg, assemblea permanente dei rappresentanti degli stati.
[modifica] Storia
Sino al 1663 la dieta imperiale fu convocata una quarantina di volte, e si riunì per un periodo che poteva andare da alcune settimane fino a qualche mese. Quando non era ancora un'istituzione permanente dell'impero, la dieta aveva inizio con la lettura della "Proposizione Imperiale", ovvero l'ordine del giorno, che era stabilito dall'imperatore, e terminava con la lettura e la promulgazione delle decisioni della dieta (recessus imperii). L'ultima dieta prima dell'istituzione della dieta perpetua fu convocata a Regensburg, per trattare argomenti che non erano stati considerati dalla pace di Vestfalia.
Non esiste alcuna decisione formale che fece di quella del 1663 la dieta "perpetua", ma ciò era implicito nelle disposizioni della pace di Vestfalia. La dieta - secondo l'opinione della moderna storiografia - non divenne mai un vero parlamento, né un organo permanente di rappresentanza del popolo, ma rimase un'istituzione che rappresentava gli stati e i principi elettori. Divenne ben presto una riunione di rappresentanti, cui ben raramente prendevano parte gli stati dell'impero. Continuò ad esistere fino al 1806, anno nel quale l'impero venne formalmente sciolto (Reichsdeputationausschuss).
[modifica] Composizione e organizzazione
Dal 1489 la Dieta imperiale comprendeva tre collegi:
- Collegio degli Principi elettori: presieduto dall'Arcivescovo di Magonza. I Principi Elettori, come stabilito dalla Bolla d'oro del 1356, erano sette, numero che crebbe a otto con la pace di Vestfalia e a nove nel 1692. Nel 1777 due principati vennero unificati, ed il numero dei principi elettori tornò otto.
- Collegio dei principi: tutti gli altri principi, anche ecclesiastici, presieduto talvolta dall'arcivescovo di Salisburgo, talvolta dal Duca d'Austria. Comprendeva, nel 1800, 100 seggi, divisi in due "banchi", uno di 37 membri per i principati ecclesiatici, l'altro (63 membri) per i principati secolari.
- Collegio delle città libere ed imperiali: presieduto da Regensburg, quale città ospite, comprendeva 51 seggi, divisi in un "banco renano" per le città imperiali della Germania settentrionale e centrale, ed un "banco svevo" per le città della Germania meridionale.
Solamente l'imperatore aveva il potere di convocare la Dieta, ma, a partire dalla capitulatio cesarea di Carlo V (1519), il sovrano doveva richiedere l'autorizzazione ai Principi elettori. L'imperatore manteneva altresì il diritto di stabilire l'ordine del giorno, anche se in realtà non poteva influire più di tanto sugli argomenti in discussione. La dieta era presieduta dall'arcivescovo di Magonza, il quale presiedeva anche il collegio dei principi elettori. Il collegio dei principi veniva presieduto a turno dal duca d'Austria e dall'arcivescovo di Salisburgo, mentre la presidenza del collegio delle città imperiali era affidata alla città nella quale, volta per volta, la dieta si svolgeva.
Poiché dal 1663 la "dieta perpetua" non poteva essere terminata, formalmente non era nemmeno possibile ratificare le decisioni prese attraverso un "recessus imperii" (vedi sopra), e per questo essi venivano emanati da parte del Prinzipalkommissar, il rappresentante dell'imperatore presso la Dieta, nella forma di un "Decreto della Commissione Imperiale".
La dieta deliberava su di una grande varietà di temi, per i quali era necessario raggiungere un consenso tra l'imperatore e i rappresentati degli stati.La competenza della dieta si estendeva sulla struttura del governo, e sulle questioni amministrative, giuridiszionali e militari che riguardavano l'impero nel suo insieme. Venivano poi discussi i problemi legati al mantenimento e alla proclamazione dei landfrieden, la regolamentazione della pacifica convivenza tra diverse confessioni religiose, le dichiarazioni di guerra e i trattati di pace, il finanziamento delle istituzioni imperiali, oltre all'impostazione dell'economia nell'impero.
Il processo decisionale era molto lungo e complesso: ogni stato prendeva una decisione, tramite una votazione per la quale poteva valere sia il principio di maggioranza che quello dell'unanimità. Si cercava poi di elaborare una decisione comune, da sottoporre all'imperatore. Le proposte del collegio dei principi elettori e quelle del collegio dei principi avevano un peso determinante, mentre il voto del collegio delle città aveva un'importanza secondaria, e spesso non veniva nemmeno preso in considerazione. Le contrattazioni avvenivano al di fuori dei collegi, e spesso, per esse, valeva il principio del voto a maggioranza, a differenza della seduta plenaria, nella quale valeva il principio dell'unanimità.
Per via della sempre maggiore complessità dei processi decisionali si tentò di facilitare le decisioni ricorrendo a diverse commissioni, alle quali partecipavano generalmente degli esperti in rappresentanza degli stati dell'impero. Fu così che, a partire dal secolo XVI, si sviluppò un'elité di esperti e politici specializzati in questo tipo di trattative.
[modifica] Voci correlate
[modifica] Bibliografia
- Karl-Friedrich Krieger: König, Reich und Reichsreform im Spätmittelalter (Enzyklopädie Deutscher Geschichte, Band 14), Monaco di Baviera 2005. ISBN 3-486-57670-4
- Malte Prietzel: Das Heilige Römische Reich im Spätmittelalter, Darmstadt 2004. ISBN 3534151313
- Peter Claus Hartmann: Das Heilige Römische Reich deutscher Nation in der Neuzeit 1486–1806, Stoccarda 2005. ISBN 3-15-017045-1.
- Axel Gotthard: Das Alte Reich 1495–1806 , Darmstadt 2003. ISBN 3534151186
- Helmut Neuhaus: Das Reich in der frühen Neuzeit, (Enzyklopädie Deutscher Geschichte Band 42) Monaco di Baviera 2003. ISBN 3-486-56729-2.
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