Giannantonio Manci
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Il Conte Giannantonio Manci è stato un eroe della resistenza italiana (Trento, 14 dicembre 1901 - Bolzano, 6 luglio 1944).
Era il figlio del Conte Massimiliano Manci e di Giulia Sardagna. La famiglia di orientamento garibaldino mazziniano, fu amico di Gigino Battisti (figlio di Cesare Battisti) e partecipò con questo e con il fratello Sigismondo all'impresa di Fiume.
Fin dall’anno 1920, iscrittosi al Partito Repubblicano Italiano, animò la sua sezione trentina, assumendo immediatamente posizione contro il fascismo e cominciando una campagna per più di vent’anni contro quella dittatura verso cui non si fece mai illusioni, criticando senza riserve il fenomeno fascista, definendolo controrisorgimentale.
Nel 1924 si avvicinò a Randolfo Pacciardi, tra i fondatori del movimento “Italia Libera”. A Trento, il 16 novembre 1923, un gruppo di ex combattenti iscritti all’Associazione Nazionale Combattenti formò una sezione dell’associazione “Italia Libera”, intitolata a Cesare Battisti.
La sezione del capoluogo trentino di “Italia Libera” ebbe vita breve, come le altre d'altronde. Infatti i suoi membri furono obbligati ad operare nella clandestinità. Nel periodo clandestino, il gruppo trentino di “Italia Libera” organizzò con successo l’espatrio di numerosi antifascisti tra cui Egidio Reale, Pacciardi, Masini, Angeloni, la moglie e le figlie di Bruno Buozzi, la moglie di Schiavetti.
Dopo l’annuncio dell’armistizio, Manci cominciò ad ammassare in luoghi sicuri munizioni ed esplosivo, che poteva reperire dato il suo lavoro di commerciante in questo settore.
Il 20-21 settembre 1944 si svolge la prima riunione del Comitato di Liberazione di Trento: erano presenti Manci, Ottolini, Pincheri, Disertori, Bacchi ed De Unterrichter; viene nominato capo della Resistenza Trentina come presidente del CLN di Trento.
Viene arrestato dalla Gestapo il 28 giugno 1944 a causa dell'azione di Fiore Lutterotti, spia al servizio della polizia nazista che presentò un rapporto, datato 7 giugno 1944, in cui descrisse dettagliatamente la brigata “Cesare Battisti”.
Muore gettandosi dal terzo piano della finestra della sede della Gestapo di Bolzano per sfuggire alla tortura il 6 luglio 1944.