Palinodia
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Stesicoro scrisse la Palinodìa di Elena nel tentativo di riacquistare la vista, convinto di averla persa a causa di una maledizione infertagli, secondo le diverse teorie, dai Dioscuri o da Era. Stesicoro infatti, in una delle sue opere ispirata alla versione omerica della guerra di Troia, aveva insultato Elena attribuendole le cause del conflitto, e subito dopo perse la vista. Capito l'errore commesso, si affrettò a cercare il perdono e a ritrattare quanto affermato, componendo la Palinodìa di cui si conosce solo un frammento:
'In tutta questa storia, non c'è nulla di vero: tu non andasti mai sulle navi compatte, agli spalti di Troia tu non giungesti mai.' (trad. di F.M. Pontani, in I lirici greci, Einaudi, 1969, Torino)
Questa teoria si basa su una variante della leggenda per cui non fu Elena ad andare a Troia con Paride, bensì una sua immagine (eidolon). Secondo questa teoria la vera Elena fu portata in Egitto, alla corte di Proteo, per tenerla al sicuro durante la guerra.
"Palinodia al marchese Gino Capponi" Questa poesia fu scritta dal Leopardi tra il 1834 e il 1835 a Napoli. Se "Aspasia" chiudeva con l'esperienza amorosa, questa "Palinodia" piuttosto che chiudere con l'esperienza politica - culturale dei suoi amici toscani chiudeva con un suo acerrimo nemico cioè con il Tommaseo. Difatti mentre il tema culturale sarà riperso nell'ultima grande opera poetica, non vi sarà più parola per il Tommaseo, anche se quest'ultimo aveva colpito nel segno. Infatti, il Leopardi nelle sue due ultime liriche non concentrerà il suo io, ma svilupperà il tema della vecchiaia in terza persona e il tema del Vesuvio, riservandosi una piccola parte per lui. Nell'ottava strofa di questa "Palinodia" il Leopardi risponde al Tommaseo, il quale lo aveva direttamente accusato di pochezza di spirito e di distogliere lo sguardo dai problemi sociali. Il Leopardi risponde di par suo dicendo che non fare materia della poesia i bisogni sociali perché già questi bisogni sono risolti dai mercati e dalle industrie. In questo modo il Leopardi difendeva la poesia lirica, ma soprattutto difendeva la poesia come messaggio artistico, individuale ed estetico. Mentre il Tommaseo era un integrato al sistema borghese, il Leopardi era un critico al sistema borghese, difendendo la sua personale concezione della vita che era materialistica, ateistica e pessimistica.
[modifica] Parafrasi della poesia "Palinodia al marchese Gino Capponi"
Errai, candido Gino; errai per molto tempo
E di gran lunga. Stimai la vita misera e vana, e
Sbagliai nel ritenere questa epoca, che ora sta
Passando, insulsa più di ogni altra.
La mia lingua fu intollerabile alla beata umanità,
se si deve, o piuttosto se si può,
dire mortale l'uomo.
L'alta umanità, che vive nell'eden profumato,
rise la meraviglia e lo sdegno e disse che io,
trascurato e sfortunato, e incapace e inesperto
di piaceri, credevo che il mio destino e
il mio male fosse comune all'umanità.