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Santo Stefano d'Ungheria - Wikipedia

Santo Stefano d'Ungheria

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Stefano il Grande che impugna la doppia croce: scultura equestre opera di Alajos Stróbl, 1906, che sormonta il "Bastione del pescatore" a Budapest.
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Stefano il Grande che impugna la doppia croce: scultura equestre opera di Alajos Stróbl, 1906, che sormonta il "Bastione del pescatore" a Budapest.
Copia moderna della medievale Sacra, Angelica, et Apostolica Regni Hungariae Corona (l'originale oggi si conserva nel Parlamento di Budapest), secondo la tradizione sarebbe la corona donata dal Papa di Roma al re Stefano. Secondo alcuni, in realtà, questa non è quella donata dal Papa, ma sarebbe stata donata dall'imperatore romano d'Oriente "al nostro fedele alleato Geza, re di Turchia", come reciterebbe una scritta in greco posta su di essa.
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Copia moderna della medievale Sacra, Angelica, et Apostolica Regni Hungariae Corona (l'originale oggi si conserva nel Parlamento di Budapest), secondo la tradizione sarebbe la corona donata dal Papa di Roma al re Stefano. Secondo alcuni, in realtà, questa non è quella donata dal Papa, ma sarebbe stata donata dall'imperatore romano d'Oriente "al nostro fedele alleato Geza, re di Turchia", come reciterebbe una scritta in greco posta su di essa.

Stefano il Santo o Stefano d'Ungheria (István király (re Stefano) in ungherese) (975 ? - 15 agosto 1038), venerato come santo dalle Chiese cristiane, è stato il primo re d'Ungheria, fondatore dello Stato e della Chiesa ungheresi.

Nel suo ricordo, nel 1764, l'imperatrice Maria Teresa, che era anche regina d'Ungheria, istituì l'ordine di Santo Stefano.

Indice

[modifica] La vita

Figlio del principe magiaro Géza e di Sarolt, figlia di Gyula, reggente della Transilvania. Invero, alcune fonti polacche rivendicano la maternità per la principessa polacca Adelajda della dinastia dei Piast, seconda moglie di Géza, dopo la morte di Sarolt; tuttavia questa versione è giudicata infondata dalla maggioranza degli storici.

Stefano nacque nella città di Strigonio (Esztergom), gli venne dato il nome di Vajk (che significa eroe). All'età di 10 anni, Vajk fu battezzato, come prerequisito per l'accettazione della corona data a Roma, da Adalberto da Praga e ricevette come nome di battesimo Stefano (in onore del protomartire santo Stefano, patrono della chiesa di Passau).

Intorno al 995 sposò Gisella di Baviera, figlia di Enrico II il litigioso e di Gisella di Borgogna. Stefano e Gisella ebbero almeno tre figli: due maschi, Imre (poi canonizzato come san Emerico) e Otto, e una femmina, Edvige. Stefano soppravvisse a tutti i suoi figli. Non essendovi discendenti diretti a reclamare il trono alla sua morte, avvenuta nel 1038, il nipote Pietro Orseolo (suo erede nominato, figlio di Maria, sorella di Stefano, e del doge di Venezia Ottone) e il cognato Samuele Aba (marito della sorella minore di Stefano) si contesero la corona. Seguirono nove anni di instabilità finché il cugino di Stefano, Andrea I venne incoronato re d'Ungheria nel 1047, riportando sul trono la dinastia degli Arpad (anche se molti storici ungheresi considerano comunque sia Pietro che Samuele appartenenti alla dinastia degli Arpad).

Tra il 995 e il 997, Stefano (che si faceva ancora chiamare "Vajk") fu principe di Nitra (nell'odierna Slovacchia).

Stefano riuscì ad imporre la propria supremazia su tutti gli altri nobili magiari, primo fra tutti Koppány, potente guerriero e suo zio, che era rimasto pagano. La vittoria di Stefano su Koppány fu possibile anche grazie ai rinforzi dati dai Germani [citazione necessaria]. Stefano divenne principe degli Ungheresi in Transdanubia nel 997, alla morte del padre e riuscí a portare a compimento l'unificazione, sotto di sé, di praticamente tutte le tribù magiare nel 1006. La tradizione ungherese vuole che Stefano sia stato elevato al rango di re il 20 agosto 1000. Per l'occasione papa Silvestro II invió a Stefano una magnifica corona d'oro e pietre preziose, accompagnadola con la croce apostolica ed una lettera di benedizione, riconoscendo così ufficialmente Stefano come il re cristiano d'Ungheria. L'incoronazione ebbe luogo il 1 gennaio 1001, (altre fonti datano l'evento al Natale del 1000). L'ascesa al rango reale furono anche favoriti dall'imperatore Ottone III del Sacro Romano Impero nel suo disegno di costituzione di un grande impero cristiano.

Stefano avrebbe voluto abdicare per ritirarsi ad una vita di contemplazione spirituale affidando il regno nelle mani dell'unico figlio ancora vivente, Imre, tuttavia nel 1031 questi venne ferito a morte in un incidente di caccia. Dall'elogio funebre per il figlio:

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«\mathfrak{P}er un imperscrutabile disegno divino la morte lo ha preso,
così che la malvagità non possa corromperne l'anima
e che ingannevoli pensieri non possano deviarne la mente –
come il Libro della Sapienza insegna per le morti premature.»

Portò il lutto per la morte del figlio Imre (che era il principe ereditario e, per quanto si sa, l'unico dei tre figli ad aver raggiunto l'età adulta) per moltissimo tempo, il che finì per influire negativamente sulla salute di Stefano. Quando si riprese, non riuscì più a tornare al precedente vigore[citazione necessaria]. Senza più figli, non gli riuscì neppure di trovare tra i suoi consanguinei qualcuno che fosse contemporaneamnte in grado di governare con capacità il paese e desideroso di preservare la fede cristiana nel regno[citazione necessaria]. Senza aver scelto un erede, Stefano morì ad Albareale (Székesfehérvár) (una cittá da lui fondata nell'Ungheria centrale) nel giorno della festa dell'Assunta e là fu sepolto. Si narra[citazione necessaria] che sia la nobiltà che i sudditi abbiano tenuto il lutto per tre anni consecutivi.

[modifica] Il governo

La statua dedicata a Stefano I a Miskolc
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La statua dedicata a Stefano I a Miskolc

Stefano suddivise l'Ungheria in 40-50 unità amministrative e continuò l'opera del padre applicando il sistema di organizzazione decimale. Organizzò l'Ungheria in dieci diocesi, imponendo che ogni dieci villaggi fosse eretta una chiesa il cui parroco era mantenuto a spese dei villaggi medesimi. A Stefano si debbono le cattedrali di Albareale e di Strigonio, il convento di Veszprém, l'abbazia benedettina di Pannonhalma (oggi riconosciuta come patrimonio dell'umanità dall'UNESCO) e il monastero dei Santi Pietro e Paolo ad Óbuda. All'interno delle abbazie e dei monasteri trovarono sede le scuole che presto divennero importanti centri culturali. Alla corte di Stefano operarano, tra gli altri, san Astrico come consigliere e san Gerardo Sagredo come tutore per il figlio Emerico.

Stefano contrastò le usanze pagane e favorì la diffusione del cristianesimo con numerose leggi, tra cui quella che aboliva l'antico alfabeto runico magiaro e rendeva il latino lingua ufficiale. Stefano fece generose offerte alle chiese, visitandole spesso di persona e sovraintendendo alla loro costruzione. Secondo la tradizione devozionale, non di rado si travestiva da contadino quando era in viaggio ed offriva denaro ai poveri che incontrava;[citazione necessaria] in un'occasione, sempre secondo la leggenda, venne picchiato e derubato da un gruppo di questuanti a cui stava versano un obolo, tuttavia li perdonò e risparmiò loro la vita (nel medioevo il reato di lesa maestà era normalmente punito a morte)[citazione necessaria].

Invitò all'apertura verso gli stranieri e - diremmo oggi - al multiculturalismo, infatti, nei suoi avvertimenti al figlio Imre, così scriveva:

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«\mathfrak{G}li ospiti e gli stranieri devono occupare un posto nel tuo regno. Accoglili bene e accetta i lavori e le armi che possono recarti; non aver paura delle novità; esse possono servire alla grandezza e alla gloria della tua corte. Lascia agli stranieri la loro lingua e le loro abitudini, giacché il regno che possiede una sola lingua e da per tutto i medesimi costumi è debole e caduco ("unius linguae, uniusque moris regnum imbecille et fragile est"). Non mancare giammai di equità né di bontà verso coloro che sono venuti a stabilirsi qui, trattali con benevolenza, affinché essi si trovino meglio presso di te che in qualsiasi altro paese.»

[modifica] Il culto

[modifica] La canonizzazione

Poco dopo la morte di Stefano, iniziarono le segnalazioni di miracoli di guarigione che sarebbero accaduti nei pressi della sua tomba. Stefano venne canonizzato da papa Gregorio VII nel 1083 come santo Stefano d'Ungheria. I cristiani lo venerano come santo patrono d'Ungheria, dei re, dei morti prematuri, dei lavoratori edili, degli scalpellini e dei muratori. La sua festa liturgica ricorre il 16 agosto, ma in Ungheria la festività principale a lui dedicata è il 20 agosto, giorno in cui le sue spoglie furono trasferite a Buda, ma anche il giorno in cui sarebbe stato incoronato re. Questo giorno in Ungheria è festa nazionale.

Nel 2000 Stefano è stato canonizzato anche dalla Chiesa Ortodossa.

Tratto dagli avvertimenti di Stefano al figlio Imre:

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«\mathfrak{M}io figlio adorato, gioia del mio cuore, speranza dei tuoi posteri, ti prego, ti ordino, che in ogni tempo e in ogni cosa, forte della tua devozione verso di me, tu sappia mostrare benevolenza non solo verso parenti ed amici, o verso le persone di rilievo, siano esse comandanti o ricchi o vicini o signori del contado, ma anche verso gli stranieri e quanti altri verranno a te. Compiendo il tuo dovere in questo modo raggiungerai la più grande felicitá. Abbi pietá verso coloro che hanno patito violenze, conservando sempre nel cuore l'esempio di Nostro Signore che disse: "desidero la misericordia non il sacrificio". Sii paziente con tutti, non solo con il potente ma anche con il debole.

Infine sii saldo affinché la buona sorte non ti sollevi troppo e le avversità troppo non ti abbattano. Sii umile in questa vita, in modo che Dio ti possa esaltare nella prossima. Sii sinceramente moderato e non punire o condannare nessuno oltre giusta misura. Sii morigerato cosí da non entrare mai in contrasto con la giustizia. Sii onoreovole così da non arrecare mai volontariamente danno a qualcuno. Sii casto così da fuggire tutte le follie della lussuria come il morso della morte.

Tutte queste virtù che ti ho indicato fanno la corona reale, e senza di esse nessuno è adeguato a regnare qui sulla terra o ad entrare nel regno dei cieli.»

[modifica] Le reliquie

La principale reliquia è la mano destra (o, per i devoti, "la sacra destra") che viene portata in processione in occasione della festa del 20 agosto. La storia della mano destra ebbe inizio quando un monaco la trafugò nel proprio monastero, dopo averla amputata e sottratta dalla tomba di pietra in cui le spoglie del re erano state trasferite per maggiore sicurezza durante il periodo di rivolte seguito alla sua morte. Del macabro furto ci si accorse nel 1083 quando re Ladislao I ordinò la riesumazione in occasione della santificazione decisa dal Papa. Si narra che per recuperare la mano, senza la quale (secondo la narrazione) il corpo non avrebbe potuto essere santificato, Ladislao stesso, fingendosi pellegrino, si recò al monastero[citazione necessaria]. Durante il periodo di dominazione turca si persero le tracce della mano. Secoli dopo venne ritrovata nella cittá dalmata di Ragusa, e poté tornare in Ungheria grazie all'imperatrice Maria Teresa che la affidò ad un convento. In seguito fu traslata nella basilica di Santo Stefano a Budapest, dove ancora oggi è custodita.

Frammenti ossei sono custoditi in numerose chiese ungheresi. Secondo alcuni sarebbe infondata la tradizione che identifica la corona ricevuta a Roma con la corona di Santo Stefano (o sacra corona d'Ungheria) oggi custodita nel parlamento ungherese[citazione necessaria]. Secondo questa teoria, sul letto di morte Stefano affidò la nazione alla Vergine Maria dichiarandola patrona dell'Ungheria e al fine di rapprsentarne la devota sottomissione rimandò la corona a Roma. La corona rimase custodita nei sotterranei del Vaticano fino all'inizio del XVI secolo quando se ne perse definitivamente traccia. A rinforzare l'interpretazione che le due corone siano oggetti distinti, vi è sia il fatto che si hanno notizie sull'uso dell'altra corona solo a partire dal XIII secolo, sia la fattura di quest'ultima non esattamente in linea con i canoni sacri (la croce che sormonta la corona é fissata con un chiodo che trafigge la figura del Cristo e gli apostoli non sono disposti nel corretto ordine). A questa disputa non sarebbero nemmeno estranee ragioni politiche, in quanto, secondo un'antica legge ungherese, è re colui che possiede fisicamente la corona.

[modifica] Altri progetti

[modifica] Collegamenti esterni


Predecessore:
Géza
Principe di Ungheria
997-1001
Successore:
se stesso come Re
Predecessore:
se stesso come Principe
Re di Ungheria
1001-1038
Successore:
Pietro Orseolo


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