Sette contro Tebe
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Sette contro Tebe | |
di Eschilo
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Lingua originale | greco antico |
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Con i Sette contro Tebe si indica la spedizione organizzata da Adrasto per aiutare Polinice e recuperare il proprio trono a Tebe.
Gli eserciti erano guidati da un gruppo composto da:
- Adrasto, re di Argo
- Polinice, pretendente al trono di Tebe
- Tideo, principe di Calidone
- Capaneo,
- Ippomedonte,
- Partenopeo,
- Anfiarao, indovino di Argo
Anfiarao cercò di dissuadere Adrasto, in quanto sapeva che il tentativo era destinato al fallimento, ma senza riuscirvi.
Arrivati a Tebe ognuno di essi prese d'assalto una delle porte di Tebe, che erano sette.
Capaneo si lanciò contro la porta Elettra, difesa da Polifonte. Si vantò dicendo che nemmeno Zeus in persona avrebbe potuto impedirgli di prenderla. Irritato, il dio lo ridusse in cenere con un fulmine.
Tideo cadde sotto i colpi di Melanippo che difendeva la porta di Preto, sembrava morto.
Atena avrebbe voluto portargli aiuto, ma Anfiarao, che l'odiava, prevedendo la mossa di Atena, con colpo di spada tagliò la testa di Melanippo e la gettò a Tideo. Questi, assetato di sangue, divorò il cervello di Melanippo. La dea Atena, disgustata, lo lasciò morire. Quindi Anfiarao ritornò alla sua porta, Omoloide, difesa da Lastene.
Le altre porte erano difese da Megareo, Iperbio, Attore. La settima e ultima porta era difesa direttamente da Eteocle, in quanto assegnata da Adrasto a Polinice.
Polinice propose ad Eteocle di porre fine alla battaglia con un duello fra loro due. Il fratello accettò, ma l'esito fu fatale ad entrambi. I due fratelli si uccisero a vicenda, portando a compimento la maledizione del padre.
La sorte della città di Tebe era ormai in mano all'ultimo membro della casa reale: Creonte, fratello di Giocasta.
Creonte ridiede coraggio ai tebani, che respinsero gli assalitori al di fuori delle mura della città.
Adrasto fuggì sul suo cavallo magico Arione. Anfiarao, felice di lasciare il campo di battaglia, stava per perire sotto le frecce tebane, ma fu salvato da Zeus. Riconoscendo in lui un uomo di valore, gli aprì la terra sotto i piedi. Anfiarao sprofondò nella terra ed andò a regnare fra le ombre: il luogo che lo aveva inghiottito divenne sede di un santuario.
Ma le sventure di Tebe non erano finite. Creonte decise che il corpo di Polinice doveva restare senza sepoltura, in quanto aveva disonorato la sua patria. Antigone, sorella di Polinice, ignorò gli ordini e compì i riti funebri per il fratello. Sorpresa da una guardia, fu condotta al cospetto di Creonte, che la condannò ad essere sepolta viva.
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