Storia della Liguria
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La Storia della Liguria riguarda le vicende relative al territorio ligure.
[modifica] Preistoria e primi insediamenti umani
Le testimonianze della presenza dell'uomo in Liguri sono da ricercarsi fin dalla preistoria: vicino a Loano sono state trovate tracce dell'Uomo di Neandertal, nella Grotta dei balzi rossi di Ventimiglia sono apparsi resti che ricordano l'Uomo di Cro-Magnon e nelle grotte lungo il torrente pennavarie, nella valle omonima in territorio ingauno, sono stati ritrovati reperti umani risalenti fino al 7000 a.C.
A partire dal II millennio a.C. (neolitico) si hanno notizie della presenza dei liguri su un territorio molto vasto, corrispondente alla maggior parte dell'Italia settentrionale.
Comunemente si pensa che gli antichi Liguri si sistemarono sul litorale mediterraneo dal Rodano all'Arno spingendo la propria presenza fino alla costa mediterranea spagnola ad occidente ed al Tevere verso sud Est, colonizzando le principali isole come la Corsica, la Sardegna e la Sicilia. Poteva essere una popolazione di circa 200.000 persone, suddivise in varie tribù. Di loro ci restano numerosi reperti ceramici.
Successivamente le migrazioni celtiche (che parlavano il leponzio o lepontico), come pure le colonizzazioni di fenici, greci e cartaginesi, hanno rimpiazzato i Liguri a partire dal IV secolo a.C..
[modifica] Epoca romana
Con la prima guerra punica (II secolo AC) i liguri si sono divisi tra alleati di Cartagine e alleati di Roma. Fu quando i romani conquistarono questo territorio, con l'aiuto dei Genuates, loro federati, che lo si chiamò Liguria, e che corrispondeva alla IX Regio dell'Impero romano, che si estendeva dalla costa fino alle rive del Po.
Nel 180 a.C. i Romani, per poter disporre della Liguria nella loro conquista della Gallia, dovettero deportare 47.000 Liguri Apuani, irriducibili ribelli, confinandoli nell'area Sannitica compresa tra Avellino e Benevento.
[modifica] Alto medio evo
L'Alto Medio Evo è un periodo importante per Genova e la sua regione. Infatti, fatta salva per la puntata dei Longobardi di Rotari, la parte di regione protetta dagli Appennini resta salva dalle invasioni e viene, per così dire, ristretta sulla fascia costiera, perdendo tutto l'oltregiogo e quindi "obbligata" al mare. In tal modo si delina il suo futuro. Ad un ormai formale governo bizantino, viene sostituita la diluizione nelle tre marche Aleramica, Arduinica ed Obertenga, che originano il primissimo ceto nobiliare viscontile, e la successiva assegnazione alla Marca Marittima, con compiti di contenimento e vigilanza sull'alto tirreno da quello che era nel frattempo diventato un grande problema per la cristianità postcarolingia: i mori islamici.
[modifica] L'ascesa di Genova
Il contatto, più spesso lo scontro, con questo problema fu per la Liguria e per Genova, le cui storie da ora in poi sono identificate, un evento ricchissimo di conseguenze. Certo, prima di tutto significò sangue e lacrime per le popolazioni, vittime di ripetute e terribili scorrerie ed abbandonate in prima linea. Ma con gli arabi arrivò, e fu magistralmente acquisito dai genovesi, una nuova e straordinaria dimensione culturale, fatta di conoscenza, tecniche ed esperienze di navigazione e di commerci, contatti mercantili con il resto di un Mediterraneo che diventava improvvisamente piccolo, che proiettò in meno di un secolo la città dalla pigra e lontano periferia di un impero in crisi al centro delle vicende di una cristianità in espansione. Furono infatti le crociate che riconobbero di fatto a Genova il ruolo di protagonista marittima che la accompagnerà nei secoli successivi.
[modifica] La Repubblica di San Giorgio
Questo evento porta i genovesi nel centro del mondo, dove sono decisivi nella conquista di Gerusalemme (Præpotens Genuensium præsidium), dove acquisiscono colonie e mercati, dove incassano ricchezze straordinarie. Dopo le vittorie della Meloria su Pisa e, successivamente, della Curzola su Venezia, il Mar Nero è un lago genovese, la Croce di San Giorgio domina sul Mar Mediterraneo, ed il Banco di San Giorgio arriverà a gestire un patrimonio superiore a quello delle più importanti dinastie europee, che al Banco ricorreranno per avere credito ed appoggi.
Saldamente attestata sui valichi montani alle sue spalle e lungo le due Riviere ai suoi lati, tra Monaco e Portovenere, Genova dà al suo dominio di terra la forma della Regione che conosciamo oggi. Le sue colonie, i suoi contatti cosmopoliti, le sue rotte mercantili le danno quelle ricchezze e quelle competenze che rimarranno nella sua storia fino ad oggi.
Le vicende storiche internazionali e la ricerca di nuovi sbocchi commerciali portano i genovesi fuori dai limiti casalinghi del Mediterraneo. Sono in Cina alla corte mongola, sono alle Canarie ed a Capo Verde, costeggiano l'Africa verso Sud: soprattutto sono in Spagna, da dove il più famoso di loro partirà per cercare una nuova rotta per le Indie e tornerà con la rotta per un Mondo Nuovo.
[modifica] Il secolo dei genovesi (El siglo de los genoveses)
I rapporti fra Genova e la Penisola Iberica hanno una tradizione consolidata, che inizia con la liberazione di Tortosa dai Mori da parte dei genovesi, passa attraverso i rapporti con il Portogallo di Enrico, in particolare con la famiglia genovese Pessagno, ed arriva a quello che viene definito "el siglo de los genoveses"; compreso il feroce conflitto che vide prevalere gli Aragonesi nel dominio del Mediterraneo Occidentale ed in Sardegna. Non è quindi un caso che Cristoforo Colombo fosse in Spagna.
E non è un caso che i genovesi, più di un terzo dei quali aveva residenza in Spagna, da queste loro basi, da Siviglia in particolare, gestissero i ricchissimi traffici provenienti dai nuovi terrori che gli spagnoli andavano conquistando. Perduto il Mar Nero e le loro colonie nel Levante a causa dei Turchi, i genovesi capirono che era necessario spostare di 180° il loro asse commerciale, girare lo sguardo dall'oriente all'occidente come aveva fatto Colombo, sostituendo le ricchezze delle spezie con quelle dell'argento che, si diceva infatti, nascesse in America, splendesse a Siviglia ma venisse seppellito a Genova.
Il simbolo di questo processo ha il nome di Andrea Doria, sorta di padre della patria genovese, uomo di fiducia di Carlo V, che giocando su questo ingente flusso economico, seppe dare alla Repubblica risorse economiche e strutture politiche che durarono fino a Napoleone Bonaparte.
[modifica] Il declino fino a Napoleone
La Liguria, inadeguata a giocare una propria politica estera, vive inserita nell'orbita spagnola, gestendone di fatto le finanze per un lungo periodo: sostanzialmente finché c'e qualcosa da amministrare. Ma le ricchezze spagnole, come la sua potenza, vanno in esaurimento, e per l'impero iberico, sotto attacco l'inglese ed olandese, Genova diventa sempre più marginale.
La tutela si allenta, la Repubblica Oligarchica si ritrova isolata, asfittica ed esclusa dai traffici importanti; tenterà una spedizione in Indonesia alla ricerca del proprio futuro, ma l'iniziativa verrà annientata dagli olandesi. Nel Mediterraneo la presenza dei Barbareschi e l'incapacità di contrapporvisi efficacemente, la bassa redditività dei traffici rispetto a quelli oceanici, la povertà dei mercati partecipano ad un quadro dove la presenza genovese è l'ombra del protagonismo di un tempo. In più, la Liguria deve fare i conti con gli appetiti dei francesi, ai quali è costretta a cedere la Corsica, e dei piemontesi, per i quali la Regione diventa sempre di più un irrinunciabile sbocco al mare.
La Repubblica di San Giorgio, incapace di rinnovarsi, trascorre malinconicamente gli ultimi tempi della propria storia a difendere la propria indipendenza dai Savoia, combattendo per brandelli della propria terra dai nomi altisonanti di marchesati e principati ma poveri e piccoli come fazzoletti. Poco significano gli scatti d'orgoglio che si consumano in episodi come quello di Balilla. Finché Napoleone ne formalizza la cancellazione, trasformandola prima in Repubblica Ligure, di fatto satellite francese, per poi annetterla tout court.
Ironia della storia, a cancellare l'ultima delle Repubbliche Marinare Italiane fu un suo figlio mancato; infatti la Corsica fu presa ai genovesi dai francesi pochi anni prima che il Bonaparte vi nascesse francese anziché genovese.
[modifica] Con i Savoia verso l'unità d'Italia
Quella che uscì dalle grandi bufere napoleoniche era un'Europa diversa, con nuovi protagonisti e senza spazi per stati piccoli, deboli e non finalizzati agli interessi dei Grandi. Nonostante gli impegni presi ed i disperati tentativi operati a Vienna dai pochi genovesi ammessi, la Repubblica inerme viene regalata ai Savoia, che la trasformano in Ducato aggregandolo al loro Regno di Sardegna. Curiosamente la Liguria, insieme alla Sardegna ed a differenza di tutte le altre regioni italiane, non hai mai approvato l'annessione ai Savoia con plebisciti o altre forme di democrazia.
Chi volesse visitare i forti costruiti dai Savoia a "difesa" di Genova, potrà notare le cannoniere rivolte non verso l'esterno delle mura ma verso l'interno, verso la città. Comunque, dopo un primo periodo di profonde incomprensioni fra gli ex nemici, culminato con gravi scontri urbani e la calata dei bersaglieri a Genova, le complementarità territoriali, sociali ed economiche danno i loro frutti, e le reciproche convenienze emergono evidenti a fondere liguri e piemontesi nella nascente prospettiva risorgimentale ed in seguito nella visione unitaria. Notevole ed articolato il contributo della Liguria alla causa unitaria: solo i nomi più noti sono Mazzini, Goffredo Mameli, Giuseppe Garibaldi, Nino Bixio, e più avanti, il Partito Socialista Italiano nascerà a Genova.
Notevoli sono i vantaggi che la Liguria acquisisce nel processo, e solo il sogno della singola Genova città-stato sotto l'egida inglese, vagheggiato nella Superba a Vienna, li può mettere in discussione rispetto al pigro e decadente periodo di indipendenza repubblicana precedente. La realtà regala alla città il ruolo di "Manchester Italiana", la sua Borsa è una delle più importanti d'Europa ed il suo porto rinasce, specialmente dopo l'apertura del Canale di Suez.
[modifica] In Italia e la Grande Guerra
Il passaggio da Regno di Sardegna a Regno d'Italia si rivela un percorso molto difficile e complesso, al quale molte strutture neo-nazionali si rivelano inadeguate. Nelle mille problematiche amministrative ed istituzionali qualcuno trova il tempo per sottrarre gli ultimi lembi di terreno alla Liguria per assegnarli al Piemonte, come se si fosse ancora nel settecento. Comunque la regione, Genova, in particolare, gode di una consistente presenza di imprenditori e di capitali esteri, inglesi prima (che qui fonderanno nel 1893 il Genoa CFC, prima squadra di calcio italiana) e tedeschi poi, che, combinata con le notevoli risorse proprie che la città si era costruita nel tempo, in qualche misura le danno una marcia in più rispetto ad altre zone del Paese.
Questo non la salva dal pagare un alto tributo ai problemi del paese con l'emigrazione, rivolta principalmente verso l'Argentina. La Prima Guerra Mondiale porta alla Liguria, a Genova e La Spezia dove avevano sede le grandi industrie belliche pesanti, una opportunità economica molto consistente.
Il dopoguerra e la profonda crisi che porta alla gestazione del fascismo non risparmia il capoluogo, che vede il suo patrimonio industriale cooptato dall'IRI, che sbarca pesantemente in città con il più grande progetto siderurgico nazionale, realizzato poi dopo la guerra. La struttura territoriale ed amministrativa della città è ormai inadeguata al peso della sua dimensione economica, e Genova si allarga inglobando nei propri confini amministrativi alcuni paesi limitrofi: il litorale urbano è ora lungo 35 km e la città cresce all'ombra delle Partecipazioni Statali.
[modifica] La Seconda Guerra Mondiale ed il dopoguerra
Dall'illusione tutta italiana di una guerra breve e "conveniente" Genova si risveglia bruscamente una mattinata di febbraio: la flotta inglese colpisce indisturbata per ore, ed i micidiali pezzi da marina squarciano il suo centro antico con ferite irrimediabili. Pesanti e ripetuti sono i bombardamenti aerei che tutta la città e la regione subiscono durante il conflitto, pagando un prezzo tra i più alti in Italia di sangue e rovine. Nelle montagne dell'Appennino alle sue spalle si organizzano i Resistenti, che insieme ai piemontesi da una parte ed agli emiliani dall'altra, combattono per un'Italia diversa. Il 25 aprile la storia si ripete e la memoria di Balilla guida Genova all'insurrezione.
La città ottiene, unica fra le città italiane, la resa degli occupanti alle forze della Resistenza, liberandosi da sola. Terminata la guerra, la regione ripara rapidamente i danni e si inserisce a pieno regime nella ripresa economica che vedrà nascere il "Miracolo Italiano" degli anni sessanta. La regione diventa la capitale nazionale delle PP.SS. Genova uno dei poli del "Triangolo Industriale" e meta di una consistente immigrazione dall'Italia meridionale. Genova rimane anche uno dei poli della Resistenza e quando i neofascisti tenteranno di radunarsi provocatoriamente in città per il loro congresso, ancora una volta Genova insorgerà liberandosi. Durante gli "anni di piombo" la città è vittima di numerosi episodi di terrorismo, che vede Genova come una sorta di laboratorio e vi mantiene una forte attività.
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