Conti Palatini di Lomello
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Il Conte Palatino, o conte del Sacro Palazzo, era nei regni medievali la massima autorità giudiziaria, cui faceva capo il tribunale regio. In Italia aveva particolare importanza il Conte del Sacro Palazzo di Pavia, capitale del Regno Italico. Questa carica fu tenuta da diversi importanti dignitari, ma a partire dal 1001, con Ottone I, figlio e successore di Cuniberto, Conte di Lomello, divenne ereditaria in questa casata. Ottone era anche Conte di Pavia. Nel 1024 i Pavesi distrussero il Sacro Palazzo, inducendo i Conti Palatini e Conti di Pavia e di Lomello a fortificarsi nella loro originaria contea di Lomello, o Lomellina. Costituito il comune di Pavia, esso costrinse poi il Conte (allora Guido) a ritornare in città per tenerlo sotto controllo. La distruzione del Palazzo compromise l'efficienza amministrativa del Regno, che l'anarchia 'feudale' e la nascita dei comuni misero sempre più in crisi. La carica di Conte Palatino divenne quindi quasi solo onorifica, ma vennero sempre loro riconosciuti, fino al XVIII secolo, alcuni particolari diritti, quali quello di creare i notai e legittimare i figli naturali, nonché la precedenza rispetto a tutti gli altri potentati, feudatari o comuni, e portar la spada dell'Imperatore in Lombardia. Nei fatti si trattava di una potente famiglia feudale, e al posto del corretto nome di Conti Palatini e di Lomello, si prese l'abitudine di chiamarli Conti Palatini di Lomello, anche se di principio la carica di Conte Palatino era legata a Pavia e non a Lomello.
Nel corso del XIII secolo la famiglia cominciò a suddividersi in molti rami che si denominarono dai castelli della Lomellina in cui avevano i loro principali domini. Nel 1311 questi rami erano rappresentati da:
- Filippone, Tommaso ed Ettore di Langosco;
- Federico, Giuliano e Riccardo di Sparvara;
- Bonifacio e Uberto di Ceretto;
- Uberto di Santa Maria;
- Alberto, Ruffino, Gianone e Opicino di Gambarana;
- Ruffino, Bonifacio, Galvagno Galesio, Folco, e Riccardo di Mede;
- Tommaso di Breme;
- Filippo di Rosasco;
- Enrico di Sant'Angelo;
- Giacomo, Tommaso e Manfredo di Nicorvo.
Di questi rami particolare importanza ebbe quello di Langosco: il citato Filippone fu capo della parte guelfa in Pavia e a lungo Signore della città. Questo ramo conservò sempre il feudo di Langosco ed esiste tuttora. Anche il ramo di Gambarana esiste ancora: ebbe anche importanti feudi nell'Oltrepò Pavese. Il titolo di Conti di Mede passò a un'ampia consorteria di famiglie eredi del ramo di Mede dei conti Palatini. A lungo (fino al 1769) si conservò anche il ramo dei Conti di Sparvara e Cambiò (località distrutte dal Po: Cambiò Nuovo è frazione di Gambarana), mentre gli altri si estinsero o decaddero rapidamente.
Altri casati che presero nome da castelli della Lomellina, come gli Albonese, i Sannazzaro e gli Olevano, non sembrano avere relazione con i Conti Palatini.