Espressionismo (cinema)
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L'espressionismo è una corrente di pensiero nata all'inizio del XX secolo, all'incirca durante gli anni '20, che trovò un grande riscontro artistico soprattutto nella pittura, nella letteratura e nel teatro, ma che interessò in manier importante anche il cinema, una forma d'arte all'epoca giovane e che vedeva tra i protagonisti molti personaggi provenienti dal mondo del teatro.
Le caratteristiche del movimento erano anche tese a manifestare la ribellione contro le certezze ed il materialismo della borghesia liberale, al potere nella società dell'epoca. Sebbene non esista una codifica comunemente accettata di caratteri che identifichino una pellicola come espressionista, prominente fu l'uso di fondali dipinti (di derivazione teatrale), che portò ad una subordinazione dei personaggi, che alle scenografie dovevano adattarsi. Angoli acuti, ombre marcate e recitazione spigolosa sono comunque i capisaldi dell'espressionismo.
Tra i più importanti esponenti di questa corrente nel campo cinematografico compaiono i registi Ernst Lubitsch (1892-1947), Robert Wiene (1881-1938), Fritz Lang (1890-1976) e Friedrich Wilhelm Murnau (1889-1931), lo sceneggiatore Carl Mayer (1894-1944) ed il produttore Erich Pommer (1889-1966). Al di là delle scelte comuni, ognuno seppe dare, secondo la propria personalità, apporti ed interpretazioni diverse della scelta espressionista.
[modifica] Storia
Il movimento assunse una sua fisionomia precisa tra il 1910 ed il 1924. Gli artisti che vi aderivano cercavano di sostituire alla descrizione oggettiva della realtà la comunicazione di sentimenti soggettivi; questo tentativo era attuato mediante l'utilizzo di modalità stilistiche esasperate, deformate per suscitare nel pubblico sensazioni forti ed effetti emotivi.
L'inizio dell'espressionismo viene fatto risalire "ufficialmente" al 1920, anno dell'uscita de Il gabinetto del dottor Caligari di Robert Wiene. Altri capolavori della corrente furono Nosferatu il vampiro di Friedrich Wilhelm Murnau del 1922, I nibelunghi di Fritz Lang del 1924.
Metropolis di Fritz Lang nel 1927. A partire dalla seconda metà degli anni '20, infatti, la produzione tedesca di film muti, caratterizzata dalla mescolanza di stili e generi presente anche in tutti gli altri paesi d'Europa, subì anch'essa il comune processo di "americanizzazione".
I registi, a un certo punto della loro carriera, sentirono la necessità di emigrare all'estero, attirati dalla crescente fama di Hollywood. A dare un secondo forte impulso a questa "migrazione" fu l'avvento del regime nazista, instaurato nel 1933 da Adolf Hitler, che influenzò tutta l'arte tedesca, non solo il cinema. Numerosi tra registi, attori ed altri personaggi impegnati in ambito cinematografico decisero di lasciare la madrepatria, insieme a molti altri protagonisti della scena culturale.