Paradosso teologico
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Il paradosso teologico è un paradosso che cerca di mettere in luce carenze logiche nella spiegazione dei poteri sovrannaturali attribuiti al dio giudaico-cristiano cercando di screditarne la figura stessa. Questa disamina logica delle caratteristiche divine presume che i poteri di Dio rispondano almeno alle leggi della logica. In quei paradigmi culturali in cui questa premessa non fosse applicabile questo tipo di critica perderebbe di senso. Sono state proposte varie confutazioni, più o meno accettabili, per ciascun paradosso.
Indice |
[modifica] Paradosso dell'onnipotenza
- Enunciato: essendo Dio Onnipotente, può fare ogni cosa.
- Paradosso: può Dio creare qualcosa che non può spostare?
Sia che si risponda sì alla domanda, sia che si risponda no, si dimostrerebbe che Dio non è Onnipotente, o perché non è in grado di creare un simile oggetto, o perché non è in grado di spostarlo.
[modifica] Possibili confutazioni
- Seguendo l'indicazione di Cartesio, Dio può creare qualcosa che non può spostare e, nonostante tutto, spostarla. In realtà si comprende bene, come anche è stato osservato in Letteratura, che questa non è veramente una risposta, dal momento che se si rinuncia alla Logica non ha neanche senso parlare di paradossi, consistenza o verità.
- Per la consistenza logica, non può esistere nello stesso universo un oggetto inamovibile ed una forza irresistibile. Ovvero nella stessa "struttura logica" non possono essere vere contemporaneamente una certa affermazione (A) e la sua negazione (non A).
- Se si pensa all'onnipotenza come alla possibilità di fare tutto ciò che è voluto, visto che Dio può non volere compiere certi atti (es: Dio non può mentire, Dio non può compiere azioni contro la sua natura), un Dio che sceglie di non andare contro la logica è comunque onnipotente. [1]
- Questo paradosso si deve anche al teorema di incompletezza di Gödel, secondo il quale "nessun sistema coerente può essere utilizzato per dimostrare la sua stessa coerenza". Infatti, ipotizzando che P sia l'insieme di tutti i poteri che Dio possiede, esiste almeno un potere X che non può essere né dimostrato né confutato all'interno di P. Cioè Dio può applicare ogni suo potere X su ogni altro suo potere, NON-X, mentre invece non può applicarlo su X stesso. Da qui il fatto che l'onnipotenza, cioè appunto la potenza su tutto (per cui anche su P), non può esistere. Questo vale anche per una concezione dell'onnipotenza non assoluta ma solo positiva e morale, cioè per una concezione per cui Dio è onnipotente solo a fin di bene, per sé e per gli altri.
[modifica] Paradosso dell'onniscienza
- Enunciato: in quanto onnisciente Dio conosce ogni cosa.
- Paradosso: nessuno, nemmeno una divinità, può sapere ogni cosa.
Supponiamo, infatti, che esista un insieme non vuoto "V" di tutte le possibili verità. Per ogni sottoinsieme S di V, e per un fissato elemento v di V, una delle due seguenti affermazioni deve essere vera:
- L'elemento v appartiene ad S.
- L'elemento v non appartiene ad S.
Dunque, per ogni sottoinsieme S di V abbiamo definito una verità (la quale afferma appunto che v appartiene -oppure non appartiene- a v). Evidentemente, la famiglia di tutte queste verità è in corrispondenza biunivoca con l'insieme delle parti di V, e pertanto ne ha la stessa cardinalità. Inoltre, in quanto appunto costituita di verità, questa famiglia dovrebbe essere contenuta in V (poiché tale insieme per definizione contiene tutte le verità). Tuttavia, un noto risultato della teoria degli insiemi (si veda ad esempio il paradosso di Cantor), asserisce che l'insieme delle parti di un qualunque insieme V ha sempre cardinalità strettamente maggiore a quella di V. Ne segue in particolare che pure la famiglia di verità appena costruita avrà cardinalità maggiore di V, e dunque non potrà essere contenuta in esso. Perciò "V" non può essere l'insieme di tutte le verità.
[modifica] Possibili confutazioni
Ciò che in verità dimostra questo parodosso, è che la nostra idea mentale di "tutte le verità" ha una consistenza logica poco solida. Ovvero, in termini matematicamente più corretti, l'ente di tutte le verità non è propriamente un insieme, nel senso che per esso non sono validi gli assiomi di Zermelo - Fraenkel. Questo paradosso, dunque, non fornisce una contraddizione, bensì la dimostrazione del fatto che, appunto, l'oggetto formato da tutte le verità non è un insieme, infatti è una classe propria [1].
[modifica] Paradosso del Bene e del Male
- Enunciato: Essendo Dio "infinitamente buono" non potrà mai incarnare il male; essendo Dio "onnipresente" è presente in ogni cosa, in ogni momento, e in ogni luogo; essendo Dio "onnipotente" può vincere contro ogni forza antagonista.
- Paradosso: Assumendo l'esistenza del male in senso cristiano, o Dio non è onnipresente (altrimenti il Diavolo sarebbe una sua parte), o Dio non è onnipotente (in quanto il Diavolo esiste), o Dio non è infinitamente buono (poiché il Diavolo sarebbe una creazione di Dio).
[modifica] Possibili confutazioni
L'onnipresenza di Dio non limita la sua dimensione all'universo, un Dio potrebbe esistere in un numero maggiore di dimensioni spaziali rispetto all'universo e quindi essere onnipresente senza che il Diavolo ne sia una sua parte.[2]
Un altro problema del paradosso è la definizione di male, supponendo come definizione di male il risultato delle azioni delle creature (comprendendo sia l'uomo che il Diavolo) dirette contro Dio allora Dio non è responsabile del male ma lo sono le sue creature. Se il male non è "creato da Dio" ma manifestato da esseri dotati di libero arbitrio il paradosso non è più tale.
Non è detto che Dio sia onnipresente, ad esempio nel cristianesimo Dio è inteso come omni-agente ma non onnipresente, la creazione non è parte di Dio.
[modifica] Paradosso della salvezza
- Enunciato: San Paolo nella Epistola ai Romani scriveva "Il giusto sarà salvato per la sua fede". Questa frase, secondo la Chiesa, specifica che l'uomo può salvarsi e raggiungere la salvezza grazie alle buone opere compiute in vita, il Giudizio Universale sarà il momento in cui Dio assegnerà grazia o dannazione a seconda delle gesta.
- Paradosso: Se la salvezza del soggetto dipende dalla possibilità di scegliere autonomamente se essere dannato o no (scegliendo di compiere opere di bene), Dio non avrebbe alcuna possibilità di esercitare la sua potenza sugli uomini e gli uomini stessi sarebbero padroni esclusivi del proprio destino grazie al libero arbitrio. Tutto ciò ridurrebbe Dio a mero esecutore di una Legge superiore, ma nessuna forza o Legge dovrebbe esser superiore a Dio, a meno che egli sia non onnipotente.
[modifica] Possibili confutazioni
Un Dio che esista in due dimensioni temporali può essere a conoscenza di ciò che ciascuno farà e portarsi ovunque nella nostra linea temporale per raggiungere i propri scopi. Il completo libero arbitrio e la completa predestinazione è possibile in due dimensioni temporali, benché questo concetto possa essere di difficile comprensione. [3]
[modifica] Voci correlate
[modifica] Bibliografia
- "I paradossi dalla A alla Z" di Michael Clark (ISBN 8870789241), Raffaello Cortina Editore, 2004.
[modifica] Riferimenti
- ↑ (EN) Godandscience.org: Can god truly be omnipotent?
- ↑ (EN) Godandscience.org: The theodice problem
- ↑ (EN) Godandscience.org: God cannot be almighty and allow free will simultaneously
[modifica] Note
- ^ . Una classe propria può contenere altre classi o insiemi, ma non può essere contenuta da classi o insiemi.