Paramotore
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Il parapendio a motore o, più semplicemente, paramotore, nasce come apparecchio aerosportivo alla fine degli anni ottanta. Similmente alla evoluzione del deltaplano da volo libero cui, nel 1979, vennero applicate le prime motorizzazioni, l'ala flessibile nota come parapendio veniva dotata di un propulsore che ne consentiva il decollo in pianura, liberando il pilota dalla necessità del decollo da pendio. In pochi anni ha avuto una rapida evoluzione. Il motore, con relativa elica propulsiva, è alloggiato su di un telaio che è collocato a mo' di zaino sulle spalle del pilota. Al telaio è anche agganciata la velatura tramite due moschettoni collegati alle bretelle della vela. Il pilotaggio è in tutto simile a quello del parapendio da volo libero. È il mezzo volante più economico e pratico esistente attualmente. Ha avuto, come logico, la massima diffusione nelle zone con vaste pianure. L'Italia è leader mondiale nella sua produzione, anche se la diffusione maggiore è negli USA e in alcuni stati europei come la Francia e la Spagna. La sua attività agonistica è gestita e regolamentata dalla FAI (Fédération Aeronautique Internationale) nella categoria Microlight-New Classes e partecipa alle competizioni internazionali come categoria a sé stante. Negli ultimi anni anche alcune Forze Armate si sono dotate di questo mezzo per i loro reparti speciali.
I motori sono a due tempi con cilindrate tra gli 80 ed i 250 cc e potenze da 14 a 30 HP. Le eliche hanno un diametro tra i 60 ed i 130 cm. La spinta statica è compresa tra i 30 ed i 70 Kg. Può viaggiare a velocità comprese tra i 20 ed i 60 Km/h, quindi con tutti i vantaggi e gli svantaggi del volo lento. È, infatti, in grado di decollare ed atterrare in spazi limitati, dell'ordine di pochi metri e può tranquillamente effettuare voli radenti.
Per la legislazione italiana è considerato un apparecchio per il Volo da Diporto Sportivo (VDS) provvisto di motore, che è regolamentato dalla Legge 106/85 e suoi Decreti applicativi.