Thule (mito)
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Thule è il luogo mitico citato per la prima volta nei diari di viaggio dell'esploratore greco Pitea (Pytheas), salpato da Marsiglia tra il 330 a.C. e il 325 a.C., diretto verso lo sconosciuto Nord. Nei suoi resoconti si parla di una terra di fuoco e ghiaccio nella quale il sole non tramonta mai, a circa sei giorni di navigazione dall'attuale Regno Unito. Nelle antiche mappe questa terra è mostrata solitamente come un'isola a nord o nord-ovest dell'Inghilterra, ed è stata spesso associata all'Islanda (soprattutto nel Medioevo), alle Isole Shetland e alle Faroe o all'isola di Saarema. Attualmente la teoria maggiormente sostenuta ritiene che essa fosse in realtà Trondheim, in Norvegia.
Il mito creatosi nel tempo di Ultima Thule (termine utilizzato dai Romani per definire tutte le terre "aldilà del mondo conosciuto"), e possiede molte analogie con altri miti, ad esempio lo Shangri-La hymalaiano, è stato alla base della formazione di gruppi occulti come quello tedesco della Società Thule (Thule Gesellschaft) (creato attorno al 1920) e che identificava in Thule l'origine della saggezza della razza ariana. In effetti, nel mito thuleano di una terra abitata da una razza umana sotto certi aspetti "superiore", identificata sovente con il popolo degli Iperborei, organizzata in una società pressoché perfetta, si possono facilmente ritrovare alcune della basi concettuali del concetto di razza ariana nazista, ovvero superiore a qualsiasi altra e dunque inevitabilmente dominante sul mondo. Il mito di Thule diventò per tali evidenze anche antitetico, secondo alcuni interpretatori storici, a quello di Atlantide: ove questa si distrusse per l'ottusità della propria civiltà, Thule si idealizzò nella propria stessa perfezione, in un senso quasi superumano. A ciò si deve ricondurre anche il detto "mirare (o tendere) all'Ultima Thule", col significato di ambire ad un ideale superiore, puntare alla perfezione.