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Andrea Zanzotto - Wikipedia

Andrea Zanzotto

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Andrea Zanzotto (Pieve di Soligo, Treviso, 10 ottobre 1921) è un poeta tra i più significativi del secondo Novecento.

Indice

[modifica] Biografia

Andrea Zanzotto nacque a Pieve di Soligo da Giovanni e Carmela Bernardi.
Il padre di Andrea, Giovanni, nato il 18 novembre del 1888, aveva conseguito nel 1913 il diploma di professore di disegno all'Accademia di Belle Arti di Bologna e precedentemente aveva preso il diploma dell'École supèrieure de peinture di Bruxelles nel 1911 specializzandosi nell'arte del trompe-l'œil di legni e marmi.
Impegnato nel lavoro a Trieste, presso una grande impresa di decorazione, venne chiamato alle armi nel 1915 e prese parte ai combattimenti sul Piave.
Giovanni era legato da tempo a Carmela ma aveva rimandato il matrimonio in attesa che il lavoro all'estero (Trieste era a quei tempi città austro-ungarica) gli permettesse di guadagnare abbastanza per intraprendere la vita coniugale.

[modifica] La formazione scolastica

Andrea visse con i genitori, per i primi due anni di vita, in un vicolo vicino a via Sartori e nel 1922 si trasferì nella contrada di Cal Santa dove il padre aveva acquistato casa. Questi saranno i luoghi più volte descritti dal poeta e la casa, come egli stesso scrive nell'Autoritratto del 1977, sarà, fin dall'inizio, il centro del suo mondo.

Nel 1923 nacquero le due sorelle gemelle Angela e Marina e nel 1924 Andrea iniziò a frequentare la scuola materna gestita da suore che seguivano il metodo Montessori.

Nel 1925 nacque la sorella Maria. Nel frattempo il padre, che aveva espresso apertamente le lodi di Giacomo Matteotti, venne accusato di antifascismo e con l'andare del tempo la sua opposizione al regime gli rese difficile ogni tipo di lavoro tanto da decidere, nel 1925, di rifugiarsi a Parigi e poi a Annoeullin, nei pressi di Lille, dove lavorava presso degli amici.
Ritornò per un breve periodo in patria ma nel 1926 fu costretto a ritornare in Francia, a Royan, dove rimase fino al dicembre dello stesso anno.

[modifica] La scuola elementare

Quando nel 1927 iniziò la scuola elementare, grazie alla maestra Marcellina Dalto Andrea aveva già imparato a scrivere e fu così inserito nella seconda classe.
Come racconta il poeta stesso nel suo "Autoritratto", egli già sentiva il piacere della musicalità delle parole:

"provavo qualcosa di infinitamente dolce ascoltando cantilene, filastrocche, strofette (anche quelle del "Corriere dei Piccoli") non in quanto cantate, ma in quanto pronunciate o anche semplicemente dette, in relazione a un'armonia legata proprio al funzionamento stesso del linguaggio, al suo canto interno".

Nel 1928 il padre ottenne un impiego come insegnante presso una scuola in Cadore e decise di trasferirsi con la famiglia a Santo Stefano dove Andrea avrebbe terminato la seconda classe. Alla fine dell'estate però Giovanni, resosi conto della sofferenza che il distacco dalla madre causava alla moglie, decise di far rientrare la famiglia a Pieve.

La morte della sorella Marina avvenuta nel 1929 rimase impressa, insieme ad altri episodi dolorosi, nella mente del piccolo Andrea.
In quell'anno infatti il padre Giovanni si mise in luce con una chiara e decisa propaganda per il "No" al plebiscito e fu così costretto a rimanere nel suo esilio, dove riuscì comunque a lavorare alla decorazione della chiesa di Costalissoio.
Andrea, che frequentava ormai la terza elementare, lo raggiunse durante il periodo delle vacanze estive pur soffrendo per la nostalgia di casa.

Nel 1930 nacque il fratello Ettore. Intanto la fuga di un cassiere con i fondi della società che garantiva il sostegno familiare al padre Giovanni, obbligò lo stesso, insieme ad altri garanti, (si trattava di un'associazione tra mutilati di guerra che aveva preso la forma di una cooperativa di lavoro) a contrarre debiti imponendo all'intera famiglia notevoli ristrettezze economiche.

In questo periodo Andrea si affezionò ancor più alla nonna paterna e alla zia Maria che, come scriverà in "Uno sguardo dalla periferia", gli faceva ascoltare "frammenti di latino maccheronico" e lo coinvolse nell'attività del teatrino delle suore dove lei aveva funzione di drammaturgo, capocomico, regista e attrice.

A scuola Andrea si dimostrava un alunno vivace ma non sempre disciplinato e riceveva spesso i rimproveri del padre. Un punto debole in cui il giovinetto risultava piuttosto impacciato era il disegno, arte perfezionata invece magistralmente dal padre.
Il padre insisté allora perché Andrea prendesse lezioni di musica, essendo la musica amata da tutti gli abitanti del paese per la fama del famoso soprano conterraneo Toti Dal Monte che verrà ricordato da Zanzotto all'inizio della sua opera Idioma.

[modifica] La scuola media

Terminata la scuola elementare nel 1931 come allievo esterno al Collegio Balbi-Valier, dopo l'esame pubblico a Vittorio Veneto Andrea iniziò la scuola media, maturando intanto la decisione di studiare per le scuole magistrali, spinto soprattutto dalle precarie condizioni economiche famigliari.

Il padre Giovanni lavorava nel frattempo a Santo Stefano ma fu costretto, nel 1932, causa la riduzione degli stipendi, a ritornare ad Annoeullin dove rimase fino al novembre. Ritornò a Pieve nel 1933 e, anche se per lui rimase il divieto di insegnare, riuscì a dare un aiuto alla famiglia grazie ad un incarico presso la scuola media del collegio Balbi-Valier e a vari lavori occasionali.
Rendendosi inoltre conto della sua grande responsabilità nei confronti della famiglia, evitò ogni scontro diretto con gli avversari politici.

[modifica] La scuola magistrale

Per Andrea intanto, con il passaggio alle scuole magistrali che frequentò a Treviso facendo il pendolare, iniziarono anche i primi forti interessi letterari che cercherà di nutrire al momento consultando l'enciclopedia di Giacomo Prampolini.

Risale al 1936 il suo primo amore e l'ispirazione dei primi versi che, con la complicità della nonna e delle zie, riuscì a pubblicare su un'antologia per la quale aveva versato un piccolo contributo.
I versi non avevano ancora uno stile personale e risentivano dell'influenza pascoliana dato che un nipote di Giovanni Pascoli che lavorava nella banca locale, conoscendo la passione di Andrea per la poesia, gli aveva regalato alcuni volumi del poeta in edizione originale.

[modifica] Il passaggio al Liceo Classico

Nel 1937 morì di tifo la sorella Angela. Al dolore per il grave lutto, che colse Andrea profondamente, si aggiunse la fatica della pendolarità con Treviso e la stanchezza accumulata con l'intensificarsi dello studio perché, volendo rendere più brevi i tempi del diploma, si era presentato nell'ottobre precedente all'esame portando tutte le materie del penultimo anno, riuscendo a superarlo con successo e inoltre aveva iniziato lo studio del greco al fine di superare l'esame di ammissione al liceo classico.
Si ripresentarono così con maggior forza episodi allergici e asmatici, già presentatisi in precedenza, che egli visse, insieme ai motivi di malessere, con un sentimento di esclusione e precarietà:"...credo che abbia male influito sulla mia infanzia e sulla mia adolescenza l'infiltrarsi progressivo in me di un'idea certo aberrante:quella dell'impossibilità di partecipare attivamente al gioco della vita in quanto io ne sarei stato presto escluso. Io soffrivo di varie forme di allergia e a quei tempi la diagnosi poteva essere abbastanza confusa, dubbia. L'asma, la pollinosi che mi tormentavano fin da piccolo erano talvolta interpretate come fatti che potevano aggravarsi, in teoria, anche a breve scadenza" (da Autoritratto)

Conseguito il diploma magistrale, il direttore del collegio Balbi-Valler gli affidò alcuni scolari per ripetizioni e ottenne dal parroco, monsignore Martin, duemila lire come "debito d'onore" per continuare gli studi.
Andrea intanto superava l'esame di ammissione conseguendo la maturità classica come privatista al liceo Canova di Treviso.

[modifica] L'Università

Nel 1939 si iscrisse alla facoltà di Lettere presso l'università di Padova dove ha come insegnanti Diego Valeri e il latinista Concetto Marchesi.

Sotto la spinta di Valeri approfondì la lettura di Baudelaire, scoprì Rimbaud e, grazie a Luigi Stefanini, la poesia di Hölderlin che lesse per la prima volta nella traduzione di Vincenzo Errante.
Iniziò intanto ad apprendere il tedesco giungendo così a leggere in lingua originale Hölderlin, Goethe ed Heine.

Nel 1940 ottenne la sua prima supplenza a Valdobbiadene. Scoprì intanto che all'interno del regime, e soprattutto nelle associazioni giovanili, vi erano molti iscritti che però agivano nella pratica in modo autonomo o in contrasto con esso, come venne a sapere dal suo amico e maestro Ettore Luccini, insegnante di storia e filosofia al liceo classico.
In quel periodo uscivano la rivista "Il Bo" a Padova, improntata ad un notevole anticonformismo, e il foglio universitario trevigiano Signum, (al quale collaboravano Strehler, Luzi e Tobino tra gli altri), che esibivano un'adesione di facciata alle posizioni del regime.

Lo scoppio del conflitto fu accolto nel paese con grande costernazione, la crisi economica si fece maggiormente sentire e la famiglia di Andrea fu costretta a vendere metà della casa di Col Santa.

Nel 1941 la supplenza a Valdobbiadene non gli fu rinnovata ma riuscì ad ottenerne una a Treviso presso una scuola media come laureando.
Presso il GUF di Treviso, all'interno del quale erano presenti personaggi che praticavano l'antifascismo, Zanzotto tenne, nel 1942, una "presentazione" di Montale dove interpretò il pessimismo dell'autore in chiave politica ed etica.

Il 30 ottobre del 1942, con una tesi sull'opera di Grazia Deledda, Zanzotto si laureò in letteratura italiana avendo come relatore il professor Natale Busetto.

[modifica] Il periodo bellico

Chiamato alla visita militare, venne dichiarato rivedibile per insufficienza toracica e per la forte asma allergica e rimase così esonerato alla chiamata alle armi della classe '21 protagonista delle tragiche campagne in Russia (si vede CSIR e ARMIR) e in Grecia (si veda Guerra Greco-Italiana).
Rifiutò in seguito di rispondere al reclutamento di volontari organizzati dal Fascio.

Pubblicò nel n° 10 di Signum una prosa intitolata Adagio e risalgono a quell'anno i primi abbozzi di narrazione tra la prosa e il lirismo che formano il nucleo più antico del volume Sull'Altopiano, pubblicato in seguito nel 1964.

Si profilava intanto la possibilità di pubblicare, nella collana di poesia che affiancava la rivista fiorentina Rivoluzione, inaugurata da Mario Tobino, una breve raccolta di scritti dell'autore ma, a causa degli eventi bellici, il periodico fu costretto a chiudere.

[modifica] La chiamata alle armi

Intanto ai primi di febbraio del 1943 Zanzotto ricevette la chiamata alle armi con la leva del '22 e fu inviato ad Ascoli Piceno.
Tra i libri che portò con sé ci sono i versi di Vittorio Sereni ed egli scriverà in Per Vittorio Sereni nel 1991:

"Quando ancora non lo conoscevo e restavo quasi a bocca aperta, stordito dai rispecchiamenti, dalle fioriture, dal candore, dai misteri della sua Frontiera (e pensavo: ma allora lui ha già detto tutto, di me, di noi, proprio di questi giorni e attimi...) mentre la leggevo portandola con me in treno sotto le armi".

Andrea non rimase molto tempo ad Ascoli perché, con l'avanzare della stagione, si era manifestata in tutta la sua virulenza l'allergia che lo costrinse all'Ospedale Militare di Chieti dove gli fu riscontrata una forte compromissione bronchiale con ectasia.
Sospeso dall'addestramento come allievo ufficiale, venne inviato al deposito del 49° Fanteria di Ascoli e, non avendo terminato il periodo del CAR, in attesa di nuova visita, assegnato ai servizi non armati.

[modifica] L'attività nella Resistenza

Zanzotto partecipò alla Resistenza veneta nelle file di Giustizia e Libertà occupandosi della stampa e della propaganda del movimento. Nel 1946, terminato l'anno scolastico, decise di emigrare. Si recò in Svizzera ed in seguito in Francia per poi rientrare in Italia alla fine del 1947 quando sembravano riaperte le prospettive d'insegnamento. Negli anni dal '47 al '50 partecipò al Premio Libera Stampa di Lugano dove venne segnalato dalla giuria e dove ebbe modo di conoscere molti letterati e critici tra i quali Carlo Bo e Luciano Anceschi.
Si dedicò inoltre alla preparazione di diverse prove di concorso e della laurea in filosofia. Completati gli esami necessari, al momento della tesi incentrata su Kafka, si fermò a causa dell'insufficiente conoscenza del tedesco.
Ottiene l'abilitazione in italiano, latino, greco, storia e geografia e nell'anno scolastico 1949-'50 insegnò al Liceo Flaminio di Vittorio Veneto.

[modifica] La scoperta del poeta e il matrimonio

Nel 1950 concorse al premio San Babila per la sezione inediti: la giuria era composta da Giuseppe Ungaretti, Eugenio Montale, Salvatore Quasimodo, Leonardo Sinisgalli, Vittorio Sereni e gli attribuirono il primo premio per un gruppo di poesie, composte tra il 1940 e il 1948, che sarà poi pubblicato nel 1951 con il titolo Dietro il paesaggio.

Con un intervallo di soli tre anni escono nel 1954 Elegia e altri versi e nel 1957 Vocativo. Nel frattempo affiancò all'attività di insegnante e poeta quella di critico letterario, collaborando dal 1953 al 1957 a La Fiera letteraria, e dal 1958 al 1965 a Comunità".

Nel '58 conobbe Marisa Michelli, che sposò nel 1959. Nello stesso anno vinceva il premio Cino Del Duca con alcuni racconti, iniziando a riflettere sulla sua poesia pubblicando Una poesia ostinata a sperare. Suo padre morì il 4 maggio del 1960 e il 20 maggio nacque il suo primo figlio, che venne battezzato con il nome del nonno.

Collaborò in quell'anno alla rivista Il Caffè che riuniva i migliori nomi del panorama letterario del momento, come Calvino, Ceronetti, Manganelli e Volponi.
La rivista ospitò in quell'anno un suo scritto, Michaux, il buon combattente, che trattava dell'effetto delle droghe, argomento che, anche se ancora lontano dalla cronaca, si stava affacciando nel dibattito culturale.

Nel 1961 nacque il secondo figlio e nello stesso anno Zanzotto rinunciò ad un trasferimento che aveva già ottenuto come professore presso l'università di Padova.
Accettò pertanto di organizzare a Col San Martino, una frazione di Farra di Soligo, la scuola media inferiore dove egli svolse sia mansione di preside che di insegnante.

Per approfondire, vedi la voce Poetica di Andrea Zanzotto.

[modifica] Le distanze da I Novissimi

Nel 1962 Mondadori pubblicò il suo volume di versi IX Egloghe e sulla rivista Comunità apparve un articolo nel quale il poeta prendeva decisamente le distanze dai motivi che dirigevano la raccolta in antologia, con il titolo I Novissimi, delle poesie di Balestrini, Pagliarani e Sanguineti sostenendo l'idea di una poesia intesa come esperienza individuale. Ciò non incrinò il suo rapporto con Luciano Anceschi, direttore della rivista Il Verri e principale promotore dell'antologia.

[modifica] La collaborazione alle riviste

Dal 1963 la sua presenza di critico su riviste e quotidiani si intensificò: scrisse per Questo e altro, L'Approdo letterario, Paragone, Nuovi Argomenti, Il Giorno, l'Avanti!, il Corriere della Sera, per il quale è stato collaboratore esterno fino a pochi anni or sono.

Scrisse anche numerosi saggi critici, soprattutto su autori a lui contemporanei come (Giuseppe Ungaretti, Eugenio Montale, Vittorio Sereni).

[modifica] Altre esperienze

Nel 1964 incontrò ad Asolo il filosofo tedesco Ernst Bloch e ne rimase conquistato: veniva intanto pubblicato il suo primo libro di prose creative, Sull'altopiano.
La giuria presieduta da Diego Valeri e composta, tra gli altri, da Carlo Bo, Carlo Betocchi e Giacomo Debenedetti gli assegnò in quello stesso anno il Premio Teramo per un racconto inedito.
Sempre del '64 è l'esperienza teatrale Il povero soldato, tratta da un montaggio di brani presi dal Ruzante.

Nel 1966 tradusse per Mondadori dal francese Età d'uomo. Notti senza notte e alcuni giorni senza giorno di Michel Leiris.
Intanto, con la conferenza di Lacan all'Istituto di cultura di Milano in occasione dell'uscita degli Écrits, si inaugurava anche in Italia il fortunato periodo dello strutturalismo e Zanzotto partecipava all'evento, insieme ai maggiori rappresentanti dell'arte e della cultura.

In questo periodo iniziò a scrivere sull'Avanti e partecipò a Milano alla presentazione del libro di Ottieri L'irrealtà quotidiana, che egli considerava una tra le più importanti opere del secondo Novecento.

Risale al 1967 un suo viaggio a Praga dove partecipò con Sereni, Fortini e Giudici ad una cerimonia di presentazione di un'antologia della poesia italiana e riceve, insieme agli altri, una calorosa accoglienza.
É di questo periodo il suo avvicinamento alle posizioni politiche di Fortini e dei "Quaderni Piacentini" di Piergiorgio Bellocchio.

[modifica] I primi importanti volumi in versi

Nel 1968 uscì il volume in versi La beltà presentato a Roma da Pier Paolo Pasolini e a Milano da Franco Fortini, mentre il 1° giugno uscì sul "Corriere della Sera" la recensione scritta da Eugenio Montale.

Nel 1969 pubblicò Gli sguardi, i fatti e Senhal, scritto subito dopo lo sbarco sulla luna effettuato dall'astronauta americano Neil Armstrong il 21 luglio, dimostrando ancora una volta quanto egli fosse attento al pulsargli della vita intorno, agli eventi e al loro concatenarsi.

Nel 1970 fu finalista al premio Firenze con Ted Hughes e Paul Celan, tradusse il Nietzsche di Georges Bataille e pubblicò con l'editore Vanni Scheiwiller un volumetto di quattordici liriche come omaggio agli amici intitolato A che valse?(Versi 1938-1942), fuori commercio e a tiratura limitata.
Si appassionò in questo periodo alla lettura di Le geste et la parole dell'etnologo e paleontologo francese André Leroi-Gourhan che gli diede modo di riflettere sul linguaggio e l'espressione umana.

Nella primavera del 1973 intraprese, con Augusto Murer, un viaggio in Romania, dove alcune sue poesie erano già state tradotte, ma fu costretto a rientrare in patria per l'aggravarsi delle condizioni di salute della madre.
Zanzotto rientrò da Bucarest, attraverso l'Ungheria e la Jugoslavia, in treno per timore dell'aereo, che non utilizzò mai come mezzo di trasporto.
Pochi giorni dopo il suo rientro la madre morì, lasciandolo enormemente addolorato. Ripreso comunque il suo lavoro di scrittore, tradusse La letteratura e il male di Bataille per l'editore Rizzoli e, sempre nel 1973, pubblicò un nuovo volume di versi, intitolato Pasque e l'antologia Poesie (1938-1972), a cura di Stefano Agosti.

Nel 1974 il n.8-9 di Studi novecenteschi dal titolo Dedicato a Zanzotto raccoglieva gli interventi di numerosi poeti e studiosi sulla sua opera.

Nel 1975 e nel 1976 il poeta partecipò ai corsi estivi dell'Università di Urbino tenendo numerose conferenze e brevi seminari sulla letteratura contemporanea.
Iniziava intanto la stesura dei sonetti che compongono la sezione Ipersonetto di Il Galateo in Bosco.

[modifica] L'incontro con Fellini

Nell'estate del '76 il poeta, sotto segnalazione di Nico Naldini, iniziò a collaborare al "Casanova" di Fellini, da lui incontrato per la prima volta nel 1970 alla presentazione del film "I clowns".
Nello stesso anno viene pubblicata l'opera Filò che comprende la lettera che Zanzotto scrive al regista, dove dichiara le sue aspettative, i versi per il film Casanova, quelli sul dialetto e una lunga nota, oltre a cinque disegni di Fellini e alla trascrizione delle parti in dialetto dello studioso veneziano Tiziano Rizzo.

Nel 1977 tradusse dal francese Il medico di campagna di Honoré de Balzac che venne pubblicato da Garzanti e nel medesimo anno vinceva il premio internazionale Etna-Taormina per la sua produzione letteraria.

[modifica] Il premio Viareggio

Nel dicembre 1978, viene pubblicato nella collana Lo Specchio, comprendente quasi tutta la sua opera fino a quel momento, Il Galateo in Bosco con prefazione di Gianfranco Contini. Costituisce il primo volume di una trilogia che riceverà il Premio Viareggio nel 1979.

[modifica] Ancora per Fellini

Nel 1980 scrisse alcuni dialoghi e stralci di sceneggiatura del film La città delle donne di Fellini, che incontrò più volte in Veneto con la moglie Giulietta Masina, che sarebbe divenuta la madrina del premio Comisso di Treviso.

Nel 1983 scrisse i Cori per il film di Fellini E la nave va, pubblicati da Longanesi insieme alla sceneggiatura del film.
Nel frattempo usciva Fosfeni, secondo libro della trilogia che gli fa ottenere il premio Librex-Montale.

[modifica] La depressione

In questo periodo si acutizzò l'insonnia di cui soffriva da tempo, tanto da costringerlo a farsi ricoverare.
Iniziò a tenere un diario sul quale annotare gli avvenimenti in modo sistematico, quasi una terapia per la sua nevrosi.

Nel periodo dall'aprile al maggio 1984 provò a scrivere una serie di haiku in un finto petèl inglese che sottotitolò For a season, i mesi più scuri della depressione.

Nella tarda primavera, segno di un miglioramento, compì un viaggio a Parigi per recarsi ad una serata in suo onore al Théatre National de Chãillot.

[modifica] La ripresa e il Premio Feltrinelli

Nel 1986 uscì, presso Mondadori, il terzo volume della trilogia intitolato Idioma e la casa editrice Arcane 17 di Nantes stampò la traduzione francese della trilogia "Le Galaté au Bois".

Il 1987 fu l'anno della completa riabilitazione fisica.
Il n. 37-38 della rivista L'immaginazione fu dedicato al poeta con numerosi interventi di nomi famosi, tra i quali, Fortini, Prete, Rigoni Stern e in primavera uscì il primo numero della rivista Vocativo in gran parte dedicato a Zanzotto.
Nello stesso anno ricevette il premio Feltrinelli dell'Accademia dei Lincei.

[modifica] La prima traduzione della sua opera

Nell'estate del 1988 si recò a Berlino per un incontro internazionale di poesia e nel 1990 uscì, tradotta in lingua tedesca, una nuova selezione delle sue poesie con il titolo Lorna, Kleinord der Hügel (Lorna, gemma delle colline), a cura di Donatella Capaldi, e la raccolta Racconti e prose.

[modifica] I volumi contenenti gli interventi critici

Nel 1991 uscì presso Mondadori il primo volume degli interventi critici del poeta usciti su riviste e giornali a partire dai primi anni cinquanta con il titolo di Fantasie e avvicinamento.

Il 1992 fu l'anno dei congressi e delle celebrazioni con numerose richieste di intervento su giornali e riviste.

Nel 1993 Zanzotto si recò a Münster, in Germania, per ricevere il premio per la poesia europea e nel 1994 uscì, sempre presso Mondadori, la seconda raccolta di scritti critici con il titolo Aure e disincanti nel Novecento letterario.

[modifica] Tra le sue ultime opere: Meteo e Colloqui con Nino

Nel 1995 l'Università di Trento gli ha attribuito la laurea ad honorem.

Nel 1996, dieci anni dopo la pubblicazione di Idioma, è stato pubblicato dalla casa editrice Donzelli Poesia un piccolo volume intitolato Meteo con venti disegni di Giosetta Fioroni e una sua Nota finale in cui il poeta scrive:

Questa silloge vuol essere soltanto uno speciem di lavori in corso, che hanno un'estensione molto più ampia. Si tratta quasi sempre di "incerti frammenti", risalenti a tutto il periodo successivo e in parte contemporaneo a Idioma (1986). Non tutti sono datati e comunque sono qui organizzati provvisoriamente per temi che sfumano gli uni negli altri o in lacune, e non secondo una sequenza temporale precisa, ma forse "meteorologica.

Nel 2000 riceve il Premio Bagutta per le Poesie e prose scelte.

Del 2001 è il libro composito intitolato Sovrimpressioni, che si concentra intorno al tema della distruzione del paesaggio.

Ha scritto anche alcune storie per bambini in dialetto, come La storia dello Zio Tonto, libera elaborazione dal folclore trevigiano e La storia del Barba Zhucon con immagini di Marco Nereo Rotelli che ha avuto la seconda ristampa nel gennaio del 2004.

Il 3 aprile 2005 vede le stampe un nuovo libro dello scrittore dal titolo Colloqui con Nino nel quale Zanzotto, con l'aiuto della moglie Marisa, ha messo insieme un magnifico florilegio che vuol essere esplorazione antropologica, ricerca sentimentale e viaggio nel passato.

[modifica] La poetica

La poetica di Andrea Zanzotto si può ricostruire attraverso la lettura delle sue opere che segnano le tappe di un percorso espressivo praticato all'interno dell'esperienza di una poesia difficile e tuttora in fieri, esulante dai classici protocolli interpretativi e dalla normale divisione in periodi.

Come dice il critico Stefano Agosti, nel saggio introduttivo all'opera complessiva delle Poesie di Andrea Zanzotto avvenuta in prima edizione nel settembre del 1999 e in seconda edizione nel 2003 da parte di Mondadori nei "Meridiani" (L'esperienza del linguaggio in Andrea Zanzotto),

il punto non si può fare proprio perché l'oggetto - nelle sue configurazioni cronologicamente più prossime, ed esemplificabili perciò in Meteo (1996) e negli specimini di un nuovo volume tuttora in fieri, qui presentati sotto la titolazione provvisoria e generica di Inediti, sembra volto ad attestare una nuova posizione dell'operatore nei riguardi di quella che, molto comprensivamente e tuttora centralmente, possiamo denominare la sua esperienza di linguaggio
Per approfondire, vedi la voce Opere di Andrea Zanzotto.

[modifica] La formazione

La formazione di Zanzotto non è facile da individuare perché diversa rispetto alle correnti e ai gruppi che hanno caratterizzato il nostro Novecento.

La sua vera scuola furono soprattutto le numerose, intense e disparate letture: da Hölderlin a Rimbaud, da Lorca a Eluard, da Ungaretti ai surrealisti e agli ermetici, per non dimenticare Virgilio ed Orazio, Dante e Petrarca, Molière e Leopardi, Carducci e D'Annunzio, Husserl e la logica matematica.

Egli poi assorbì una infinità di elementi: dall'economia ai mass media, dalla sociologia alla fantascienza, dalla semiologia alla psicanalisi (più Lacan che Freud) e il tutto rimescolato a volte in un linguaggio disteso e piano e altre volte crittografico.

[modifica] Poesia anticorrente

Quando furono pubblicati i suoi primi libri (Dietro il paesaggio nel 1951; Vocativo nel 1957), Andrea Zanzotto venne accolto come il più prestigioso della sua generazione e considerato il continuatore della linea ungarettiano-ermetica e inoltre con qualche eco raccolta dal surrealismo francese e dalla poesia spagnola degli anni venti e trenta. Una poesia dunque fortemente anticorrente.

Ma in seguito, con gli sviluppi che ebbe la sua produzione, pur confermando la forte propensione verso la piena forma lirica e la dolcezza elegiaca, si è resa insufficiente la precedente collocazione.

[modifica] Poesia della nuova avanguardia

Con le IX Egloghe (1962) il suo discorso si modifica e si allarga sia a livello psicologico (viene introdotto un io autobiografico pieno di ansie e interrogativi sul proprio rapporto con la realtà), sia a livello della forma, con un totale ripensamento dei propri mezzi comunicativi. Il linguaggio si sviluppa seguendo procedimenti parzialmente simili al sogno e all'inconscio. Ed è in questo periodo che la poesia di Zanzotto rivela affinità con le esperienze contemporanee della neoavanguardia.

[modifica] La ricerca poetica degli anni sessanta

Una ulteriore svolta e accelerazione della poesia di Zanzotto avviene con l'opera La beltà, (1968) dove ogni cosa appare abbandonata a sé stessa e galleggiante in una non-atmosfera. Se nelle IX Egloghe il poeta era ancora dentro al suo paesaggio, ora i suoi oggetti (alberi, fiumi, gregge, luna, neve) sono, se pur presenti, appiattiti e immobili. Il suo linguaggio diventa rarefatto, un ammasso di puri fonemi, balbettii, petél, (che è poi il linguaggio dei bambini, il linguaggio che si ferma ad uno stadio di semincoscienza).

[modifica] La posizione più avanzata

Sottoelencando alcune tappe intermedie come il monologo-lascito in lingua veneta di Filò (1976), nell'affrontare i testi che documentano la posizione più avanzata di Zanzotto si osserva nella trilogia composta da Il galateo in bosco (1978), Fosfeni (1983) e Idioma (1986) la completa lacerazione fra la natura e la storia e pertanto anche la fine dell'elegia e dell'idillio, tra il paesaggio e il retro del paesaggio.

La catastrofe è descritta in tre momenti: nel Galateo vengono analizzati gli eventi esterni (dal "grande macello" della guerra '15-'18 sino alla discontinuità della tradizione metrica), in Fosfeni viene "vissuta" nella lingua e nel linguaggio, in Idioma è raccontata attraverso le testimonianze sulle conseguenze psicologiche e di costume.

Lo stesso poeta sembra mutare il proprio ruolo diventando da soggetto, oggetto debole e "banale" dell'osservazione.
Egli sembra, in questa parte della sua opera, tentare di familiarizzare con un "dopo" atroce, utilizzando reperti di una realtà dialettale (i Mistieròi) sui quali si sofferma indugiando con apatica commozione.

[modifica] La funzione del linguaggio

La struttura poetica di Zanzotto è basata sulle scelte lessicali, sull'innovazione e deformazione ma soprattutto sulla costruzione del discorso. La sua poesia è prevalentemente autobiografica e cosparsa di profonde riflessioni filosofiche-esistenziali.

Il lessico utilizza sia la lingua infantile, sia gli inserti poliglotti creando in molti casi difficoltà di lettura e di decifrazione che generano a volte vera e propria incomunicabilità. La lingua, secondo Zanzotto, è incapace di render conto dei gradi del vissuto, pertanto il poeta deve trovare una linea che divida la coscienza dall'incoscienza.
Da qui nasce il tentativo di trovare un'autentica ed originaria dimensione, sia del dire che dell'essere, partendo da un "massiccio patrimonio linguistico" in uno stato di "regressione afasica".
Avviene così che l'opposizione tra afasia e verbalizzazione venga rappresentata o dal vociferare babelico o, ad un altro estremo, dal silenzio.

Zanzotto, come scrive in un bel saggio Franco Fortini, non usa strutture metriche codificate, se non quando vuole esibirsi stilisticamente. Più che altro le sue sono pastiche di carattere formale dove prevale il gusto dell'esercizio tecnico.

[modifica] Opere

[modifica] In volume

  • Dietro il paesaggio, Mondadori (Lo Specchio) Milano 1951
  • Elegia e altri versi, con una nota di Giuliano Gramigna, Edizioni della meridiana (Quaderni di poesia, 4), Milano 1954
  • Vocativo, Mondadori (Lo Specchio), Milano 1957
  • IX Egloghe, Mondadori (Il Tornasole), Milano 1962
  • Sull'Altopiano, Pozza, Vicenza, 1964; poi in Racconti e prose, introduzione di Cesare Segre, Mondadori (Oscar Oro), Milano 1990 - poi Sull'Altopiano e prose varie, introduzione di Cesare Segre, Neri Pozza, Vicenza 1995
  • La Beltà, Mondadori, (Lo Specchio), Milano 1968
  • Gli sguardi i fatti e Senhal, Tipografia Bernardi, Pieve di Soligo 1969 - poi con piccole varianti, in Gli sguardi i fatti e Senhal, con litografie di Tono Zancanaro, Il tridente 1969 - in Gli Sguardi I fatti e Senhal, con un intervento di Stefano Agosti e osservazioni dell'autore, Mondadori (Lo Specchio), Milano 1990
  • A che valse? (Versi 1938-1986), strenna per gli amici, Scheiwiller, Milano 1970
  • Pasque, Mondadori (Lo Specchio), Mondadori, Milano 1973
  • Poesie (1938-1972), a cura di Stefano Agosti, Mondadori ("Gli Oscar Poesia"), Milano 1973
  • Filò. Per il Casanova di Fellini, con una lettera e cinque disegni di Federico Fellini, trascrizione in italiano di Tiziano Rizzo, Edizioni del Ruzante, Venezia 1976 - poi con varianti parte di Filò e altre poesie, Lato Side (Lato Side 86), Roma 1981 (alle pp. 6 e 40 sono riprodotti il secondo e il quinto disegno di Federico Fellini dell'edizione Ruzante) - in Filò. per il Casanova di Fellini, con una lettera e cinque disegni (in realtà quattro) di Federico Fellini, trascrizione in italiano di Tiziano Rizzo, Mondadori (Lo Specchio), Milano 1988
  • Il galateo in bosco, prefazione di Gianfranco Contini, Mondadori (Lo Specchio), Milano 1978
  • La storia dello zio Tonto, illustrazioni di Maria Concetta Mercanti, Lisciani & Giunti ("C'era non c'era"), Teramo 1980
  • Filò e altre poesie, Lato Side (Lato Side 86), Roma 1981 con allegati il secondo e il quinto disegno di Federico Fellini dell'edizione Ruzante, la sezione Mistieròi e la Nota ortografica, con varianti in Mistieròi. Poemetto dialettale veneto, con 10 riproduzioni di acqueforti di Augusto Murer, Castaldi, Feltre 1979 - poi con varianti in: Andrea Zanzotto - Amedeo Giacomini, Mistieròi-Mistirùs. Poemetto in dialetto veneto tradotto in friulano, con una postfazione di David Maria Turoldo e tre riproduzioni di acqueforti di Giuseppe Zigani, Scheiwiller, Milano 1984 (allegata lettura dei due autori, su nastro magnetico)
  • Fosfeni, Mondadori (Lo Specchio), Milano 1983
  • Mistieròi-Mistirùs (traduzione in Friulano di Amedeo Giacomini), Milano 1985
  • Idioma, Mondadori (Lo Specchio), Milano 1986
  • Racconti e prosa, introduzione di Cesare Segre, Mondadori, Milano 1990
  • Fantasia di avvicinamento, Mondadori, Milano 1991
  • Poesie (1938-1986), a cura di Stefano Agosti, Mondadori ("Oscar Poesia"), Milano 1993
  • Aure e disincanti del Novecento Letterario, Mondadori, Milano 1994
  • Sull'Altopiano e prose varie, introduzione di Cesare Segre, Neri Pozza, Vicenza 1995
  • Il Galateo in Bosco, prefazione di Gianfranco Contini, Mondadori ("I Classici dello Specchio"), Milano 1996 (nei risvolti di copertina passi antologici di Giovanni Giudici e Giovanni Raboni)
  • Meteo, con venti disegni di Giosetta Fioroni, Donzelli ("Poesia/1"), Roma 1996
  • Sovrimpressioni, (Collana Lo Specchio, I poeti del nostro tempo) Mondadori, Milano 2001
  • La storia del Barba Zhucon e La storia dello zio Tonto, immagini di Marco Nereo Rotelli, (Collana bambini), Corraini, Mantova 2004
  • Colloqui con Nino, a cura di Andrea Zanzotto, Fotografie di Vicenzo Coltrinelli, (Collana "Il Ponte del sole"), Bernardi 2005

[modifica] Traduzioni di opere in volume

  • Selected Poetry of Andrea Zanzotto, edited and translated by Ruth Feldman-Brian Swann, Princeton University Press, Princeton (New Jersey) 1975
  • Le Galaté au Bois, traduit de l'italien par Philippe Di Meo, Arcane 17 ("L'Hippogrife"), Nantes, 1986
  • Lichtbrechung, mit einem Kommentar von Stefano Agosti, Übersetzung Donatella Capaldi, Ludwing Paulmichi, Peter Waterhouse, Verlag Droschl, Wien-Graz 1987
  • Lorna, Kleinod der Hügel. "Lorna, gemma delle colline", Übergesetzt und herausgegeben von Helga Böhmer und GioBatta Bucciol, mit Zeichnungen von Hans Joachim Madaus, Narr ("Italienische Bibliothek, 4"), Tübingen 1990
  • Poems by Andrea Zanzotto, Translated from the Italian by Antony Barnett, A-B, Lewes (Canada) 1993
  • Du Paysage à l'idiome. Anthologie poétique 1951-1986, édition bilingue - edizione bilingue, traduction de l'italien et présentation par Philippe Di Meo, Maurice Nadeau - Unesco ("Collection Unesco d'œuvres représentatives. Série européenne"), 1994 (in quarta copertina passo antologico di Pier Paolo Pasolini
  • La Veillée pour le Casanova de Fellini, avec une lettre et quatre dessins de Federico Fellini, Texte français et posface de Philippe Di Meo, Éditions Comp'Act (Collection "Le bois des mots"), Chambéry 1994
  • Del Paisaje al Idioma. Antología poética, con un "Autorretrato" del autor, seleccion y prólogo de Ernesto Hernández Busto, Universítad Iberoamericana - Artes de México ("Colectión Poesía y Poética"), Colonia Lomas de Santa Fe - Colonia Roma 1996
  • Peasant's Wake for Fellini's "Casanova" and Other Poems, Edited and Translated by John p. Welle and Ruth Feldman, Drawings by Federico Fellini and Augusto Murer, University of Illinois Press, Urbana and Chicago 1997
  • Hääl ja tema vari. La voce e la sua ombra, itaalia keelest tõlkinud Maarja Kangro. Eesti Keele Sihtasutus, Tallinn 2005.

[modifica] Bibliografia della critica

[modifica] Monografie

  • Giuliana Nuvoli, Andrea Zanzotto, La Nuova Italia, Firenze 1979, 132 pp.
  • Piero Falchetta, Oculus Pudens. Venti anni di poesia di Andrea Zanzotto (1957-1978), Francisci, Abano Terme (PD) 1983, 166 pp.
  • Lucia Conti Bertini, Andrea Zanzotto o la sacra menzogna, Marsilio, Venezia 1984, 162 pp.
  • Bevery Allen, Verso la "beltà". Gli esordi della poesia di Andrea Zanzotto, traduzione di Anna Secco, Corbo e Fiore, Venezia 1987, 233 pp.
  • John P. Welle, The poetry of Andrea Zanzotto, Bulzoni, Roma 1987, 138 pp.
  • Claudio Pezzin, Zanzotto e Leopardi. Il poeta come infans, Cooperativa Editrice Nuova Grafica Cierre, Verona 1988, 152 pp.
  • Maria Grazia Lenisa, Il segno trasgressivo (Giorgio Bàrberi Squarotti e Andrea Zanzotto), Bastogi, Foggia 1990, 115 pp.
  • Roberto Piangatelli, La lingua il corpo il bosco. La poesia di Andrea Zanzotto, prefazione di Emerico Giachery, Verso, Macerata 1990, 131 pp.
  • Luigi Tassoni, Il sogno del caos. "Microfilm" di Zanzotto e la geneticità del testo, Moretti & Vitali, Bergamo 1990, 113 pp.
  • Velio Abati, L'impossibilità della parola. Per una lettura materialistica della poesia di Andrea Zanzotto, Bagatto, Roma 1991, 206 pp.
  • Gian Mario Villalta, La costanza del vocativo. Lettura della "trilogia" di Andrea Zanzotto, nota introduttiva di Emilio Mattioli, Guerini e Associati, Milano 1992, 134 pp.
  • Vivienne Hand, Zanzotto, Edinburgh University Press, Edinburgh 1994, 233 pp.
  • Velio Abati, Andrea Zanzotto. Bibliografia 1951-1993, Giunti ("Fondazione Luciano Bianciardi. Quaderni 1"), Firenze 1995
  • Umberto Motta, Ritrovamenti di senso nella poesia di Zanzotto, Vita e Pensiero, Milano 1996, 180 pp.
  • Graziella Spampinato, La musa interrogata. L'opera in versi e in prosa di Andrea Zanzotto, Hefri, Milano 1996, 248 pp.
  • Stefano Dal Bianco, Tradire per amore. La metrica del primo Zanzotto 1938-1957, presentazione di Pier Vincenzo Mengaldo, Maria Pacini Fazzi, Lucca 1997, 202 pp.
  • Peter Waterhouse, Im Genesis-Gelände, Versuch über einige Gedichte von Paul Celan und Andrea Zanzotto, Ues Engeler, Basel-Weil am Rhein-Wien 1997, 202 pp.
  • Maike Albath-Folchetti, Zanzottos Triptpychon. Eine Studie der Sammlungen "Il Galateo in Bosco", "Fosfeni" und "Idioma", Gunter-Nare. Tübingen 1998, 298 pp.

[modifica] Interventi in periodici o in volumi

  • Carlo Bo, "Dietro il paesaggio" di Andrea Zanzotto, in La Fiera letteraria VI, 37, 30 settembre 1951, pp. 1-2
  • Giuliano Gramigna, Dietro il paesaggio, in Settimo Giorno, IV, 155, 43, 25 ottobre 1951, p. 28
  • Carlo Betocchi, Andrea Zanzotto, in Il Popolo, 5 dicembre 1951, p. 3.
  • Giacinto Spagnoletti, Poesia di Zanzotto, in Giornale del Popolo, 3 giugno 1952, p. 3.
  • Franco Fortini, Zanzotto:Dietro il paesaggio, in Comunità, VI, 14, giugno 1952, p. 76.
  • Giuseppe Ungaretti, Interventi in L'Approdo, settembre 1954
  • Eugenio Montale, Due poeti, in Corriere della Sera, 25 marzo 1955; poi in Il secondo mestiere. Prose 1920-1979, a cura di Giorgio Zampa, tomo II, Mondadori, Milano 1996, pp. 1794-5
  • Sergio Antonielli, Andrea Zanzotto, in Avanti! 18 luglio 1957; poi in Letteratura del disagio, Comunità, Milano 1984, pp. 102-5.
  • Geno Pampaloni, Bernari e Zanzotto, in L'Espresso, III, 39, 29 settembre 1957, p. 13
  • Geno Pampaloni, Interventi in L'Espresso, 29 settembre 1957
  • Giorgio Caproni, Vocativo di Zanzotto, in La Fiera letteraria, XII, 45, 10 novembre 1957, pp. 5, 8.
  • Franco Fortini, Zanzotto, in saggi italiani, 1959, poi in Saggi italiani, Milano 1987
  • Pier Paolo Pasolini, Principio di un engagement, Il Punto della Settimana, II, 51, 21 dicembre 1957, p. 13; poi in Passione e ideologia (1948-1958), Garzanti, Milano 1960, pp. 464-6
  • Cesare Vivaldi, Un romanzo "operaio", uno "borghese" e una raccolta di versi, in Corrispondenza Socialista, II, 32, 16 febbraio 1958, p. 4.
  • Giorgio Bàrberi Squarotti, Zanzotto o gli schemi dell'astrazione, in Quartiere 1, 2 settembre 1958, pp. 14-9, poi in Poesia e narrativa del secondo Novecento, Mursia, Milano 1961, pp. 116-23.
  • Luciano Erba, Invito al chiarimento della poesia contemporanea. Luciano Erba, in La Fiera letteraria, XV, 27, 3 luglio 1960, pp. 116-23.
  • Franco Fortini, Le poesie italiane di questi anni, in Il Menabò, 2, 1960, pp. 103-42 (115-6); poi in Saggi italiani, De Donato, Bari 1974, pp. 88-137 (102-4).
  • Carlo Della Corte, Il "latino" di Zanzotto, in Quartiere, V, n.s., 12, giugno 1962, pp. 50-2
  • Francesco Leonetti, L'ira di Roversi. Il disordine di Zanzotto. Generalità, in Paragone, XIII, 152, n.s., agosto 1962, pp. 106-11 (109-11)
  • Bortolo Pento, Il difficile Zanzotto, in La Fiera letteraria, XVII, 39, 30 settembre 1962, p. 4; poi, col titolo Andrea Zanzotto. Una poesia difficile, in Lettere di poesia contemporanea, Marzorati, Milano 1965, pp. 135-8.
  • Geno Pampaloni, Il vagabondo Roversi e l'aristocratico Zanzotto, in Epoca XIII, vol. IL, 628, 7 ottobre 1962, p. 112.
  • Luigi Baldacci, In cerca del mistero, in Giornale del Mattino, 15 novembre 1962
  • Giuseppe Surian, Zanzotto: crisi e maturità, in Leggere, VIII, 11, novembre 1962, pp. 76-8.
  • Giovanni Raboni, La difficile attualità di Zanzotto, in Aut-Aut, 73, gennaio 1963, pp. 76-8; poi in Poesia degli anni sessanta, Editori Riuniti, Roma 1976, pp. 76-8.
  • Marco Forti, Zanzotto o dell'informale, in Le proposte della poesia, Mursia, Milano 1963, pp. 210-8
  • Giuseppe Guglielmi - Elio Pagliarani, Andrea Zanzotto, in Manuale di poesia sperimentale, Mondadori, Milano 1966, pp. 39, 49, 364
  • Eugenio Montale, La poesia di Zanzotto, in Corriere della Sera, 1 giugno 1968, p. 3; poi in Sulla poesia, a cura di Giorgio Zampa, Mondadori, Milano 1976, pp. 337-41 e in Il secondo mestiere. Prose 1920-1979, cit., pp. 2891-5.
  • Giuseppe Surian, "Beltà" difficile di Andrea Zanzotto, in Il Gazzettino, 17 luglio 1968, p. 3; poi in Il Nostro Tempo, XXIII, 33, 25 agosto 1968, p. 3.
  • Walter Pedullà, L'"oltraggio" di Zanzotto, in Avanti!, 25 luglio 1968, p. 3; poi in La letteratura del benessere, Libreria Scientifica, Napoli 1968, p. 11.
  • Ferdinando Camon, Una poesia che si può declamare, in Paese Sera, 4 agosto 1968, p. 11
  • Giancarlo Vigorelli, Zanzotto è Orfeo in mezzo ai robots, in Tempo, XXX, 33, 13 agosto 1968, p. 78.
  • Giovanni Giudici, La cantata del sior Bontempo, in L'Espresso, XIV, 33, 18 agosto 1968, p. 18.
  • Giovanni Raboni, Zanzotto: l'oltraggio, la salvezza, Paragone, XIX, 222, n.s., 42, agosto 1968, pp. 148-51; poi in Poesia degli anni sessanta, cit., pp 169-72.
  • Michele Rago, La poesia da riscoprire al limite del possibile, in L'Unità, 11 settembre 1968, p. 8.
  • Maria Corti, Recensione a Andrea Zanzotto, La Beltà, in Strumenti Critici, II, 7, 3, ottobre 1968, pp. 427-30.
  • Amedeo Giacomini, La "Beltà" di Andrea Zanzotto (appunti per una possibile interpretazione), La Battana, V, 16-17, ottobre 1968, pp. 175-9.
  • Michel David, Solmi et Zanzotto, in Le Monde des livres. Supplement au numéro 7416 su Le Monde, 16 novembre 1968, p. VII.
  • Alberto Frattini, La "Beltà" di Zanzotto, in L'Osservatore Romano, 23 gennaio 1969.
  • Marco Forti, La beltà, l'oltraggio, in Arte e Poesia, I, 1, gennaio-febbraio 1969, pp. 30-5: poi in Le proposte della poesia e nuove proposte, nuova edizione, Mursia, Milano 1971, pp. 360-7.
  • Stefano Agosti, Zanzotto o la conquista del dire, in Sigma, 21, marzo 1969, pp. 64-72; poi in Il testo poetico. Teoria e pratiche d'analisi, Rizzoli, Milano 1972, pp. 209-18.
  • Fernando Bandini, Zanzotto tra norma e disordine, in Comunità, XXIII, 158, maggio-giugno 1969, pp. 78-83; poi in Gianni Grana (a cura di), Letteratura italiana. Novecento. Gli scrittori e la cultura letteraria nella società italiana, vol. X (I contemporanei), Marzorati, Milano 1980, pp. 9756-65.
  • Sergio Antonielli, "La beltà" di Andrea Zanzotto, in Belfagor, XXIV, 5 settembre 1969, pp. 627-30; poi in Letteratura del disagio, Comunità, Milano 1984, pp 236-41.
  • Gian Carlo Ferretti, L'oltraggio di Zanzotto, in L'Unità, 25 novembre 1969, p. 10.
  • Armanda Guiducci, Senza dubbi un poeta, in Avanti!, 28 dicembre 1969, p. 7.
  • Giovanni Raboni, Notizie clandestine sul terrore, in Paragone XXI, 240, febbraio 1970, pp. 126-8; poi in Poesia degli anni sessanta, cit. pp. 187-9.
  • Giorgio Manacorda, Recensione ad Andrea Zanzotto, Gli sguardi i fatti e senhal, in Rinascita, xxvii, 26, 26 giugno 1970, p. 30.
  • Giancarlo Pandini, Il difficile dire di Zanzotto, in Cronache Letterarie, III, 7, giugno 1970, pp. 71-80 e in Prospettive, V, 18-19, giugno-settembre 1970, pp. 215-22; poi in L'oscura devozione. Saggi e ricerche di letteratura italiana, Marzorati, Milano 1977, pp. 119-31.
  • Giuseppe Zagabrio, La poesia tra editoria e "anti", in Il Ponte, XX 1032-55 (1041-2); poi, fuso con altri interventi col titolo La beltà e la ri(de)codificazione di Zanzotto, in Febbre, furore e fiele. Repertorio della poesia italiana contemporanea 1970-1980, Mursia, Milano 1983, pp. 511-8.
  • Pier Paolo Pasolini, La beltà (appunti), "Nuovi Argomenti", n.s., 21, gennaio-marzo 1971, pp. 23-6; poi in Il portico della morte, a cura di Cesare Segre, Associazione "Fondo Pier Paolo Pasolini", Roma 1988, pp. 267-70.
  • Mladen Machiedo, Andrea Zanzotto, in Novi talijanski pjesnici, Marko Marulić, Split 1971, pp. 247-64, 274.
  • Walter Siti, Per Zanzotto. Possibili prefazi, in Nuovi Argomenti, n.s., 32 marzo-aprile 1973, pp. 127-42.
  • Leonardo Mancino, Le parole e le cose di Andrea Zanzotto, in Avanti!, 19 agosto 1973, p. 6.
  • Stefano Lanuzza, Zanzotto o altre polisintesi, in Prospetti, VIII, 30-31, giugno-settembre 1973, pp. 49-50.
  • Gian Carlo Ferretti, Il dilemma attuale della critica, in Rinascita XXX, 42, 26 ottobre 1973, p. 33.
  • Massimo Grillandi, Recensione a Andrea Zanzotto, Poesie (1938-1972), in Il Mattino, 29 novembre 1973, p. 3, e in Gazzetta del Sud, 29 gennaio 1974, p. 8; poi in Forum Italicum, vol.IX, 4, dicembre 1975, pp. 459-61.
  • Pierre Van Bever, "La beltà" di Zanzotto, in Storia linguistica dell'Italia del '900, Bulzoni, Roma 1973, pp. 225-7.
  • Pier Paolo Pasolini, Nasce nel cuore delle "Pasque" la più drammatica e splendita poesia, in Tempo, XXXVI, 12, 22 marzo 1974, pp. 70-1; poi con il titolo Andrea Zanzotto, "Pasque", in Descrizioni di descrizioni, a cura di Graziella Chiarcossi, Einaudi, Torino 1978, pp. 283-7.
  • Walter Siti, Le Pasque di Zanzotto, in Rinascita', XXXI, 15, 12 aprile 1974, pp. 26.
  • Tiziano Rizzo, "Pasque" difficili, "Il Mondo", XXXI, 15, 12 aprile 1974, p. 21
  • Walter Pedullà, "Passione & Pasque" dello sciamano letterario, in Il Caffè, XX, serie VI, 11, maggio 1974, pp. 28-40; poi, col titolo L'estrema "finzione", l'estrema funzione, in L'estrema funzione. La letteratura degli anni settanta svela i propri segreti, Marsilio, Venezia-Padova, 1975, pp. 314-30.
  • Aldo Rossi, La poesia nell'attuale universo semiologico, in L'Approdo letterario, XX, n.s, 66, giugno 1974, pp. 101-6 (105-6).
  • Gilberto Finzi, Le "Pasque" di Zanzotto, in Giorni - Vie Nuove, IV, 36, 11 settembre 1974, p. 9; poi con il titolo Zanzotto, in Poesia in Italia. Montale, novissimi, postnovissimi, 1959-1978, Mursia, Milano 1979, pp. 126-8.
  • Angelo Mundula, L'oltranza-oltraggio di Zanzotto, in Altri Termini, 6, n.s, ottobre 1974, pp. 94-7.
  • Armando Balduino, Zanzotto e l'ottica della contraddizione (Impressioni e divagazioni su "Pasque"), pp. 281-313; poi in Messaggi e problemi della letteratura contemporanea, Marsilio, Venezia 1976, pp.48-81.
  • Fernando Bandini, Scheda per "Sull'Altopiano", pp.175-83.
  • Maurizio Cucchi, La beltà presa a coltellate?, pp.251-71.
  • Amedeo Giacomini, Da "Dietro il paesaggio" alle "IX Egloghe": l'io grammaticale nella poesia di Andrea Zanzotto, pp.185-205.
  • Marziano Guglielminetti, La ricostruzione della sintassi poetica, pp.167-73; poi, col titolo Zanzotto e la resistenza della sintassi poetica, in Gianni Grana (a cura di), Letteratura italiana. Novecento. Gli scrittori e la cultura letteraria nella società italiana, vol.X (I contemporanei), cit., pp.9765-71.
  • Luigi Milone, Per una storia del linguaggio poetico di Andrea zanzotto,pp.207-35.
  • Giuliana Nuvole, Una dialettica della disperazione in prestito, pp-237-50.
  • Jaqueline Risset, "Sovraesistenze", pp. 329-31.
  • Gino Tellini, La "subnarcosi" di Zanzotto, pp.315-28.
  • Luciano Troisio, La luna e i senhals, pp.273-80.
  • Claudio Varese, Solo gli isolati comunicano, pp.333-40.
  • Cecilia Ghelli, Il regno perduto, "Nuovi Argomenti", n.s., 40-41.
  • Silvio Ramat, Andrea Zanzotto, in Letteratura Italiana. I Contemporanei, vol. V, Marzorati, Milano 1974, pp.1305-29; poi in Andrea Zanzotto, in Gianni Grana (a cura di)in Letteratura italiana. Novecento. Gli scrittori e la cultura letteraria nella società italiana, vol. X (I Contemporanei), cit. pp.9730-54.
  • Giuseppe Ungaretti, Piccolo discorso al Convegno di S. Pellegrino sopra "Dietro il paesaggio" di Andrea Zanzotto, in Vita d'un uomo. Saggi e interventi, a cura di Mario Diacono e Luciano Rebay, Mondadori, Milano 1974, pp.693-9.
  • Enzo Golino, La costola di Pigmalione, "L'Espresso", XXI, 4, 26 gennaio 1975, p.53.
  • Piero Ferrari, Zanzotto o del furore, "Italyan Filojisi", VIII, 9, 1976, pp.77-86.
  • Vittorio Boarini - Pietro Bonfiglioli (a cura di), Andrea Zanzotto, "Al mondo", in Vittorio Boarini - Pietro Bonfiglioli, Avanguardia e restaurazione. La cultura del Novecento:testi e interpretazioni, Zanichelli, Bologna 1976, pp.643-7.
  • Franco Fortini, Dialetto ucciso e mai morto, "Corriere della Sera", 20 febbraio 1977, p.10; poi, con il titolo "Filò" di Andrea Zanzotto, in Nuovi saggi italiani, Garzanti, Milano 1978, pp.342-4 (datato però 1984).
  • Attilio Bertolucci, Il poeta alchimista canta in dialetto, "La Repubblica", 11 marzo 1977.
  • Gilberto Finzi, Le filastrocche di "Casanova", "Giorni", VII, 14, 6 aprile 1977, p.56; poi con il titolo Ancora Zanzotto:"Filò", in Poesia in Italia. Montale, novissimi, postnovissimi, 1959-1978, cit. pp.128-9.
  • Luigi Milone, Quelle cantilene in lingua perduta, "Il Gazzettino", 5 maggio 1977, p.3.
  • Fulvio Belmonte, Zanzotto: dal linguaggio degli "altri" al discorso dell'"Altro", "Resine", 21, aprile-giugno 1977, pp.42-57.
  • Stefano Agosti, Diglossia e poesia.L'esperimento di "Filò", "Il piccolo Hans", IV, 15, luglio-settembre 1977, pp. 57-76.
  • Franco Fortini, Andrea Zanzotto, in I poeti del Novecento, in Carlo Muscetta (a cura di), Letteratura italiana, Laterza, vol.IX (Il Novecento), Laterza, Bari 1977, pp.210-6.
  • Giancarlo Majorino, (a cura di), Andrea Zanzotto, in Poesie e realtà '45-'75, Savelli, Roma 1977, vol. I (Il dopoguerra; gli anni della "guerra fredda"), pp.72-3;vol.II (Il "miracolo" economico e il centrosinistra; dal '68 al '75), pp.26-9,100-2.
  • Marco Marchi, E co ò vist la gran testa, "Paragone", XXIX, 340, giugno 1978, pp.97-109: poi in Alcuni poeti, Vallecchi, Firenze 1981, pp.89-110.
  • Guido Almansi, Verbal folly, "The Times Literary Supplement", LXXVII, 3985, 18 agosto 1978, p.936.
  • Riccardo Scrivano, Zanzotto e Montale, in Marginalità montaliane, "La Rassegna della Letteratura Italiana", LXXXII, serie VII, 1-2, gennaio-agosto 1978, pp.936.
  • Gerardo Genot, Andrea Zanzotto, Cinq sonnets, "Poesie", 6, terzo trimestre 1978, pp. 42-7.
  • Marco Papa, Il dialetto e la ginestra. Leopardismo dell'ultimo Zanzotto (Appunti), "La rassegna della Letteratura Italiana", LXXXII, serie VII, 3 settembre-dicembre 1978, pp. 496-504.
  • Giorgio Bàrberi Squarotti, L'ultimo trentennio, in Poesia e narrativa del secondo Novecento, 4°edizione aumentata, Mursia, Milano, 1978, pp. 181-205 (192-4); poi in Dante nella Letteratura italiana del Novecento.Atti del Convegno di Studi, Casa di dante, Roma 6- 7 maggio 1977, Bonacci, Roma 1979, pp.245-77 (259-63)
  • Gianfranco Contini, Zanzotto Andrea, in Schedario di scrittori italiani moderni e contemporanei, Sansoni, Firenze 1978, pp. 217-9.
  • Pier Vincenzo Mengaldo, Andrea Zanzotto, in Pier Vincenzo Mengaldo (a cura di), Poeti italiani del Novecento, Mondadori, Milano 1978, pp.869-906.
  • Giovanni Occhipinti, Andrea Zanzotto: indomani e crepuscolo del mondo e della poesia?, in Uno splendido Medioevo. Poesia anni Sessanta, Lalli, Poggibonsi 1978, pp.57-62.
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