Cesare d'Este
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Cesare d'Este (Ferrara, 1561 - Modena, 11 dicembre 1628) fu duca di Modena e Reggio dal 1597 alla sua morte.
Il 27 ottobre 1597, alla morte senza eredi del duca Alfonso II d'Este, il Ducato passò al cugino Cesare, figlio naturale di Alfonso d'Este marchese di Montecchio. La legittimità della successione venne riconosciuta dall'imperatore Rodolfo II, ma non da Papa Clemente VIII, ed essendo Ferrara, a differenza di Modena, Carpi e Reggio Emilia, feudo pontificio, esso ritornò alla Santa Sede, nonostante i reiterati tentativi del Duca, che chiese aiuto alle principali potenze europee, ma ottenne solo promesse o, nel caso di Enrico IV di Francia, un clamoroso voltafaccia. La capitale fu quindi trasferita a Modena ove il Duca entrò il 30 gennaio 1598 e molteplici furono i problemi di quei primi anni: l’inadeguatezza della residenza (l'antico castello medioevale), le diatribe fra la nobiltà ferrarese e quella modenese, il tentativo di autonomia di Marco Pio di Sassuolo, la guerra contro Lucca per il possesso della Garfagnana. Sposò il 30 gennaio 1586 la fiorentina Virginia de' Medici, figlia dell'ex Granduca di Toscana Cosimo I, che però dopo circa dieci anni manifestò i primi segni della pazzia che l'accompagnarono fino alla morte, avvenuta nel 1615. Fu uomo mite e religioso, ma purtroppo non dotato di grande intelligenza politica.
Gli successe il figlio Alfonso III d'Este.
[modifica] Modena capitale
Al momento di divenire capitale dello Stato, Modena contava circa 20 mila abitanti. Proprio alla fine del Cinquecento in tutto lo Stato le manifatture tessili attraversarono una fase favorevole, tanto che l'Arte della lana era la più importante del Ducato, e ad essa si affiancava, sia a Modena che a Reggio, una forte produzione di drappi di seta, che aveva riflessi anche nell'industria agricola del baco da seta. Notevole era anche, per la bilancia dei pagamenti, l'esportazione dei vini bianchi e rossi, ed esportazioni fiorenti erano anche quelle dei salumi, bestiami ed acquavite.
Note dolenti venivano invece dalla produzione cerealicola, situazione aggravatasi ancor più con la perdita del Ferrarese. La produzione, negli anni normali, copriva i 2/3 del fabbisogno, mentre le importazioni erano ingentissime negli anni di carestia, che erano circa uno su tre.
Il deficit della bilancia commerciale crebbe in misura ingente nei primi anni del Seicento, e la rarefazione inevitabile delle buone monete d'oro e d'argento produsse una fortissima inflazione che rese meno competitivi i prodotti esportati e mise in crisi le industrie locali. I primi anni di Modena capitale resero indispensabili, all'interno della città ingenti lavori edili di ristrutturazione, demolizione, edificazione, e questo portò un po' di prosperità nelle tasche dei meno abbienti, impiegati come manovali e muratori.
[modifica] Discendenza
- Giulia d'Este (1588-1645)
- Alfonso III d'Este (1591-1644), Duca di Modena dal 1628
- Luigi d'Este (1593/1594-1664), Signore di Montecchio e Scandiano
- Laura d'Este (1594-1630)
- Caterina d'Este (1595-1618)
- Ippolito d'Este (1599-1647)
- Niccolo d'Este (1601-1640)
- Borso d'Este (1605-1657)
- Foresto d'Este (1606-1639/1640)
- Angela Caterina d'Este (deceduta nel 1651), suora
[modifica] Voci correlate
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