ETR250
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ETR 250 Arlecchino | |
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LOCOMOTORE ELETTRICO | |
ETR251 presso Delebio, 8 ottobre 1995. Autore: Stefano Paolini, www.photorail.com Il treno nella foto, restaurato ed oggi demolito, portava la livrea tipica degli ETR anni 1970 |
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Anni di progettazione | 1957 - 1959 |
Anni di costruzione | 1959 - 1960 |
Anni di esercizio | 1960 - 1999 |
Quantità prodotta | 4 convogli |
Dimensioni | convoglio da 97,2 metri, 4 veicoli |
Capacità | 146 posti di prima classe in configurazione originale portati a 170 posti nel 1990 |
Interperno | 20.000 mm |
Passo dei carrelli | 3.000 mm |
Massa vuoto | 195 ton |
Rodiggio | Bo’2’Bo’+2’2’Bo’ |
Potenza oraria | 1325 kW |
Velocità massima omologata | 200 km/h |
Alimentazione | 3 kV cc |
L' ETR 250 Arlecchino è il terzo esemplare della generazione degli ElettroTreni Rapidi, dopo l'ETR200 e l'ETR300.
Venne sviluppato in vista delle Olimpiadi di Roma 1960 per affiancare gli ETR200, ormai insufficienti alla richiesta di trasporto nell'epoca del boom economico, che stavano per essere tolti temporaneamente dal servizio per la riconversione in ETR220 e l'aggiunta della quarta carrozza.
Composti da 4 carrozze in composizione bloccata, gli Arlecchino sfruttavano un sistema di carrelli condivisi tra le due carrozze adiacenti (sistema Jacobs: delle quattro carrozze una era destinata all'alloggiamento dei servizi di bordo, mentre le altre erano attrezzate con sedili di sola prima classe, arredate a salone e con la particolarità di avere un tema di colori differente per ogni carrozza (blu/grigio, marrone/azzurro e verde/grigio).
La cassa, costruita sul modello del Settebello prevedeva un ampio belvedere sulla parte frontale e terminale del treno, dotata di 11 posti a sedere e di cui uno dotato di bar.
La propulsione era di tipo distribuito, con i 6 motori montati direttamente sui carrelli a molle elicoidali, dello stesso tipo V920 ad alta velocità usati sugli ETR300 e 220, oltre che sulle ALe601.
Il primo esemplare di Arlecchino venne consegnato il 23 luglio 1960 presso la stazione di Bologna, e prese servizio sulla tratta Milano-Napoli col nome di Freccia del Vesuvio insieme ad un ETR220 Polifemo, presto sostituito da un altro ETR250 quando furono consegnati i rimanenti 3 veicoli. Due di questi furono distaccati sulla Roma-Napoli per il servizio olimpico, per poi servire anche sulla tratta Genova-Trieste e Milano-Venezia.
Con la trasformazione della flotta di elettrotreni in Alta Velocità (anche se il termine è improprio per la denotazione attuale, che comporta velocità superiori ai 250 km/h) anche gli Arlecchino vennero dotati di impianti di sicurezza e di trasmissione omologati a 200 km/h, e vennero resi uguali i due belvedere con l'eliminazione del bar. In questa configurazione nei primi anni 70 gli Arlecchino superarono i più prestigiosi Settebello in velocità, servendo la dorsale Milano-Roma in sole 5 ore e mezzo, ma senza soste intermedie.
La ridotta dimensione degli Arlecchino (4 carrozze contro le 7 del Settebello) però col crescere della domanda di trasporto si dimostrò un limite invalicabile per il servizio tra grandi città. Vennero così declassati a Super-rapidi e presero servizio fisso sulla Genova-Milano-Trieste, per poi venire ritirati nel 1988 e mantenuti come riserva.
Furono bonificati dall'amianto e revampizzati nel 1990, con l'intento di rimetterli in servizio sulle linee minori, mentre i servizi strategici venivano affidati ai nuovi Pendolini, ma ritardi nei lavori (effettuati presso le officine Fervet di Castelfranco Veneto) e un cambio di politiche aziendali spinsero all'abbandono del progetto.
I primi tre ETR furono terminati (251-252-253) mentre il 4, ancora in configurazione originale, venne mandato in accantonamento e in seguito smantellato nel 1999. Nello stesso anno è stato demolito anche il n. 251.
I restanti due veicoli sono abbandonati a Napoli e giacciono in pessime condizioni in attesa di essere demoliti: una fine ingloriosa per quelli che furono definiti da Mario Ferrari Aggradi, Ministro dei Trasporti del Governo Tambroni, "un autentico gioiello della tecnica ferroviaria".
Una testata di un salvata dalla demolizione è stata ricostruita presso l'Officina Magliola e Figli di Santhià in ETR300 Settebello per scopi storici, dato che non esistevano più Settebello originali. È stato esposto a Milano in Piazza Duomo in occasione della mostra AnniCinquanta (3 marzo al 3 luglio 2005, ma la motrice era già presente il 1 marzo), dove ha subito vandalismi su una fiancata.
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