Giuseppe Pinelli
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Giuseppe Pinelli (Milano, 1928 - 15 dicembre 1969) è stato un ferroviere ed un anarchico, animatore del Circolo anarchico Ponte della Ghisolfa. Morí a Milano in circostanze misteriose il 15 dicembre 1969.
Le circostanze della sua morte, ufficialmente attribuita a suicidio, hanno destato sospetto a causa di alcune circostanze legate ai momenti del tutto eccezionali vissuti nel capoluogo lombardo a seguito della strage di piazza Fontana del 12 dicembre 1969.
Una parte dell'opinione pubblica ha avanzato il sospetto che non si sia trattato di un suicidio e che le indagini siano state condotte con metodi poco ortodossi ed in modo non imparziale. Le indagini della magistratura, tuttavia, non hanno portato finora a conclusioni definitive.
Il caso ha suscitato una polemica politica intrisa di vibrante animosità tanto da parte di coloro che sostengono la tesi dell'omicidio, quanto da parte delle autorità, ed è peraltro assai arduo isolare la polemica riguardante questo caso da quelle relative, fra l'altro, alla strage di piazza Fontana, alla cosiddetta strategia della tensione, al cosiddetto stragismo di stato, alla repressione dei circoli anarchici italiani ed all'assassinio del commissario Calabresi.
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[modifica] I fatti
La notte successiva alla strage, la polizia fermò 84 anarchici, tra cui Pinelli. Tre giorni dopo, mentre veniva arrestato il suo presunto complice Pietro Valpreda, Pinelli si trovava nel palazzo della questura, sottoposto ad interrogatorio da parte di Marcello Guida e del commissario Luigi Calabresi oltre che da alcuni sottufficiali. Secondo la versione ufficiale, Pinelli si lanciò dalla finestra al quarto piano e morì. Motivo di questo gesto sarebbero state le contestazioni (infondate) mosse a suo carico che avrebbero dimostrato il suo coinvolgimento nella strage; la sua morte venne archiviata come suicidio. Il fermo di Pinelli era illegale perché egli era stato trattenuto troppo a lungo in questura: il 15 dicembre 1969 (la data della sua morte) egli avrebbe dovuto essere libero oppure in prigione ma non in questura, infatti il fermo di polizia può durare al massimo 2 giorni.
Secondo alcune versioni della polizia, mai confermate, Pinelli precipitando avrebbe gridato l'ormai celebre frase "È la fine dell'anarchia!".
[modifica] Il contesto
Il 1969 fu l'anno italiano della contestazione giovanile che seguì il Maggio francese, poi ricordato come il Sessantotto. Soprattutto nel nord Italia entrarono in fibrillazione numerose organizzazioni politiche dei più disparati orientamenti, spesso contrapposte tra loro e ostili verso i governi e i partiti di governo e di opposizione.
Dallo scontro dialettico si passò sovente allo scontro fisico, a scontri di piazza con le forze dell'ordine, che sfociarono a volte nella guerriglia urbana. Notevoli furono gli scontri di Valle Giulia a Roma: gli studenti universitari per la prima volta caricarono le forze dell'ordine.
Le forze dell'ordine venivano viste con sospetto dai contestatori per il ruolo svolto negli scontri di piazza ed erano considerate un simbolo dell'ingiustizia del potere contro cui i contestatori lottavano. Non mancavano tuttavia le posizioni opposte, come quella di Pier Paolo Pasolini che sottolineava la vera e autentica condizione proletaria di molti poliziotti e carabinieri.
In questo clima arroventato, sul finire del 1969, il 12 dicembre, nei locali della Banca Nazionale dell'Agricoltura di piazza Fontana a Milano, lo scoppio di una bomba uccise numerose persone. Lo scopo degli attentatori era creare una situazione di caos, con forti polemiche politiche e accuse reciproche, così da giustificare soluzioni politiche autoritarie. La magistratura e le forze dell'ordine organizzarono retate, fermando numerose persone schedate, tra cui Pinelli.
[modifica] La tesi dell'omicidio
I fatti strani legati alla morte di Pinelli indussero molti a parlare, sempre più apertamente, di omicidio: Pinelli sarebbe stato gettato dalla finestra.
[modifica] I sospetti
[modifica] Le motivazioni
La prima ragione per credere nell'omicidio sarebbe l'incoerenza dell'intenzione suicidaria con il carattere di Pinelli: chi lo conosceva sostenne che fosse da escludere una sua eventuale decisione di suicidarsi. Secondo queste fonti, Pinelli non avrebbe preso in considerazione l'ipotesi del suicidio, neppure di fronte al pericolo di una condanna all'ergastolo per strage. Al momento della morte non si profilava comunque una condanna, data la mancanza di prove e indizi nei suoi confronti.
[modifica] I dubbi sulla versione ufficiale
La versione ufficiale viene considerata inoltre, secondo le stesse fonti, contraddittoria ed incongruente: l'ambulanza sarebbe stata chiamata alcuni minuti prima della caduta, Pinelli non avrebbe urlato durante la caduta, avvenuta quasi in verticale (quindi probabilmente senza lo spostamento verso l'esterno che ci sarebbe stato se si fosse lanciato), pur avendo sbattuto contro i cornicioni, sulle mani non avrebbe avuto nessun segno che mostrasse tentativi (anche istintivi) di proteggersi dalla caduta, gli agenti presenti forniranno nel tempo versioni leggermente contrastanti sull'accaduto (in una di queste sostennero di essere riusciti ad afferrarlo, ma di non essere riusciti a trattenerlo, motivando quindi la caduta in verticale senza spostamento dovuto all'eventuale slancio) e infine le dimensioni della stanza, la disposizione dei mobili e delle sedie per l'interrogatorio avrebbero reso difficile gettarsi dalla finestra in presenza di poliziotti. Secondo una delle diverse versioni date dalla Questura, nel tentativo di trattenere Pinelli per impedire la caduta dalla finestra, nelle mani di un poliziotto sarebbe rimasta una scarpa del ferroviere, che sarebbe quindi una prova del fatto che i tentativi di trattenerlo erano avvenuti, ma in realtà quando il ferroviere fu raccolto sul selciato indossava ancora entrambe le scarpe.
[modifica] Le illazioni sulle persone coinvolte
Uno degli argomenti addotti su cui vengono fatte molte illazioni è la qualità dei soggetti coinvolti, cioè di coloro che erano nella stanza con Pinelli.
Marcello Guida era stato, secondo queste fonti, un uomo importante durante il regime fascista, direttore del confino di Ventotene e dell'ergastolo di Santo Stefano (l'isoletta viciniore): un uomo così compromesso con la dittatura che quando il presidente Pertini visitò la Questura di Milano si sarebbe rifiutato di stringergli la mano in quanto egli stesso era stato deportato a Ventotene. Nei minuti successivi alla morte di Pinelli ipotizzò che questi avesse deciso per il suicidio in quanto era crollato il suo alibi per il giorno della strage e i media ripresero queste affermazioni come indizi della colpevolezza dell'anarchico, ma questa versione venne successivamente smentita (e l'alibi confermato).
Luigi Calabresi era noto per il suo lavoro di contrasto politico alle formazioni di estrema sinistra (fra cui Lotta Continua): viene considerata, dalle stesse fonti, inspiegabile la sostituzione con Calabresi di un altro commissario che invece seguiva, nelle indagini sulla strage, la pista degli estremisti di destra.
In un primo momento vennero indicati come sospetti gli avanzamenti di grado di alcuni ufficiali ritenuti anch'essi coinvolti nella misteriosa morte, anche se si accertò poi che si trattava semplicemente di ordinari avanzamenti per anzianità.
[modifica] La seconda autopsia
In seguito alle polemiche, nel 1975, la salma di Pinelli venne riesumata e analizzata. Si scoprì che il corpo dell'anarchico presentava lesioni simili a quelle che può provocare un colpo di karate.
Il caso venne quindi chiuso attribuendo la morte di Pinelli ad un malore attivo (secondo la sentenza del giudice Gerardo D'Ambrosio): lo stress degli interrogatori, le troppe sigarette a stomaco vuoto unito al freddo che proveniva dalla finestra aperta avrebbero causato un malore e Pinelli, invece di accasciarsi, avrebbe spiccato un balzo in avanti, causando la caduta.
[modifica] Il ricordo di Pinelli
La figura di Pinelli è stata presa, in ambienti anarchici, a simbolo dell'opposizione al potere costituito in genere ed in particolare al potere poliziesco.
Sono state composte diverse canzoni su Pinelli, come La ballata del Pinelli, scritta da G. Barozzi, F. Lazzarini, U. Zavanella (giovani anarchici mantovani) la sera stessa dei funerali e successivamente rielaborata, ampliata e musicata da Joe Fallisi nel 1969. Ogni anno, a Milano si organizzano diverse manifestazioni per non dimenticare Pinelli e la strage di piazza Fontana dove è stata apposta una lapide che recita: A Giuseppe Pinelli, ferroviere anarchico ucciso innocente nei locali della questura di Milano; 16/12/1969.
Alla vicenda di Pinelli si ispirò anche un'opera teatrale di Dario Fo: Morte accidentale di un anarchico (ma in realtà il riferimento quasi esplicito che viene fatto è per Andrea Salsedo). L'opera pittorica di Enrico Baj, che doveva essere esposta a Milano lo stesso giorno dell'omicidio Calabresi, intitolata I Funerali di Pinelli, si ispira anch'essa a questi eventi.
Della vicenda Pinelli si occupò lungamente Camilla Cederna, giornalista di fama, che pubblicò la sua testimonianza in un libro intitolato Pinelli. La finestra sulla strage, edito nel 1971 e ripubblicato nel 2004. Il poeta anarchico genovese Riccardo Mannerini scrive "Il Ferroviere". Nella sezione collegamenti esterni è presente un link che punta ad una serie di lavori su Giuseppe Pinelli.
[modifica] La questione della targa
Recentemente il Comune di Milano, come il sindaco Gabriele Albertini aveva promesso di fare prima della fine del proprio mandato, ha cercato di placare le polemiche sulla presenza della lapide (che di fatto ufficializza la versione secondo cui Pinelli sarebbe stato assassinato), sostituendola con una lapide simile in cui il testo è stato cambiato per renderlo meno accusatoria: la nuova lapide recita "innocente morto tragicamente" al posto di "ucciso innocente". La sostituzione è avvenuta di notte e non è stata precedentemente annunciata, ufficialmente per evitare possibili incidenti.
La decisione ha trovato l'opposizione degli ambienti anarchici. La sostituzione della targa è stata considerata da alcuni esponenti del mondo anarchico e della sinistra come un'operazione elettorale dovuta alle imminenti elezioni politiche e elezioni amministrative per il sindaco.
Il 23 marzo 2006, gli anarchici del Ponte della Ghisolfa hanno ricollocato in piazza Fontana la loro targa, completa della dicitura originale. Pertanto ora in quel luogo vi sono due targhe che commemorano Giuseppe Pinelli. L'allora sindaco Albertini ha affermato che chiederà alla giustizia civile di far rimuovere nuovamente la targa degli anarchici, sostenendo che, per decenni è stata tollerata una targa che occupava abusivamente il suolo pubblico. La neo eletta sindaco Letizia Moratti non si è ancora espressa ufficialmente sulla questione.
[modifica] Voci correlate
- Strage di piazza Fontana
- Morte accidentale di un anarchico
- Luigi Calabresi
- Romeo Frezzi
- Andrea Salsedo
- Anarchismo
- Anarchia
[modifica] Collegamenti esterni
- La ballata del Pinelli dal sito di Joe Fallisi
- La Ballata del Pinelli nelle sue diverse versioni da "Canzoni contro la guerra"