Pelleverde
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I Pelleverde o Erbiani sono un popolo immaginario di Fantàsia descritto da Michael Ende nel romanzo La storia infinita. Ne fa parte anche il protagonista Atreiu.
Indice |
[modifica] Descrizione
I Pelleverde, come suggerisce il loro stesso nome, hanno una carnagione olivastra, ovvero - come specifica Ende - "di un verde scuro che dava un po' sul marrone, come le olive". I capelli, di un nero bluastro, vengono lasciati crescere sia dalle donne sia dagli uomini e, spesso, sono raccolti da entrambi in lunghe trecce.
Abituati al freddo e al caldo, così come alle privazioni, i Pelleverde conducono una vita onesta, semplice, dedita alla raccolta e alla caccia con arco e frecce.
Molto particolare è il legame che stringono con le loro grandi prede, i Bufali di Porpora, per i quali nutrono un grande rispetto e una vera e propria venerazione. Ritengono, infatti, di poterli cacciare solo in virtù del fatto che nella lotta il Bufalo di Porpora potrebbe avere la meglio e uccidere uno di loro. Pertanto le loro battute somigliano più a duelli cavallereschi ispirati a lealtà e coraggio. Quando un cacciatore comprende di essersi perduto irrimediabilmente o di aver subito una ferita da cui non è possibile guarire, cerca una grotta in cui rincantucciarsi ed attendere la morte in solitudine.
I Pelleverde non sanno né leggere né scrivere, poiché la loro è una cultura orale. In compenso, riescono a ricostruire con facilità il passato recente partendo da indizi minimi, come le impronte lasciate dai Bufali di Porpora. Ciò costituisce, per loro, una vera e propria lettura, non di lettere ma di tracce. L'altro appellativo di questo popolo (Erbiani) deriva dal territorio in cui esso abita, il Mare Erboso, che offre riparo e nutrimento, oltre a molte occasioni di formare il carattere. Da qui i Pelleverde non si allontanano mai, se non per esplorare le Montagne d'Argento di cui conoscono ogni sentiero.
[modifica] Modelli di riferimento
Com'è facile intuire, la tribù dei Pelleverde ricalca, in molti particolari, quella del Nativi americani. Lo stesso nome, riferito al colore della pelle, è un indizio più che evidente. Come i Pellerossa (intesi nel loro insieme, non popolazione per popolazione), i Pelleverde conducono una vita a stretto contatto con la natura, il che, unito ad una tecnologia quasi primitiva (sebbene estremamente efficiente) consente loro un impatto ecologico minimo sull'habitat del Mare Erboso.
Se i Pellerossa sono déditi alla caccia del bisonte americano, i Pelleverde seguono invece le piste di un animale molto simile, il bufalo, tipico dell'Asia e dell'Africa ma allevato anche in Europa (ovvero il continente nel cui contesto culturale è vissuto Michael Ende). Identica la strategia di caccia: con arco e frecce, con battute che durano 3-4 giorni ed impegnano tutti i maschi considerati adulti. L'uso del cavallo, sconosciuto in origine ai Nativi americani, non è realmente un'eccezione, dal momento che i cavalli furono importati in America dagli Europei e, successivamente, impiegati dalle stesse tribù autoctone.
Anche nell'aspetto i Pelleverde richiamano i Pellerossa, dal colore nero bluastro dei capelli (raccolti per altro in lunghe trecce sia dagli uomini sia dalle donne) all'abbigliamento semplice, in cuoio, che lascia il corpo a torso nudo.
Lo stile di vita, infine, ha vari punti di contatto: le leggende e le saghe cantate e danzate, le riunioni degli anziani attorno al fuoco, gli accampamenti di tende che richiamano il tepee indiano, i segni rituali su fronte e guance per propiziare la caccia.
[modifica] Vita sociale
[modifica] Cacciatori e scopritori di piste
[modifica] Gli anziani
[modifica] Saghe e leggende
[modifica] La caccia
[modifica] Attività connesse alla caccia
Dal punto di vista antropologico, è interessante soffermarsi su tutte quelle attività che la caccia presuppone e, tuttavia, Michael Ende non indugia quasi mai a descrivere, lasciando all'immaginazione del lettore il gusto di ricostruirle. Di certo, i Pelleverde sono déditi alla concia delle pelli, alla fabbricazione delle armi, alla realizzazine di pigmenti colorati. Non sempre, però, è così ovvio il riferimento ad una tecnica precisa o al materiale usato. Quanto segue è, dunque, un tentativo di mettere insieme i pezzi, da quelli più noti a quelli più ignoti. In qualche caso, che verrà opportunamente segnalato, si tratterà per lo più di mere ipotesi congetturali.
[modifica] La fabbricazione delle armi
I Pelleverde, per cacciare, usano arco e frecce presumibilmente di legno. Il che implicherebbe, anche se Ende non lo dice, la presenza di un'attività consolidata e specializzata nella lavorazione di questo materiale. È impossibile, tuttavia, dedurre dal testo di quale legno si tratti, poiché nessun tipo di albero viene mai menzionato nel capitolo dedicato al Mare Erboso e ai luoghi circostanti.
L'unico materiale alternativo, sebbene poco probabile, consisterebbe in lamine di corno sovrapposte. Il corno, infatti, se opportunamente lavorato, è abbastanza flessibile per essere impiegato nella costruzione di un arco (come avviene ad esempio, già nel Medioevo, per l'arco asiatico); tuttavia riesce difficile immaginare una quantità sufficiente senza una conseguente strage di Bufali di Porpora, il che è in contrasto con lo stile di vita dei Pelleverde.
L'uso del legno, per altro, si rende necessario nella fabbricazione delle frecce. Per queste ultime, inoltre, dovrebbe essere prevista una punta in pietra o in metallo (argomento su cui si tornerà nella sottosezione "Pelleverde metallurgici?"). Un dato certo i Pelleverde realizzano la corda dell'arco con il nervo bovino (ricavato in questo caso dai Bufali di Porpora), in linea con la tecnica tradizionale in uso fin dai tempi primitivi. Ne è una conferma l'affermazione di Ende quando, in qualità di narratore, spiega che "tutto ciò che occorreva loro per vivere lo dovevano trarre o dalla dura, fibrosa erba della prateria, oppure lo dovevano ricavare dai Bufali di Porpora".
[modifica] Arte e artigianato
Tra le materie prime a disposizione dei Pelleverde si annoverano, quasi certamente: il legno, la pietra, parti animali, pigmenti. Ognuno di essi, abbondanti nel Mare Erboso è, con ogni probabilità, collegato ad una tecnica di lavorazione, ad una produzione (di sostentamento, non certo a carattere commerciale), sebbene Ende dica poco o nulla al riguardo.
Oltre ad archi e frecce, i Pelleverde realizzano senz'ombra di dubbio altri manufatti. Tra questi ricordiamo quelli legati al vestiario (mantello in primis), brocche per l'acqua (ne viene offerta una a Cairone), strumenti per accendere il fuoco. Non conoscono, invece, l'uso della sella.
Per quanto riguarda le materie prime ricavate dai Bufali di Porpora, di fondamentale importanza è il cuoio che presuppone, dunque, la concia delle pelli. Questi animali, gli unici di grandi dimensioni in tutto il territorio, rivestono quindi per la tribù un'importanza pari a quella del cammello e del dromedario nel deserto: tutto torna utile, nulla va gettato, dalla carne ai nervi alla pelle; forse persino le corna e i denti potrebbero avere un loro utilizzo.
È inoltre possibile che i Pelleverde conoscano una forma elementare di arte. Di certo usano dei pigmenti (Ende parla espressamente del bianco) per dipingersi fronte e guance. Tali pigmenti, ma è solo un'ipotesi, potrebbero anche avere un impiego più complesso: le pitture rupestri. I Pelleverde, infatti, dimostrano di conoscere sia le caverne (dove spesso i cacciatori vanno a morire e, dunque, in quanto tombe) sia le sostanze coloranti. Tuttavia non è automatico che i due elementi siano connessi fra loro.
Un'ultima coriosità riguarda, per l'appunto, la materia prima da cui i Pelleverde ricavano il pigmento bianco. L'ipotesi più plausibile rimanda alle vicine Montagne d'Argento, di certo note e frequentate dagli esploratori della tribù. Da qui si potrebbe ricavare il cosiddetto bianco d'argento, molto usato fin dall'antichità. Un'altra possibilità è l'avorio, ricavato in questo caso dalla dentina contenuta nella dentatura dei Bufali di Porpora.
[modifica] Pelleverde metallurgici?
[modifica] Simbologia
(parte da sviluppare)
[modifica] Voci correlate
La storia infinita di Michael Ende |
I film: La storia infinita di Wolfgang Petersen (1984) | La storia infinita 2 di George Miller (1990) | La storia infinita 3 di Peter MacDonald (1994) |
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