Talidomide
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Talidomide | |
Nome IUPAC | |
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2-(2,6-diosso-3-piperidinil)-1H-isoindol-1,3(2H)-dione | |
Caratteristiche generali | |
Formula bruta o molecolare | C13H10N2O4 |
Massa molecolare (amu) | 258,02 |
Numero CAS | 50-35-1 |
Progetto Chimica - Chemiobox |
La talidomide è un farmaco che fu venduto negli anni '50 e '60 come sedativo, anti-nausea e ipnotico, rivolto in particolar modo alle donne in gravidanza. Venne ritirato dal commercio alla fine del 1961.
Prodotto in forma di racemo, fu ritirato dal commercio in seguito alla scoperta della teratogenicità dovuta ad uno dei suoi enantiomeri, resa tristemente evidente dalla nascita di migliaia di bambini che presentavano amelia (assenza degli arti) o vari gradi di focomelia (riduzione delle ossa lunghe degli arti), generalmente più a carico degli arti superiori che quelli inferiori, e quasi sempre bilaterale, ma di grado differente.
La talidomide fu inventato dalla ditta tedesca Chemie Grünenthal e fu messo in commercio dopo 3 anni di prove su animali. Anche altri paesi, come l'Inghilterra e la Svizzera, dopo aver acquistato la licenza provarono l'innocuità assoluta del farmaco sugli animali.
Nel 1956 Kunz e collaboratori alla Grunenthal effettuarono dei test sulla talidomide in animali non gravidi, con risultati negativi; ma lo studio era di bassissima qualità. Nel 1957 si ebbero i primi casi di tossicità della talidomide, non rilevati al momento ma riscoperti a posteriori dopo il 1961. Nel 1958 Blasiu effettuò uno studio clinico (Medizinische Klinik) su 370 pazienti, 160 dei quali erano madri in allattamento, e concluse dicendo che “non sono stati osservati effetti collaterali né nelle madri né nei bambini”. Nello stesso anno la Grunenthal riprese i risultati dello studio di Blasiu esagerandoli, e mandò una lettera a 40.000 medici dichiarando che Blasiu “ha somministrato la talidomide a molte pazienti del suo dipartimento di ginecologia e nella sua pratica di ostetricia”. Questa dichiarazione suggeriva (irragionevolmente) che la talidomide doveva essere sicura in gravidanza. Nel 1960 Somers effettuò degli studi su animali gravidi che diedero risultati negativi. L’autore ipotizzò però che la forma galenica usata fosse probabilmente poco biodisponibile. Nel 1961 McBride e Lenz resero pubblici i primi casi di anormalità fetali collegabili alla talidomide, riprendendo tra l’altro i dati dimenticati del 1957; in tutto vennero riportati 1500 casi dal 1957 al 1961. McBride provò a ripetere gli effetti teratogeni su animali da laboratorio.
Il 2 dicembre del 1961 la talidomide venne ritirata.
Nel 1962 Somers ripeté l’esperimento del 1960 con una forma più biodisponibile, ed ottenne risultati positivi.
Mentre era in corso il processo penale riguardante la nascita di neonati deformi, la Chemie Grünenthal e vari altri laboratori ripresero le prove su animali, ma tutte le razze impiegate (cani, gatti, topi, ratti e ben 150 specie e sottospecie diversi di conigli) diedero risultati negativi.
Il farmaco agisce come inibitore dell'angiogenesi, ovvero del normale sviluppo dei vasi sanguigni, interferendo con lo sviluppo del feto, specie se assunto durante le prime sette settimane della gravidanza.
La specie umana è risultata essere sensibile alla dose di 1 mg/kg.
L'effetto di inibizione dell'angiogenesi lo rende tuttavia un potenziale candidato come farmaco anti-tumorale. Attualmente è in atto la sperimentazione, con risultati positivi, nella cura del mieloma multiplo, dove viene somministrato in associazione con un cortisonico; non è però privo di effetti collaterali.