Unione Sportiva Alessandria Calcio 1912
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L'Orso, i Grigi | |||
Segni distintivi | |||
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Uniformi di gara
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Colori sociali: | Grigio | ||
Inno: | Orso Grigio Vai |
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Dati societari | |||
Confederazione: | UEFA | ||
Nazione: | Italia | ||
Federazione: | FIGC | ||
Città: | Alessandria | ||
Fondazione: | 1912 | ||
Presidente: | Gianni Bianchi | ||
Palmarès | |||
Scudetti: | 0 | ||
Trofei nazionali: | 1 Coppa Italia di Serie C | ||
Trofei Internazionali: | 0 | ||
Stadio | |||
Giuseppe Moccagatta (8.182 posti) |
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Contatti | |||
Unione Sportiva Alessandria Calcio 1912 SRL Via Bellini, 5 |
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www.alessandriacalcio.it |
L'Unione Sportiva Alessandria Calcio 1912 è la principale società calcistica di Alessandria (provincia di Alessandria).
Fondata nel 1912, ha disputato 13 stagioni in Serie A tra il 1929 e il 1960 e 21 in Serie B (l'ultima nel 1975). Il periodo più fortunato per la squadra è stato quello tra le due guerre, quando con Novara, Pro Vercelli e Casale formava il cosiddetto "quadrilatero piemontese", fucina di grandi campioni e di importanti vittorie.
Attualmente milita nel campionato di Serie D.
[modifica] Storia della società
[modifica] Le prima squadre di calcio ad Alessandria e la nascita del Foot Ball Club
Già sul finire del XIX secolo il calcio era arrivato ad Alessandria: nel 1896 nacque l'Unione Pro Sport Alessandria, seguita nello stesso anno dalle squadre di football delle società ginniche Forza e Concordia, i cui atleti indossavano maglie grigio scure, e Forza e Coraggio dai colori sociali grigio perla-bianco. L'Unione Pro Sport partecipò tra il 1897 e il 1898 ad alcuni tornei amichevoli con le squadre di Torino e Genova. Nel 1898 rifiutò la proposta di far parte della neonata F.I.F. (Federazione Italiana del Football), preferendo rimanere nell'orbita dei tornei organizzati dalla Federazione Italiana di Ginnastica.
Fu nel 1912 che la società sportiva Forza e Coraggio prese l'importante decisione di allestire finalmente una squadra che potesse disputare il Campionato Nazionale. Il 18 febbraio fu fondato il Foot Ball Club Alessandria: le firme dell'atto costitutivo furono quelle di Enrico Badò, Amilcare Savojardo e Alfredo Ratti, che fu nominato primo presidente. Le prime maglie, acquistate dalla Vigor di Torino, erano di seconda mano, bianche e azzurre, a tre grandi strisce verticali. La squadra venne iscritta al Campionato di Promozione del 1912-13, ottenendo subito un posto nella prima categoria del Campionato Nazionale dopo aver battuto la Vigor Torino per 3 a 0 nello spareggio giocato a Novara. Nello stesso anno, il magnate del ciclismo Giovanni Maino regalò ai giocatori undici maglie grigie, come quelle della sua squadra, per il quale correva il grande ciclista Costante Girardengo.
[modifica] I primi Campionati Nazionali e il dopoguerra
Nel 1913 entrò in squadra il giocatore-allenatore inglese George Smith, proveniente dalle file del Genoa: egli si rivelò un grande maestro di calcio e, grazie a lui, esplosero negli Anni Venti campioni come Adolfo Baloncieri e Carlo Carcano, che negli anni Trenta allenò la Juventus dei cinque scudetti consecutivi e che fu il primo giocatore grigio a vestire la maglia della Nazionale. Già nel 1914-15 la squadra piemontese ben figurò, mancando l'ammissione al Girone Finale per due soli punti.
Nel primo dopoguerra l'Alessandria continuò a migliorare le sue prestazioni: nel campionato 1919-20 s'impose nettamente nel girone eliminatorio per fermarsi di fronte al Genoa in semifinale. Nel novembre del 1920, il Foot Ball Club Alessandria si fuse con un'altra squadra cittadina, l'Unione Sportiva Alessandrina, fondata nel 1915: assunse la denominazione di Unione Sportiva e mantenne la maglia grigia. Al termine della stagione 1920-21 il club ottenne la finale per il Nord-Italia dopo un vittorioso spareggio giocato a Milano contro il Modena. Il 10 luglio 1921 si disputò dunque la gara che avrebbe decretato il nome della squadra destinata a disputare la finale nazionale contro il Pisa; l'Alessandria si arrese, a Torino, alla Pro Vercelli in una gara violenta e aspramente contestata dai giocatori grigi che, dopo un grave infortunio occorso a Carlo Carcano, scelsero di ritirarsi per protesta dopo appena un'ora di gioco, sul risultato di 0-4.
Negli anni successivi l'Alessandria continuò a sfoderare ottime prestazioni, senza però mai riuscire a piazzare lo scatto decisivo per la conquista di uno scudetto: il campionato era dominato dalla Pro Vercelli e del Genoa, dal Bologna e delle torinesi.
[modifica] La Coppa CONI e la Serie A
Nel 1927, dopo un deludente campionato al termine del quale la salvezza dalla retrocessione in I Divisione era arrivata solamente dopo una serie di spareggi vinta contro Pisa, Legnano e Novara, arrivò il primo trofeo, vinto con in campo i futuri Campioni del mondo Giovanni Ferrari e Luigi Bertolini: la "Coppa CONI", una sorta di antenata della Coppa Italia, vinta in finale sui cugini del Casale. Nello stesso anno iniziò la costruzione dello stadio "Littorio", intitolato nel 1946 al sindaco di Alessandria e presidente della società Giuseppe Moccagatta; la struttura fu inaugurata due anni dopo, nel 1929, quando la squadra piemontese venne ammessa al primo campionato di Serie A (1929-30): l'esordio nel nuovo campo di gioco, il 6 ottobre 1929, vide i "grigi" battere la Roma. L'Alessandria, terminato il girone d'andata ad un passo dal titolo di Campione d'inverno, concluse al sesto posto, miglior risultato di sempre, eguagliato nel 1931-32.
Nel 1936 la squadra raggiunse, dopo aver battuto Cremonese, Modena, Lazio e Milan, la finale di Coppa Italia, giocata a Genova l'11 giugno 1936 e persa per 5-1 contro il Torino. Nell'estate del '36 fu la Lazio, che dopo aver già soffiato Piola alla Pro Vercelli era allora in procinto di allestire una squadra che potesse vincere lo scudetto, a offrire alla squadra grigia la considerevole cifra di 400.000 lire per i tre promettenti centrocampisti Busani, Riccardi e Milano: i dirigenti grigi accettarono, ma la squadra non fu più all'altezza delle aspettative e crollò per la prima volta in Serie B al termine del campionato 1936-37.
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[modifica] La Serie B e il secondo dopoguerra
La prima stagione tra i cadetti terminò con una nuova delusione: dopo aver guidato la classifica per gran parte del torneo, la squadra grigia si bloccò nel finale, venendo raggiunta dal Modena e dal Novara: fu proprio la squadra azzurra a completare la rimonta,espugnando Alessandria all'ultima giornata, il 5 giugno 1938. Neanche gli spareggi, disputati a Milano e a Torino, risollevarono le sorti della formazione grigia, che perse entrambe le partite rendendo inutile la gara tra le altre due contendenti, che passarono direttamente in Serie A. A partire da quel momento, l'Alessandria non riuscì più a inserirsi in modo concreto nella lotta per la promozione prima del dopoguerra.
Nella stagione 1945-46 l'Alessandria partecipò al campionato di Promozione, un torneo a cui presero parte squadre di Serie B e C dell'Italia Settentrionale, disputato in un clima molto teso a causa delle intemperanze dei tifosi: fu in quel periodo che si riaccese quel campanilismo che il Fascismo aveva tentato in ogni modo di sopire per riunire il popolo sotto l'unico vessillo italiano. Alcuni incidenti, oltre che a Biella e Busto Arsizio, ci furono anche ad Alessandria, quando il 3 febbraio 1946, al termine della gara casalinga persa per 2 a 3 contro il Piacenza, la polizia fu costretta a chiamare due autoblinde per sedare le intemperanze della tifoseria alessandrina, che si era scagliata contro il direttore di gara. L'Alessandria, comunque, vinse nettamente sia il girone eliminatorio che quello finale, riottenendo così un posto in Serie A per la stagione 1946-47, quella del ritorno al girone unico. Sul finire degli anni Quaranta e nel corso dei primi anni anni Cinquanta, però, a qualche stagione in massima serie si alternarono anni di Serie cadetta e, dopo la sfortunata retrocessione del 1950, i primi campionati in C. Proprio negli anni '40, l'Alessandria fu protagonista di un episodio curioso quando, prima di una partita contro il Venezia, l'arbitro ordinò a una delle due squadre di cambiare divisa, poiché, a suo parere, la maglia grigia non si distingueva da quella nera degli avversari. Dopo la gara, la FIGC chiese all'arbitro di sottoporsi a una visita oculistica, dalla quale risultò daltonico. La visita divenne allora obbligatoria per tutti gli arbitri. Sempre in questi anni, il club lanciò il giovane talento Gino Armano, che si fece strada nelle file dell'Inter.
[modifica] Le ultime stagioni in Serie A e il declino
I grigi ritornarono in Serie A al termine del combattuto campionato 1956-57, dopo una rincorsa sul Catania conclusa positivamente e dopo uno spareggio giocato a Milano e vinto dopo i tempi supplementari contro il Brescia. Nel 1959 esordì in massima serie con la maglia dell'Alessandria un altro giovanissimo campione, Gianni Rivera, che l'anno dopo vestì, appena sedicenne, la maglia da titolare. Da incorniciare uno spettacolare gol segnato al Napoli e preceduto da un rapido slalom tra i difensori partenopei: dopo la rete, l'allenatore e pigmalione Franco Pedroni si mise a piangere. Ma proprio quella rimase l'ultima stagione nella massima categoria per l'Alessandria, che ritornò in Serie B al termine del campionato, dopo tre stagioni. Ancora una volta, al ritorno in Serie B non seguì un'immediata riscossa ma, nonostante la vena realizzativa dei capocannonieri dei campionati 1960-61 e 1961-62 Giovanni Fanello e Renzo Cappellaro, la squadra non andò oltre posizioni di centro-classifica. Nel 1967, l'Alessandria cadde in Serie C.
In occasione dell'800° anniversario dalla fondazione di Alessandria, nel 1968, la società invitò la squadra brasiliana del Santos a disputare una gara amichevole allo Stadio Moccagatta. L'incontro venne disputato il 12 giugno e fu vinto dai sudamericani per 2-0: tra i gol, quello di Pelé, che uscì dallo stadio indossando la maglia numero 10 dell'Alessandria, tra i tifosi in visibilio.
Nei primi anni Settanta, l'Alessandria fallì per tre volte consecutive la promozione in Serie B in modo rocambolesco. Si consolò, comunque, vincendo la prima edizione della Coppa Italia Semiprofessionisti, nel 1973, quando sconfisse nella finale di Roma l'Avellino. La promozione tra i cadetti arrivò, finalmente, vincendo la Serie C 1973-74.
[modifica] L'ultimo trentennio: la Serie C, il fallimento e la rinascita
La permanenza in seconda serie durò però un solo anno e, a quindici anni dall'addio alla Serie A, sfuggì anche la Serie B: nonostante un buon inizio (all'esordio i grigi espugnarono il campo di un Como destinato alla Serie A), uno spareggio-thriller disputato ancora a "San Siro" e perso contro la Reggiana per 2-1 costò il ritorno in Serie C. A partire da quel momento, i grigi diventarono una presenza fissa in Serie C per quasi trent'anni. Per la stagione 1986-87 la squadra, colpita da gravi problemi societari, fu sostenuta per un certo periodo del campionato di Serie C2 dall'allora presidente della Massese Bertoneri: l'impegno di quest'ultimo non bastò al club e i grigi retrocessero per la prima volta in Interregionale. Ripescati successivamente per la rinuncia del Montebelluna, furono acquistati nell'estate successiva dall'industriale valenzano Gino Amisano, che legò così il suo nome al club per quindici anni. Continuò dunque l'epopea dei grigi in Serie C1 e C2, fino al 2003 quando la società, dopo anni di delusioni sportive e di tribolati passaggi di proprietà che coinvolsero anche il patron del Livorno ed ex-presidente del Genoa Spinelli, retrocesse tra i Dilettanti prima di fallire il 18 agosto del 2003 per inadempienze economiche.
Dalle ceneri nacque inizialmente una nuova società, la Nuova Alessandria, che ripartì dall'Eccellenza Regionale. Nel 2005, con l'acquisto del marchio originale da parte di una cordata d'imprenditori alessandrini, i "grigi" risalirono con facilità nel campionato di Serie D, competizione nella quale militano attualmente.
[modifica] La maglia
Nei mesi successivi alla fondazione, le maglie indossate dall'Alessandria furono bianche ed azzurre, a tre grande strisce verticali. Quelle divise erano già state utilizzate più volte dalla Vigor, squadra torinese attiva già dal 1908, ed erano state acquistate a poco prezzo dalla neonata società alessandrina. In realtà, i dirigenti avevano già messo gli occhi sulle maglie di colore grigio indossate dai ciclisti della Cicli Maino (fondata nel 1896, fu la quarta industria ciclistica in Italia e la prima a non aver sede a Milano), che ricordavano quelle della società sportiva Forza e Coraggio, per iniziativa della quale era nato il club calcistico. La richiesta fu formalizzata una sera, in un'osteria della città e fu lo stesso presidente Giovanni Maino ad accettare di omaggiare l'allora FBC con una nuova dotazione di maglie grigie. Il nuovo colore rimase anche dopo la fusione, avvenuta nel 1920, con l'Unione Sportiva Alessandrina, una società nata nel 1915.
Dagli anni Cinquanta in poi, la maglia dell'Alessandria fu più volte ridisegnata e al grigio furono abbinati diversi colori. In particolare, ai tempi dell'ultime stagioni in Serie A, venne adottata una maglia grigia con colletto, pantaloncini e calzettoni blu; successivamente, negli anni '70-'80, i pantaloncini divennero neri, come quelli delle origini, mentre il colletto, per un breve periodo, venne tramutato in rosso. Per parte degli anni '80, inoltre, lo stemma fu ingrandito e spostato al centro della maglia. Per tutto l'ultimo decennio del XX secolo, infine, vennero mantenute la maglia grigia e i calzoncini neri.
Dopo il fallimento della squadra, avvenuto nel 2003, nacque una società chiamata Nuova Alessandria: questa indossò, nel corso del Campionato di Eccellenza 2003-04, una maglia divisa verticalmente a metà, colorata per una parte di bianco e per l'altra di grigio. Dopo la riacquisizione del marchio e dei trofei, nel 2004, ritornò l'Unione Sportiva, con la tradizionale maglia grigia. Per la stagione 2006-07 si è scelto di riadottare lo stile della divisa utilizzata negli anni Cinquanta, con calzoncini e calzettoni blu.
[modifica] Giocatori celebri
- Adolfo Baloncieri
- Giovanni Ferrari
- Renato Cattaneo
- Luigi Bertolini
- Pietro Rava
- Francisco Ramón Lojacono
- Felice Borel
- Riza Lushta
- Gino Armano
- Giulio Savoini
- Benito Lorenzi
- Gianni Rivera
- Giovanni Fanello
- Renzo Cappellaro
- Dino Galparoli
- Pierpaolo Scarrone
- Giancarlo Camolese
- Angelo Gregucci
- Franco Marescalco
- Massimo Carrera
- Valerio Bertotto
- Enrico Fantini
- Jonathan Bachini
- Roberto Murgita
[modifica] Rosa 2006-07
Portieri | |
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Gianluca Binello |
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Emiliano Campana |
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Federico Lucarno |
Difensori | |
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Damiano Cesari |
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Gianluca Giurato |
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Antonio Grillo |
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Christian Marcat |
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Giulio Ponte |
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Maurizio Ragnoli |
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Gabriele Rodighiero |
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Luca Todesco |
Centrocampisti | |
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Fabiano Aliotta |
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Ivano Della Morte |
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Vincenzo Friso |
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Basty Kyieremateng |
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Alessandro Manetti |
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Giovanni Taormina |
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Damiano Viscomi |
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Francesco Zamirri |
Attaccanti | |
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Enrico Belmonte |
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Fabio Lorieri |
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Mario Marantino |
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Orazio Millesi |
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Marco Montante |
Allenatore | |
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Felice Tufano |
[modifica] I campionati
[modifica] Cronistoria
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[modifica] Record di squadra
[modifica] Collegamenti esterniCampionato di Serie D (Stagione 2006-2007)
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