Salvatore Cuffaro
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Data di nascita: | 21 Febbraio 1958 |
Luogo di nascita: | Raffadeli (AG) |
Professione: | Politico. |
Incarico: | Presidente della regione Sicilia |
Partito: | UDC |
Coalizione: | Casa delle Libertà |
Mandato: | 2006 - 2011 |
Predecessore: | Vincenzo Leanza |
Successore: |
Salvatore Cuffaro (o Totò Cuffaro) (Raffadali, Agrigento, 21 febbraio 1958), è un uomo politico siciliano, divenuto per due volte presidente della Regione Sicilia.
Indice |
[modifica] Note biografiche
Alle medie e alle superiori ha studiato presso i Salesiani del collegio "Don Bosco Sampolo" di Palermo. Negli anni '80 si è laureato in medicina e chirurgia, ed ha fatto parte del Consiglio di Facoltà e del Consiglio di amministrazione dell'Università di Palermo in rappresentanza degli studenti. Dopo aver ottenuto la specializzazione in radiologia, ha partecipato alla fondazione del "Centro siciliano Don Luigi Sturzo".
[modifica] Politica
Da studente ha aderito alla Democrazia Cristiana, di cui è stato delegato regionale del movimento giovanile e dirigente organizzativo in Sicilia. Nel 1980 è stato eletto consigliere comunale di Raffadali, dove ha rivestito il ruolo di capogruppo. In seguito ha continuato la sua attività politica locale a Palermo, nuovamente eletto consigliere comunale.
Nel 1994, con una buona affermazione personale (79.970 voti di preferenza su 287.166 della lista), diviene deputato del collegio di Palermo all'Assemblea Regionale Siciliana. In questa legislatura è stato componente della Commissione attività produttive e vice presidente della Commissione regionale antimafia.
Con l'uscita di scena di Calogero Mannino per problemi giudiziari (accusato di aver stretto un patto con la Mafia), Cuffaro, da sempre vicino alle sue posizioni politiche, gli subentra in ruoli di primo piano nel partito in Sicilia. Viene rieletto nel 1996 deputato all'Assemblea regionale siciliana (15.988 voti di preferenza su 61.367) nella lista dei Cristiani Democratici Uniti (CDU), il partito di Rocco Buttiglione, nato dopo la scissione avvenuta nel Partito Popolare Italiano, il partito che riprese l'eredità della Democrazia Cristiana. Nella legislatura ha rivestito la carica di assessore per l'agricoltura e le foreste nei governi regionali dal 50° al 54°.
Il 17 luglio 2001, come candidato presidente della coalizione di centrodestra, nella prima elezione diretta del presidente del governo regionale, è risultato eletto con il 59% dei voti, battendo altri due candidati accomunati dalla comune provenienza democristiana: Leoluca Orlando (37%) e Sergio D'Antoni (4%).
Gli viene affidato l'incarico di Commissario straordinario per l'emergenza idrica e di Commissario delegato per l'emergenza rifiuti, questo gli permette di occuparsi della riorganizzazione del sistema acquedottistico e della predisposizione del piano energetico.
Con il CDU ha partecipato alla fondazione dell'Unione dei Democratici Cristiani e Democratici di Centro (UDC), che ha unito a livello nazionale partiti che si richiamano alla Democrazia Cristiana e che sono favorevoli a un'alleanza all'interno della coalizione di Silvio Berlusconi.
Eletto nell'Elezioni europee del 2004 come capolista dell'UDC nella circoscrizione isole, ha rinunciato al seggio a favore del primo dei non eletti.
Nel 2005 è stato nominato vice-segretario nazionale dell'UDC, quando Lorenzo Cesa è subentrato a Marco Follini nella carica di segretario nazionale.
Candidato alle elezioni politiche del 2006, è stato eletto senatore come capolista dell'UDC nella regione Sicilia, ma lascia l'incarico dopo la sua rielezione a presidente della Regione (28 maggio 2006), come candidato del centrodestra, battendo Rita Borsellino, sua principale avversaria, con il 53% contro il 41,6%.
[modifica] Procedimenti giudiziari
Durante la sua prima presidenza alla Regione Sicilia Cuffaro è entrato, insieme ad altri, nel registro degli indagati per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa nell'ambito dell'inchiesta sui rapporti tra il clan di Brancaccio e ambienti della politica locale. [1] Con gli elementi raccolti, gli inquirenti ritengono che, attraverso l' intermediario Miceli (precedentemente assessore UDC al Comune di Palermo, legato a Cuffaro) e grazie alle talpe presenti nella Direzione distrettuale antimafia di Palermo, Cuffaro abbia informato Giuseppe Guttadauro, boss mafioso ma anche collega medico di Miceli all'Ospedale Civico di Palermo, e, grazie ad altri contatti, personalmente, Michele Aiello, il più importante imprenditore siciliano, indagato per associazione mafiosa, di notizie riservate legate alle indagini in corso che li vede coinvolti. Nel settembre del 2005, Cuffaro per questi fatti, negati dall'interessato, è stato rinviato a giudizio per favoreggiamento aggravato alla Mafia e rivelazione di notizie coperte da segreto istruttorio. Secondo il GUP è accertato che abbia fornito all'imprenditore Aiello informazioni fondamentali per sviare le indagini[2], grazie a una fonte non ancora nota, incontrandolo da solo in circostanze sospette, riferendo che le due talpe che gli fornivano informazioni sulle indagini che lo riguardavano erano state scoperte. Nell'incontro, anche una discussione riguardante l'approvazione del tariffario regionale da applicarsi alle società di diagnosi medica posseduta dall'imprenditore. Aiello ha ammesso entrambi i fatti, Cuffaro afferma soltanto che si sia discusso delle tariffe. Il GUP ipotizza che il mafioso Guttadauro sia venuto a conoscenza da Cuffaro delle microspie, in funzione del suo rapporto con Aiello, sempre per via del contatto con i due marescialli corrotti vicine ai luoghi d'indagine, uno dei quali è stato l'autore del piazzamento delle microspie.
Al vaglio del processo rientrano altri supposti rapporti con la Mafia. Nel 1991, Cuffaro incontrò Angelo Siino, che allora però era solo un consigliere comunale democristiano, a casa sua e ne chiese i voti. La difesa, sostiene nel processo, è che ciò sia dovuto al fatto che l'accusato ignorava il ruolo assunto, di particolare rilievo, negli affari mafiosi, e che ne abbia chiesto il soccorso come semplice imprenditore, con alle dipendenze molti operai.
Secondo una perizia ordinata dal tribunale nel corso del processo a Miceli, nei momenti in cui si è scoperta a casa di Guttadauro la microspia, sarebbero state confermate le testimonianze secondo le quali la moglie del boss mafioso ha dato merito a Totò Cuffaro del ritrovamento. [3]
[modifica] Il caso dei volantini elettorali
Nell'aprile del 2006, nel corso delle perquisizioni successive all'arresto di Bernardo Provenzano sono stati rinvenuti all'interno di un edificio adiacente al covo, in un barattolo, dei volantini elettorali di Cuffaro per le elezioni politiche del 2006 al Senato come candidato dell'UDC, insieme ad altri di Nicolò Nicolosi, sindaco di Corleone, candidato per il Patto per la Sicilia. Di questo particolare i giornali e le televisioni hanno dato ampiamente notizia. [4] [5]
Cuffaro, commentando le foto che ne documentano il ritrovamento, ha affermato di essere vittima di una "congiura": la disposizione artificiosa dei volantini accanto ad un lavandino, ad opera di un giornalista, ha prodotto una polemica conclusasi con il chiarimento dello stesso giornalista, che si è affrettato a spiegare di persona all'interessato: «Presidente, sono stato io a trovare quei volantini arrotolati in un portapenne e metterli accanto al lavabo per farli fotografare». [6] Cuffaro, anche in seguito al chiarimento, ha però deprecato il fatto che ad un giornalista, solo poche ore dopo la cattura di Provenzano, sia stato permesso di entrare nella masseria alterando a proprio piacimento lo stato dei luoghi.
[modifica] Curiosità
Nel 1991 Cuffaro, all'epoca consigliere comunale, intervenne ad una puntata speciale della trasmissione televisiva Samarcanda condotta da Michele Santoro in collegamento con il Maurizio Costanzo Show e dedicata alla commemorazione di Libero Grassi, l'imprenditore ucciso dalla mafia.
In quella occasione, Cuffaro - presente tra il pubblico - si scagliò con veemenza contro conduttori ed intervistati, sostenendo come le iniziative portate avanti fossero degne dell'attività mafiosa tanto criticata e comunque lesive della dignità della Sicilia.
In sala erano presenti Giovanni Falcone e Rita Dalla Chiesa, figlia del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, che insieme ad altri ospiti criticarono l'intervento di Cuffaro (Video).
[modifica] Note
- ↑ Informazione di garanzia a Cuffaro indagato per mafia, «La Repubblica», 26 giugno 2003
- ↑ «È accertato che l´onorevole Cuffaro ha fornito ad Aiello informazioni fondamentali. Fondamentali poiché attinenti proprio al sistema di intelligence predisposto dall´Aiello» (come citato in «La Repubblica», 12 dicembre 2005, 27)
- ↑ cfr. La Repubblica Parlermo, 22 giugno 2006
- ↑ Corriere: l'arresto di Provenzano
- ↑ Adnkronos: elezioni regionali siciliane
- ↑ Corriere della Sera: Cuffaro e i volantini nel covo: «Congiura»
[modifica] Altri progetti
- Wikiquote contiene citazioni di o su Salvatore Cuffaro
[modifica] Collegamenti esterni
- Sito personale
- Schede di attività all'Assemblea Regionale Siciliana: XI, XII, XIII
- Organigramma UDC
- Articolo di Diario di Gianni Barbacetto e Alessio Gervasi, 30 aprile 2004
- Video:Cuffaro polemizza al Costanzo-Samarcanda (presente anche Falcone)
- Scheda personale al Senato
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Vincenzo Leanza | 17 luglio 2001 - |
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